L’argentino sta vivendo il miglior momento in carriera. E’ già in semifinale all’ATP di Houston e non ha molti punti da difendere fino allo Us Open. “Vorrei entrare tra i primi 10”
Juan Monaco è in semifinale al torneo ATP di Houston

TennisBest – 14 aprile 2012

 
Juan Monaco non ha la stessa notorietà di Juan Martin Del Potro, ma con “Palito” condivide due cose: è nato a Tandil e si trova tra i primi 20 del mondo. Oddio, le somiglianze non finiscono qui. I due si vogliono bene come fratelli e condividono il primo maestro, quel Marcelo Gomez che ha creato il “Miracolo Tandil”. Quando Del Potro si affacciò nel circuito ATP, si pensava che sarebbe stato la versione riveduta e corretta (nonché più talentuosa) del “Pico”, che nei primi anni di carriera aveva un po’ deluso. In effetti è andata così, perché Del Potro è di un’altra categoria, ma oggi Monaco è uno dei giocatori del momento. E non è un bluff. Quest’anno ha già vinto il torneo ATP di Vina del Mar e ha centrato una clamorosa semifinale a Miami (la seconda in carriera in un torneo Masters 1000) battendo Roddick e Fish prima di perdere contro Djokovic. Lo scorso weekend ha fatto parte del team argentino di Coppa Davis che ha battuto la Croazia, ma ha giocato solo a risultato acquisito. Per sfruttare l’onda positiva, si è recato a Houston e ha fatto bene perché è già in semifinale. Dopo aver battuto il giapponese Tatsuma Ito, ha vinto un match delicato contro Kevin Anderson e in semifinale aspetta Michael Russell. E’ un momento d’oro per il “Pico”, che qualche mese fa si è anche fidanzato con la modella Zaira Nara, ex dell’interista Diego Forlan. ESPN America ha approfittato della sua presenza negli Stati Uniti per fargli una breve intervista. Noi ve la riproponiamo.
 
Quali sensazioni hai provato nel battere Andy Roddick e Mardy Fish?
E’ stato bello è un po’ strano, perché negli Stati Uniti sono considerati degli eroi. Abbiamo giocato sul campo centrale, poi il cemento non è la mia migliore superficie. Contro Fish ho giocato nel giorno del mio 28esimo compleanno, così la felicità è stata doppia.
 
Sostieni che il cemento non sia la tua migliore superficie, ma è il caso di rifletterci. L’anno scorso hai fatto gli ottavi allo Us Open (li aveva già raggiunti nel 2007, ndr) e a Miami hai vinto quattro partite, di cui una contro Monfils. Come spieghi i tuoi ultimi risultati?
Io sono cresciuto sulla terra, è normale che io la ritenga la mia miglior superficie. Ma successivamente il mio tennis è migliorato. Adesso gioco meglio sul cemento perché non ho più paura di competere. Sono più aggressivo, provo a fare qualcosa in più e a finire il punto rete. Ho anche migliorato il servizio. Cerco di divertirmi di più e le vittorie stanno arrivando. Ho leggermente cambiato mentalità, e questo mi sta dando grande fiducia.
 
Non avevi in programma di giocare a Houston. Come mai hai chiesto una wild card?
Non ho giocato troppo bene in Sudamerica. Ho perso al secondo turno a Buenos Aires e al primo ad Acapulco. Ho fatto questa scelta per prendere un po’ di fiducia prima dei grandi tornei in Europa.
 
Quanto è importante per te fare bene a Houston, e quali tornei giocherai sulla terra battuta?
Questo torneo è molto, molto importante per trovare il giusto ritmo sulla terra battuta. Ci vuole sempre un po’ di tempo per arrivarci. Nelle prossime settimane giocherò a Monte Carlo e Barcellona, poi mi prenderò una settimana di riposo prima di fare Madrid, Roma e Roland Garros.
 
Obiettivi stagionali?
In questo momento mi sento alla grande. Attualmente sono numero 16 e non ho molti punti da difendere fino allo Us Open. Insomma, ho una buona chance di migliorare il mio ranking. Obiettivi? Vorrei entrare tra i primi 10. E’ un grande salto, ma in fondo non è così lontano. Farò un passo alla volta, a poco a poco, e vedremo se succederà. Entrare tra i primi 10 significherebbe raggiungere l’obiettivo di tutta la mia carriera.