10 storie dal Country Club. Dalla settimana perfetta di Nadal ai disastri di Murray e Young. Non solo giocatori, e anche due menzioni extra per Djokovic e gli italiani.


Gilles Simon ha riportato la Francia in semifinale dopo 7 anni

Di Riccardo Bisti – 24 aprile 2012


Ripercorriamo in 10 scatti (anzi, in 12) quel che ci ha lasciato il Masters 1000 di Monte Carlo. Non è stato un grande torneo, ma il fascino del Principato è sempre il solito. E le storie da raccontare non mancano mai.
 

TOP

 
RAFAEL NADAL
Per lui parlano le cifre. Ottavo titolo consecutivo, frutto di 42 vittorie, come mai nessuno nell’Era Open. E’ stata una settimana perfetta, anche se il tabellone era un'autostrada. Nieminen, Kukushkin, Wawrinka e Simon se li mangia a colazione. In finale ha pescato un Djokovic a mezzo servizio, ma è stato bravo a soffocarlo. Provateci voi, a dare 6-3 6-1 al numero 1 del mondo dopo averci perso sette volte di fila. Rafa ha servito bene e ha alzato la traiettoria dei suoi colpi: due piccole migliorie che hanno fatto la differenza e che lo aiuteranno a Roma e Parigi (Madrid farà storia a sé). Nadal è stato bravo a trovare la condizione durante il torneo, come accade ai grandi campioni. Si era presentato a Monte Carlo pieno di incertezze, le ha spazzate via a suon di vittorie. Salvo imprevisti, vincerà a Barcellona e si presenterà gonfio di fiducia alla fase caldissima della stagione. E poi il suo Real Madrid ha espugnato il Camp Nou di Barcellona…
 
GILLES SIMON
Troppo simpatico. Lo vedi e capisci che è francese, il che di solito ispira antipatia. Lui è l’esatto contrario. In tutta la carriera, non aveva mai sconfitto un top 10 dopo l’altro. Ci è riuscito a Monte Carlo, battendo Tipsarevic e Tsonga. I francesi non avevano un semifinalista al Country Club dal 2005, e per una notte hanno sperato che potesse ripetere l’impresa del 2008, quando strozzò in gola l’urlo a 12.000 madrileni battendo Nadal 7-6 al terzo dopo oltre 3 ore. Sulla terra di Casa Nadal non c’è stato niente da fare, ma ha evitato di essere travolto. Si è fatto perdonare per la sconfitta contro Isner in Coppa Davis. Al Roland Garros il miglior francese potrebbe essere lui.
 
KEI NISHIKORI
Finisce tra i top grazie alla menzione di Massimo Garlando, che ha notato la sua grande disponibilità con i fans. Ma i giapponesi sono così, lo sappiamo. Però l’umanità di Nishikori vale doppio, perché quando è a casa non può addentare un po’ di sushi senza essere assaltato da media e tifosi. In Europa potrebbe starsene tranquillo, invece si dedica amabilmente ai bambini. Sul campo mostra che gli insegnamenti dell’argentino Dante Bottini sono serviti a qualcosa. Muscoli, testa e topspin. Vince un paio di buone partite e lotta bene contro Tomas Berdych. Fosse più alto sarebbe già tra i primi 10, ma in qualche modo ci arriverà. Per ora è difficile immaginarlo ancora più in alto.
 
IL PUBBLICO
Ancora una volta, Monte Carlo fa registrare il record. 127.000 spettatori (2.000 in più rispetto al 2011) sono un’enormità, anche perché il circolo è un po’ piccolo per un torneo di questo livello. E poi le tribune sul campo centrale non garantiscono una visione ottimale. Però la gente continua ad andarci, soprattutto dall’Italia. Pullman, auto private, scuole tennis in gita…i vialetti del Country Club si colorano di vita e mandano una gioiosa risposta a chi pensa che il tennis sia in crisi. I 270 palchi erano esauriti già a febbraio. Ci si domanda quanta gente ci sarebbe se ci fosse più spazio. Zeljko Franulovic mette le mani avanti: “Se il torneo crescesse troppo perderebbe le sue peculiarità”. Traduzione: Monte Carlo ve lo dovete prendere così com’è anche per i prossimi anni. Tra prendere e lasciare, ci teniamo volentieri la prima.
 
ROBIN HAASE
A inizio settimana si era parlato di lui per le lamentele sul torneo di Casablanca. Aveva descritto gli spogliatoi come una discarica abusiva, scatenando un incidente diplomatico in seno all’ATP. A Monte Carlo non ci sono certo problemi di igiene, e lui si è esaltato. Ha avuto un pizzico di fortuna contro Juan Monaco, ma poi ha battuto Fognini e Bellucci prima di giocare un buon primo set contro Djokovic. Coetaneo di “Nole” e Murray, sembrava in grado di diventare un giocatore importante, ma un grave infortunio lo ha bloccato per oltre un anno. E’ ancora in tempo per costruirsi una bella carriera. Intanto è già numero 45 ATP, a un tiro di schioppo dal suo best ranking (40).


