In un country club invaso dal pubblico italiano, tifo da calcio e programma fitto. Ecco una piccola guida per godersi la giornata, nella quale Berrettini festeggia il suo 27esimo compleanno
MONTE CARLO. «Bonjour, comme la vuolle la crepa?». Anche al baracchino sotto i ponteggi del Ranieri III, il centrale di Monte Carlo, si sforzano di utilizzare l’idioma ufficiale del torneo – che non è il francese – e pazienza se a volte la traduzione svisa fra l’edilizio e il dolciario. Questi primi giorni, del resto, sono stati inequivocabilmente italiani. Sciamando fra i gradoni si apprezzano tutti i dialetti o quasi, dal milanese al toscano, dal romano al siciliano; in campo l’azzurro tracima, e non solo dalle tribune, dove il tifo è comunque fisso su livelli da semifinale di Champions e fa da informatore sonoro: se dopo un punto scatta il boato, lo scambio sicuramente lo ha vinto un’italiano.
Ieri hanno passato il turno tutti e tre i nostri in gara, Sonego, Musetti e Nardi e a loro oggi si aggiungeranno Sinner e Berrettini: il mercoledì des italiens, guarnito persino da un derby.
I primi in ordine di entrata, due secondi match a partire dalle 11, rispettivamente sul Ranieri III e sul Court numero 2, saranno Jannik Sinner opposto al suo compagno di doppio Diego Schwartzman, e i due giovani adulti Lorenzo Musetti, 21 anni, e Luca Nardi, 20.
La Volpe Rossa ed El Peque sono già fuori dal doppio, sconfitti in due set dal non irrestibile duo franco-tedesco Martin-Mies. In singolare Jannik (n.8 Atp) è decisamente favorito sul gaucho Schwartzman, ex rognosissimo terraiolo da quartieri alti (numero 8 nel 2020), un po’ stagionato (30 anni) e decaduto (n.37 Atp) ma da cui è comunque meglio guardarsi. L’unico precedente, un filo vecchiotto, è a favore di Jan (6-2 6-2 ad Anversa nel 2021), l’insidia sta anche e soprattutto nel debutto: per Sinner trattasi della prima partita dell’anno sulla terra dopo la ricca tournée americana sul cemento e i cambi di superficie, come quelli di stagione, vanno affrontati con attenzione per evitare malanni inattesi.
Lorenzo e Luca, loro, si conoscono da una vita. La prima volta si sono incontrati in semifinale ai campionati italiani under 14, nel 2016 alla Virtus Bologna. «Vinse Lorenzo, che del resto con me ha vinto quasi sempre», ricorda Nardi, talento da predestinato che condivide l’anno di nascita con Alcaraz e Rune, ma ha rischiato anche di smettere precocemente. «Fino a due anni e mezzo fa il tennis non l’avevo preso seriamente. Se ho continuato è perché la famiglia mi è stata vicina e perché ho iniziato a vedere i risultati dei miei coetanei. Quella sicuramente è stata una motivazione forte». Oggi è numero 159 del mondo, ha passato le qualificazini e vinto il suo primo turno in un Masters 1000 in due set sul Carneade francese Vacherot. Contro il «Muse», oggi numero 21, sarà tutta un’altra storia. «Lorenzo ha iniziato presto a salire in classifica – racconta – quindi ci siamo un po’ persi di vista, ma siamo molto amici, in passato da juniores abbiamo giocato spesso in nazionale insieme e condiviso la camera. A tutti e due piace il calcio, e ce la caviamo, a scopone invece lui è molto forte mentre io, lo ammetto, sono decisamente scarso…».
L’unica vittoria Nardi l’ha ottenuta al Futures di Santa Maria di Pula, tre set lottatissimi nel 2019, un po’ poco per ribaltare un pronostico che pende molto lato Musetti. «Mi fa piacere che Luca si ricordi delle batoste che ha preso a scopone», scherza Lorenzo dopo una vittoria (si spera) scacciacrisi contro Kecmanovic. «Ma oltre che un amico è un ottimo giocatore, quindi mi aspetto un match tosto. Io sto passando un brutto periodo (cinque primi turni e due secondi dagli Australian Open in poi, ndr) e per esperienza so che in questi casi devo concentrarmi, non dico sul match, ma sul punto seguente. Quindi è inutile pensare che al turno successivo potrebbe esserci Djokovic. Di quello che sto attraversando ne ho parlato a lungo con la famiglia e il mio team, la scorsa settimana a Marrakesh nonostante la sconfitta ho visto segnali positivi, di certo aver battuto Kecmanovic mi dà grande fiducia. Cosa serve per vincere sulla terra? Fisico, variazioni e più cuore che altrove, perché questa è una superficie che oltre ai vestiti ti sporca l’anima». Attendiamoci, se non altro, un duello pieno di poesia tennistica.
Dopo Sinner, sul centrale tocca all’altro Lorenzo, Sonego, opposto al babau Medvedev. Ovvero l’attuale numero 5 del mondo, ed ex numero 1, che quest’anno ha vinto quattro titoli negli ultimi cinque tornei che ha giocato e nell’altro è arrivato in finale. La terra non è la sua superficie preferita, «quindi per forza dovrò cambiare qualcosa» – dice il russo che si allena a pochi chilometri da qua, affettando preoccupazione e pretattica. «Daniil può essere forte su qualsiasi superficie», taglia corto Sonny, che probabilmente si porterà nella sacca la sciarpa granata che dopo il successo da cardiospasmo su Humbert (quattro matchpoint salvati) lo zio supertifoso del Toro ieri gli ha lanciato in campo.Quest’anno ad Adelaide, nell’unico precedente, Sonego è stato costretto a ritirarsi dopo un primo set all’arma bianca; oggi sarebbe importante partire bene e trascinare il terraiolo riluttante Medevdev in un corpo a corpo prolungato.
L’ultimo a entrare in scena, in una giornata lunghissima, sarà Matteo Berrettini, quarto match sul campo dei Principi. Anche a lui tocca un argentino, Francisco Cerundolo, poco notio ai più ma tutt’altro che un Cenerentolo. A 24 anni è numero 33 del mondo, l’unico torneo lo ha vinto nel 2022 a Buenos Aires, quindi a casa sua e sulla terra; nel 2023 invece ha raggiunto gli ottavi in Australia e i quarti a Miami, battendo fra gli altri Auger Aliassime e Sonego. Insomma: un cliente scomodo per un Berrettini ancora lontano dai suoi standard. Matteo – che oggi compie 27 anni: auguri! – come Musetti è in cerca da una via uscita da un periodaccio, per farcela ha bisogno più che mai di sistemare diritto e servizio e ritornare The Hammer, il Martello capace di aprire crepe nel gioco di chiunque. Nel frattempo, in attesa di vedere come finirà il mercoledì suo e degli altri italiani, se siete da queste parti gustatevi pure una crȇpe. Ma occhio alle false traduzioni.