A Stoccolma ha ritrovato il successo, la simpatia è travolgente come sempre, e nel 2024 si giocheranno le Olimpiadi al Roland Garros. Ma Lamonf e mamma Svitolina devono pensare anche alla piccola Skai…
Gael, Gael, Gael. Ormai un veterano, ma sempre amato, sempre richiesto Gael Monfils in Francia. Dai giornalisti, dalle tv, dal pubblico. E dai colleghi, trascinati come tutti dalla sua simpatia, dai suoi scherzi, dall’energia che conserva intatta anche a 37. Un capitale, Lamonf, per il tennis, e non solo per quello francese. Arthur Fils – suo ‘discendente’ anche nel cognome… – gli dedica le vittorie scrivendo ‘Moving like Lamonf’ sul vetro della telecamera, quel timidone di Rublev ride e lo omaggia se lo vede improvvisare una break dance da autentico professionista in Laver Cup. Poi però c’è anche il Monfils papà – una contraddizione lessicale, okay – che si interroga sul suo futuro. A Stoccolma è tornato a prendersi un torneo, vincendo la 356esima partita sul veloce della sua carriera (nessun francese ha un record migliore) e raggiungendo così almeno una finale per il 19° anno consecutivo, ma in famiglia non è l’unico a girare il mondo e la piccola Skai, ad appena un anno, ha bisogno che qualcuno fra lui e mamma Elina Svitolina si prenda cura di lei. Cosa non facile da gestire, se le due programmazioni spesso non coincidono. L’obiettivo finale di Gael potrebbero essere le Olimpiadi, che si giocheranno l’anno prossimo al Roland Garros. Il criterio di qualificazione è la classifica Atp all’indomani del Roland Garros 2024, e ciascuna nazione può mandare al massimo sei tennisti e sei tenniste: quattro nei due tabelloni di singolare e due coppie per il doppio. Al momento Gael è n.79 Atp e numero 7 di Francia, ma ha grandi chance di rientrare fra i 4, considerato anche che Mannarino si è detto molto incerto sulla propria partecipazione. Monfils non ha mai nascosto che proprio la prospettiva di giocarsi una medaglia in casa è uno dei motivi per cui non ha ancora dato l’addio alle gare. «Ci penserò all’inizio del prossimo anno», dice. «Adesso è presto, possono succedere tante cose. È sempre difficile giocare quando si è alla fine di un ciclo. È sempre difficile mantenere il giusto livello di concentrazione, di stress, di forma fisica e di composizione mentale.
A Parigi – dove scenderà in campo in serata contro Francisco Cerundolo – però, c’è sempre qualcosa di diverso. «C’è sempre un po’ di magia, qualcosa che mi dà la carica e mi aiuta a fare meglio del solito. Quest’anno sono successe tante cose, alti e bassi, cose dette e non dette. Non voglio ancora pensare al 2024, perché, sapete, ci sono molti sacrifici. È dura. Qualunque sia la decisione che prenderò, dovrò portarla avanti e il mio livello di gioco dovrà essere all’altezza di quello che voglio. Pensandoci – aggiunge ridacchiando – mi fa già male il corpo…».
E poi ci sono gli impegni famigliari. «Questa è una delle prime questioni a cui devo trovare una risposta, e non ce l’ho ancora. Con Elena, non l’abbiamo ancora trovata. La situazione è particolare , sono sicuro che la capite, Stiamo facendo dei sacrifici, sia io che lei, ma come possiamo, tutti e tre, a trovare il modo giusto senza trascurare Skai? Non voglio pensarci ora, perché è una specie di puzzle». Provaci ancora, papà Lamonf.