  FLOP

 
DONALD YOUNG

Apprezzabile il tentativo di giocarsela sulla terra europea anziché restare negli Stati Uniti, ma i risultati sono da buttare. A Casablanca aveva perso contro Benoit Paire, a Monte Carlo ha raccolto appena un game contro Paul Henri Mathieu. Doveva essere il salvatore della patria americana, ma la pelle nera e le lenti a contatto colorate avevano creato un personaggio ben oltre le reali capacità. Che sono buone, per carità, ma non sufficienti a diventare un campione. E’ ancora giovane, ma è difficile non associare il suo nome alla parola “bluff”. Però è stato numero 38 ATP appena due mesi fa e può togliersi qualche soddisfazione. Di certo non sulla terra battuta. I forfait di Ljubicic e Soderling gli hanno permesso di entrare in tabellone a Roma. Al Foro Italico saranno in tanti ad augurarsi di trovarlo al primo turno.
 
DODIG-LJUBICIC
Il flop non è per il match, che comunque è stato un triste commiato per “Ljubo”, battuto 6-0 6-3 dal connazionale. Spiace che sia stato collocato di domenica, con poco pubblico e quando non c'erano ancora le telecamere. Un tennista (e un uomo) della caratura di Ljubicic avrebbe meritato di più, ma hanno preferito togliersi subito il “bubbone”. L’addio dell’ex numero 3 ATP sarebbe stato benissimo lunedì, quando il programma faceva pietà. Ma Ivan è troppo intelligente per prendersela, ha fatto buon viso a cattivo gioco, si è goduto la piccola cerimonia in suo onore (c’era anche Brad Drewett, CEO ATP) e durante la settimana si è anche concesso una scampagnata in cabina di commento Sky.
 
LE CAVIGLIE DI MONACO E BENNETEAU
Incredibile: due giocatori in gran forma si sono autoeliminati con due incidenti pressochè identici, nella stessa zona del campo. L’argentino era reduce dalla vittoria a Houston e puntava forte ai top 10 prima di impuntarsi sulla terra monegasca. Spera di farcela per il Roland Garros. E’ andata peggio a Benneteau, che stava lottando alla pari contro Murray. Dopo la storta, si è fatto male anche al polso nel tentativo di attutire la caduta. Rischia di saltare le Olimpiadi, uno dei suoi obiettivi. Forse gli dei del tennis l’hanno punito perché il giorno prima aveva fatto piangere un ragazzino che aspettava un suo auografo. Fosse vero, sarebbero stati proprio cattivelli…
 
LA COLLOCAZIONE IN CALENDARIO
Monte Carlo conserva lo status di Masters 1000, ma di fatto è un 500. Vuoi perché l’iscrizione dei migliori non è obbligatoria, ma anche per una collocazione “ibrida”. Troppo a ridosso della Davis, troppo lontano dal Roland Garros, difficilmente accoglie i giocatori al top della condizione. Qualità e spettacolo ne risentono. In verità la storia recente dice che chi vince nel Principato lo fa anche a Parigi, ma Nadal è un caso a parte. Il calendario è intasato: impossibile aspettarsi una rivoluzione, ma un’inversione con Barcellona sarebbe auspicabile. I giocatori arriverebbero più in condizione e ci sarebbe minor rischio di pioggia, anche se quest’anno è andata abbastanza bene.
 
ANDY MURRAY

Che disastro. Il concetto di Fab Four si sta sgretolando per colpa dello scozzese, che dopo il promettente avvio di stagione ha perso terreno dai migliori. Malissimo a Indian Wells, umiliato in finale a Miami, a Monte Carlo rischiava di perdere contro Benneteau e poi è caduto contro Berdych. E’ parso quasi rassegnato, eppure aveva lanciato propositi bellicosi in vista della stagione sul rosso, superficie dove coach Ivan Lendl ha realizzato alcune delle sue più grandi imprese. Magari ci stupirà (e ce lo auguriamo), ma per adesso è una delusione.



SENZA CATEGORIA 
 

NOVAK DJOKOVIC
Né top né flop. E’ giunto in finale, quindi la sua scampagnata monegasca non è stata un fallimento. Anzi, sul piano del ranking gli farà bene: la finale a Monte Carlo vale più del doppio della vittoria a Belgrado (che non dovrebbe difendere). Ma contro Nadal non è sceso in campo, e l’alibi psicologico per la morte del nonno regge fino a un certo punto perché aveva appreso la notizia 3 giorni prima. Insomma, rimandato a Madrid. Però a Parigi lo troveremo al 100%, di questo ne siamo certi.
 
GLI ITALIANI
Bravi al primo turno, molto meno bravi al secondo. Assoluzione piena per Seppi, battuto da un Djokovic ancora vergine mentalmente. Poco da dire a Starace, che però non rispondeva mai contro Almagro. Volandri doveva battere Kukushkin, ma sta attraversando un pericoloso scadimento di forma dopo il picco raggiunto a febbraio. Le due sconfitte contro Bachinger preoccupano un po’. Fognini sta crescendo torneo dopo torneo, anche se contro Haase ci si aspettava una vittoria. Bolelli ha passato le qualificazioni ma poteva fare qualcosa di più contro Cilic. Giannessi ha avuto la sua domenica di gloria passando le qualificazioni, poi si è arreso a Volandri. Ma i top 100 sono sempre più vicini. Insomma, niente infamia e niente lode. Però gli azzurri meritano che venga spezzata una lancia a loro favore: con il ritorno di Bolelli, adesso ci sono sette italiani tra i top 100. Le ragazze sono cinque, con la Brianti a rischio. Manca la qualità assoluta, ma la quantità è tornata.