Us Open impeccabile per Monfils: ridimensiona la stella di Lucas Pouille e vola in semifinale senza perdere un set. Le giocate spettacolari e rischiose ci sono ancora, ma sono funzionali alla vittoria: “mi fa piacere se divertono il pubblico, ma non è questo l’obiettivo”. Il lavoro con Mikael Tillstrom sta dando i suoi frutti. E poi ha un’ispirazione speciale…

. La Francia resta inarrivabile, ma il suo amore per la Grande Mela è antico e sincero. Nonostante la delusione per la sconfitta-thriller di due anni fa contro Federer, ne aveva già parlato due anni fa, quando raccontò delle visite al Bronx insieme al padre. E spiegò di quanto fosse importante, per lui, il sostegno alla comunità afro-americana. Superando Lucas Pouille col punteggio di 6-4 6-3 6-3, ha superato per la prima volta lo scoglio dei quarti allo Us Open e ha dato una parte del merito a una figura molto importante, un altro afro-americano: LeBron James. “Ho molto rispetto per quello che ha fatto – racconta LaMonf – il lavoro e la mentalità messe per vincere la finale NBA sono state fonte di grande ispirazione per me”. Monfils non starà mai al tennis come James al basket, però quest’anno ha trovato una continuità di risultati che spesso gli era mancata. Tra infortuni e rendimento altalenante, non era mai stato davvero un fattore ad altissimi livelli. Al massimo, un outsider di lusso. Poteva vincere qualche battaglia, ma nella guerra era sempre sfavorito. Con la semifinale colta a New York tornerà tra i top-10 per la prima volta dopo cinque anni, ed è in ottima posizione per raggiungere le ATP World Tour Finals di Londra. Un risultato che ha ancora più valore se pensiamo che un virus lo aveva costretto in ospedale durante il Roland Garros, lo Slam di casa, l’unico dove aveva raggiunto una semifinale Slam, nel 2008, quando forse pensava di avere un’altra carriera. Adesso c’è un nuovo Monfils, a partire dalla vicinanza del coach “giusto”, quel Mikael Tillstrom che lo segue da quasi un anno. Per lui, che spesso ha viaggiato senza coach, è un notevole salto di qualità.



LO SPETTACOLO NON E’ FINE A SE STESSO
Lo svedese lo ha convinto a cercare più spesso la rete e ha semplificato il movimento del servizio. Questi piccoli aggiustamenti, uniti alla maturità dei 30 anni, ci hanno restituito un giocatore di ottimo livello. Senza dimenticare l’ovvio pizzico di fortuna. Nella corsa verso le semifinali, “Lamonf” si è infilato nella zona di tabellone lasciata libera da Nadal e non ha incontrato teste di serie fino ai quarti. L’unico è stato Lucas Pouille, forse un po’ scarico dopo il successo su Nadal, sicuramente stanco per i tre match di fila arrivati al quinto set. Ma Monfils è stato perfetto e per adesso il suo score parla di quindici set vinti e nessuno perso. “Ho portato allo Us Open lo stesso approccio avuto negli altri tornei del 2016”. Considerato uno dei giocatori più spettacolari del tour, ha rivelato che i tuffi e alcune giocate “estreme” gli vengono naturali. “Non lo faccio per la gente. Non potrei rischiare di farmi male solo per far contento il pubblico. Se mi tuffo è perché spero di poter vincere il punto. Mi fa piacere che la gente si diverta, ma faccio tutto questo per vincere”. In altre parole, il suo show è focalizzato al successo. Lo sta dimostrando allo Us Open e ha sorpreso la capacità di riprendersi dopo la delusione olimpica, dove aveva perso nei quarti di finale contro Kei Nishikori (con tanto di matchpoint sprecato). Per la prima volta, dopo una decina d’anni di carriera, ha capito che si può vincere senza strafare. Lo ha dimostrato contro Pouille, disinnescando le 44 discese a rete del connazionale e brekkandolo in apertura di ogni set, stritolando in avvio qualsiasi velleità. Lucas avrà tempo, Gael sente che il tempo sta per scadere. E c’è ancora una traccia da lasciare.


Gael Monfils (FRA) b. Lucas Pouille (FRA) 6-4 6-3 6-3