In una recente intervista, il tennista romano ha rivissuto i momenti concitati del Challenger di Bangkok ad inizio stagione
Un match trasformatosi in incubo
“Ad un certo punto ho pensato di morire, ero in camera e avevo i crampi in tutti i muscoli del corpo”.
Facciamo un passo indietro. Secondo torneo dell’anno, Challenger di Bangkok: Gian Marco Moroni all’esordio affronta Wishaya Trongcharoenchaikul, tennista di casa classe ‘95 in gara grazie ad una wild card concessagli dagli organizzatori. Un match sulla carta piuttosto impari, se considerati unicamente i valori tennistici dei due contendenti: se ‘Jimbo’ aveva già ottenuto ottimi risultati a livello Challenger – tra cui due finali – e assaggiato il sapore di un main draw Atp, lo stesso non si poteva dire del giocatore thailandese. Best ranking al numero 395 della classifica mondiale, pochissime apparizioni nel tennis professionistico e appena 11 vittorie nel circuito cadetto – per lo più ottenute nel suo paese natale – a fronte di 8 di sconfitte. Insomma, una di quelle partite da vincere senza appello. Eppure, nel tennis più che in altri sport, le incognite sono molteplici e le variabili ancor di più.
“Crampi anche al collo, sensazione tremenda”
35 gradi, caldo asfissiante ed umidità sopra al 90%. Condizioni di gioco al limite del praticabile, che hanno costretto al ritiro diversi giocatori impegnati quella settimana a Bangkok. Un match sulla carta agevole si trasforma ben presto in un vero e proprio incubo per Moroni: dopo aver vinto un primo parziale lottato col punteggio di 7-5, l’azzurro cede al tie-break un secondo set che sfiorerà l’ora e 20 di gioco. Il caldo aumenta, il cemento si infiamma sempre più e le energie del tennista romano diminuiscono col passare dei minuti. Ben presto si rende necessario l’intervento di un Medical Time Out: “All’inizio del terzo set ho cominciato ad avere crampi su tutto il corpo – ha dichiarato Moroni in una recente intervista – è stata una sensazione tremenda, mai provata prima una cosa del genere. Il mio avversario è stato molto gentile, mi ha aiutato a ‘strechare’ ma è servito a poco”. Ora ci ride e ci scherza, com’è naturale che sia, ma gli attimi vissuti nel piccolo resort thailandese che ospitava il torneo sono stati a dir poco concitati: “Sono dovuto uscire in barella. Ero completamente bloccato. Dopo essermi ritirato mi hanno portato in camera, ad un certo punto ho pensato di morire: ho avuto crampi fortissimi alle braccia, alle gambe, sul torace, perfino sul collo”. Mentre l’ambulanza era pronta a trasportare il tennista romano nell’ospedale più vicino, “grazie all’aiuto di diversi infermieri e del mio coach ho cominciato a stare meglio, mi hanno applicato il ghiaccio e mi sono rilassato dopo diversi minuti. Non é stato necessario il trasporto in ospedale, ma è stata un’esperienza orrenda”. Spesso dietro ad un semplice livescore si celano storie che conoscono solo i protagonisti in questione, problemi di vario tipo che possono attanagliare anche i migliori professionisti. Per la cronaca, dopo aver sfruttato il ritiro di Moroni, Trongcharoenchaikul si è concesso il lusso di estromettere anche Roberto Marcora, prima di arrendersi in ottavi a Roman Safiullin.