Ha rivinto Tsitsipas, che avrebbe però potuto uscire con Schwartzman, il circuito dovrà fare i conti con un altro spagnolo di valore
All’open di Monte-Carlo regna il buon gusto. I colori pastello vanno per la maggiore e al biancastro spalmato sugli spalti fa eco il verde dei teloni e l’azzurro della baia appena sottostante. Svetta il rosso mattone dei campi e in omaggio a tanta varietà cromatica c’è anche chi si schiera tra le righe con calze di pigmento diverso. Sia essa distrazione o scaramanzia, sta di fatto che Alejandro Davidovich-Fokina ha perpetuato nel torneo monegasco il vezzo tutto personale di infilare i piedi in calze di diverso colore: nera il sinistro bianca il destro. Due tinte che una volta tra le righe del «Ranieri III» si sono sovrapposte l’un l’altra a velocità sostenuta, tanta quanta la capacità di spostamento del tennista spagnolo. Due piedi che seppure abbigliati in modo diverso sono in grado di portare in giro per il campo una splendida tecnica istintiva che ricorda il miglior Nalbandian. Così stando le cose, in finale è andato in onda un interessante confronto di stili che ha visto da un lato l’impostazione classica di Tsitsipas che esige, palla su palla, posizioni troppo perfette per risolvere situazioni improvvise e dall’altro quella dello spagnolo che si risolve per via di soluzioni molto più adattive con un grande ricorso al ‘guizzo’. Un valore aggiunto, in un gioco moderno, che si muove a ritmi sempre più sostenuti in cui l’adattabilità può fare la differenza.
Ha vinto il greco per la seconda volta mostrando grande feeling con l’appuntamento sulla costa azzurra e confermandosi grande guerriero degno erede degli antichi achei.
Una vittoria che tuttavia, offre diversi spunti di riflessione. Il primo dice che il tennis si nutre di episodi e che il greco avrebbe potuto andare fuori dal torneo contro Schwartzman prima di uscirne vincitore. il secondo è che il circuito ha scoperto un altro iberico con cui tutti dovranno prima o poi fare i conti. L’ultima riflessione racconta che molte volte le classifiche contano come il due di coppe quando regna denari e i valori in campo si equivalgono talmente tanto che appena abbassi le braccia l’altro ti passa sopra.
Il resto attiene al Torneo di Monte-Carlo, unico per bellezza ed eleganza. Così quando in piena premiazione, le prime ombre sono calate sul Country Club le tante sfumature cromatiche hanno finito per fondersi in un’atmosfera incomparabile che ricorda il miglior Corot.