La settimana di tennis canadese ha offerto un Kid ritrovato, ringalluzzito: non c’è logorio, non c’è età, non c’è delusione che possa affossare il talento del signor Agassi, nonostante un 2005 molto duro e una giovane concorrenza divenuta quasi ingiocabile per chi è nato nel 1970. L’assenza del numero uno, la precoce sconfitta di Roddick e il ritiro di Hewitt hanno agevolato Andre nel suo cammino verso la finale, segnato da vittorie tutto sommato facili su Kiefer, Gaudio e sull’altro "vecio" Greg Rusedski, che mai ha avuto il gioco per mettere in ambasce l’ex capellone. Il pubblico avrebbe voluto Andre, invece la finale è stata di Rafael: se possibile ulteriormente ingrossato nei bicipiti, lo spagnolo tutto corsa e botte da fondo ha sorpreso Andreino servendo bene, rischiando coraggiosamente da fondo e sfruttando la maggior freschezza atletica. Un set per parte e poi, nella frazione decisiva, non c’è più stata partita. Fisicamente Nadal è l’indiscusso numero uno, e i suoi colpi fanno male anche sugli hard court: un messaggio che Roger, Lleyton e Andy faranno bene a recepire in vista dello Slam di Flushing Meadows. L’iberico ha portato a casa, con questo successo, il nono titolo stagionale, avvicinando Federer in Champions Race e lanciando la sfida per la leadership di fine anno: "Ma voglio concentrarmi solo settimana per settimana, a questa fantastica stagione voglio pensare solo quando sarà finita". La maturità di Nadal non è solo nei muscoli che spuntano fuori dalla canotta. (f.f.)
Montreal: a Nadal la sfida delle generazioni
Rafael
Nadal fa paura anche sul cemento. Il fenomenale ragazzino, già
re incontrastato
della terra rossa, ha impedito ad Andre Agassi di far sua la diciottesima
corona in un Masters Series e si candida, con questo successo, al titolo
vacante degli US Open (Federer permettendo).
La settimana di tennis canadese ha offerto
un Kid ritrovato, ringalluzzito: non c’è logorio, non c’è
età, non c’è
delusione che possa affossare il talento del signor Agassi,
Rafael
Nadal fa paura anche sul cemento. Il fenomenale ragazzino, già
re incontrastato
della terra rossa, ha impedito ad Andre Agassi di far sua la diciottesima
corona in un Masters Series e si candida, con questo successo, al titolo
vacante degli US Open (Federer permettendo).
La settimana di tennis canadese ha offerto un Kid ritrovato, ringalluzzito: non c’è logorio, non c’è età, non c’è delusione che possa affossare il talento del signor Agassi, nonostante un 2005 molto duro e una giovane concorrenza divenuta quasi ingiocabile per chi è nato nel 1970. L’assenza del numero uno, la precoce sconfitta di Roddick e il ritiro di Hewitt hanno agevolato Andre nel suo cammino verso la finale, segnato da vittorie tutto sommato facili su Kiefer, Gaudio e sull’altro "vecio" Greg Rusedski, che mai ha avuto il gioco per mettere in ambasce l’ex capellone. Il pubblico avrebbe voluto Andre, invece la finale è stata di Rafael: se possibile ulteriormente ingrossato nei bicipiti, lo spagnolo tutto corsa e botte da fondo ha sorpreso Andreino servendo bene, rischiando coraggiosamente da fondo e sfruttando la maggior freschezza atletica. Un set per parte e poi, nella frazione decisiva, non c’è più stata partita. Fisicamente Nadal è l’indiscusso numero uno, e i suoi colpi fanno male anche sugli hard court: un messaggio che Roger, Lleyton e Andy faranno bene a recepire in vista dello Slam di Flushing Meadows. L’iberico ha portato a casa, con questo successo, il nono titolo stagionale, avvicinando Federer in Champions Race e lanciando la sfida per la leadership di fine anno: "Ma voglio concentrarmi solo settimana per settimana, a questa fantastica stagione voglio pensare solo quando sarà finita". La maturità di Nadal non è solo nei muscoli che spuntano fuori dalla canotta. (f.f.)
La settimana di tennis canadese ha offerto un Kid ritrovato, ringalluzzito: non c’è logorio, non c’è età, non c’è delusione che possa affossare il talento del signor Agassi, nonostante un 2005 molto duro e una giovane concorrenza divenuta quasi ingiocabile per chi è nato nel 1970. L’assenza del numero uno, la precoce sconfitta di Roddick e il ritiro di Hewitt hanno agevolato Andre nel suo cammino verso la finale, segnato da vittorie tutto sommato facili su Kiefer, Gaudio e sull’altro "vecio" Greg Rusedski, che mai ha avuto il gioco per mettere in ambasce l’ex capellone. Il pubblico avrebbe voluto Andre, invece la finale è stata di Rafael: se possibile ulteriormente ingrossato nei bicipiti, lo spagnolo tutto corsa e botte da fondo ha sorpreso Andreino servendo bene, rischiando coraggiosamente da fondo e sfruttando la maggior freschezza atletica. Un set per parte e poi, nella frazione decisiva, non c’è più stata partita. Fisicamente Nadal è l’indiscusso numero uno, e i suoi colpi fanno male anche sugli hard court: un messaggio che Roger, Lleyton e Andy faranno bene a recepire in vista dello Slam di Flushing Meadows. L’iberico ha portato a casa, con questo successo, il nono titolo stagionale, avvicinando Federer in Champions Race e lanciando la sfida per la leadership di fine anno: "Ma voglio concentrarmi solo settimana per settimana, a questa fantastica stagione voglio pensare solo quando sarà finita". La maturità di Nadal non è solo nei muscoli che spuntano fuori dalla canotta. (f.f.)