Si chiama Mojjo, viene dalla Francia, ed è la nuova tecnologia che promette di cambiare non solo la vita dei giocatori di club, ma anche dei telespettatori degli incontri di tennis, di pari passo col desiderio dell'ATP di andare incontro alle nuove generazioni di appassionati. Perché tre ore per vedere un match le hanno in pochi, mentre una per rivederlo senza pause fra i punti si può anche trovare.PARIGI – Nella zona dello Stade Roland Garros riservata ai compound delle televisioni hanno il loro ufficetto già dal 2015, ma quest’anno si respira un’aria diversa: poche parole e sguardi fissi sui pc, perché anche se è tutto automatico, ogni potenziale problema va risolto all’istante. Per la tecnologia Mojjo, che promette di rivoluzionare l’esperienza digitale dello spettatore (e non solo) è il battesimo di fuoco con l’esordio – online – su France Television, la loro prima volta nel mondo del grande tennis, dopo un percorso iniziato circa quattro anni fa. Due per la sperimentazione e il lancio, altri sei mesi per sparare il prodotto sul mercato, e solo un anno e mezzo dopo ecco il loro gioiellino a disposizione anche dei “pro”, dopo aver raccolto dati di oltre 20.000 match di circolo fra Francia, Belgio e Ungheria, perfetti per la messa a punto. Il nostro Cicerone è il brillante Emmanuel Witvoet, ingegnere, CEO e co-fondatore che ha fatto della sua passione (per il tennis) il proprio lavoro. E che lavoro. “Ho giocato a tennis fino a 15 anni – spiega – poi mi sono stancato e ho smesso, mentre i miei fratelli hanno continuato. Un giorno ho deciso che avrei ripreso, sono andato in campo con loro ed è stato terribile: se ci ripenso, ancora oggi non riesco a credere a quante palle ho sbagliato. Mi sono chiesto come fosse possibile che in un’era digitale come la nostra non ci fosse un sistema che permettesse anche a noi amatori di analizzare il nostro gioco, poter valutare le statistiche di ogni match e capire veramente cosa non ha funzionato, o ha funzionato meglio. Allora… l’ho inventato”.

Gli basta accendere il Mac per aprire il suo mondo: una tecnologia, denominata Mojjo, che si basa su una piccola telecamera da montare all’altezza di almeno sei metri, nei pressi del seggiolone nei club, o al centro della tettoia su Philippe Chatrier e Suzanne Lenglen, i due campi “prodotti” al Roland Garros, da accordo con la FFT. E poi… basta! Pensa a tutto la telecamera, collegata a un computer che attraverso un algoritmo studiato per mesi immagazzina ogni genere di dato, dal tempo effettivo in cui la palla è in gioco (che è sempre molto molto meno della durata reale del match) alla velocità dei colpi, dalla profondità di gioco alla zona d’impatto, più movimenti, distanza dal campo, riuscita di palle corte e volèe, e tanto altro. Tutto, e tutto rigorosamente in automatico, pronto a finire negli archivi Mojjo a disposizione dei giocatori, ai quali basta cliccare sul link ricevuto automaticamente via mail pochi minuti dopo il termine dell’oretta di gioco per entrare in una realtà dalla quale è impossibile staccarsi. Se proprio uno non riesce a capacitarsi di quel diritto sbagliato sul 4-4 40-40, mica deve rivedersi tutto il match o andare a cercarlo mandando avanti e indietro il filmato. Basta ricordarsi la situazione di punteggio, selezionarla sulla barra che comprende tutte le fasi del match ed ecco comparire il video di quel singolo punto, da vedere e rivedere, come quel tweener vincente da postare su Facebook per fare invidia agli amici. O tutti i punti vinti per aumentare la propria autostima, o tutti quelli persi per capire sul serio dove migliorare. A dividerli ci pensa il sistema: il fruitore deve solo pensare a divertirsi.
Messa così sembra facile, ma lo è ancora di più aprendo il sito www.mojjo.fr, come da slogan del brand: “per i prodotti complicati, si prega di contattare i nostri competitors”. Basta farsi un giretto nel match-demo a disposizione di chiunque voglia curiosare, cliccando sui bottoni video bianchi che compaiono qua e là, per comprendere le potenzialità del sistema, pronto a fare il boom nella vita di club e tennisti amatoriali, ma con ambizioni a raggio molto più ampio, visto un mercato che può comprendere ogni fascia del mondo del tennis: dai club ai broadcasters, dai coach ai giocatori professionisti, più ATP e WTA che potrebbero decidere di offrire un servizio ai loro affiliati. Perché tutto ciò che è utile agli amatori lo può diventare anche per i “pro” e rispettivi allenatori o preparatori atletici, ai quali basta uno smartphone o un tablet per avere a portata di mano tutto ciò di cui hanno bisogno per fare il punto della situazione dopo un match e capire a freddo e con l’aiuto della tecnologia come mai è arrivata una sconfitta, o le chiavi di un successo, oppure ancora per preparare un incontro in arrivo e via dicendo.

E questa è solo la parte tecnica – continua Witvoet – perché il nostro obiettivo, oltre a continuare a crescere da questo lato, è quello di provare a offrire un’esperienza interattiva sempre migliore allo spettatore”. Come? Facile. Basta selezionare il match (al Roland Garros ne vengono prodotti due al giorno per campo) e decidere se vederlo per intero, oppure senza le pause fra un punto e l’altro, oppure una sintesi di 10, 5 o 2 minuti, o solo i punti vinti da Federer a rete, o solo quelli vinti da Nadal con un vincente di diritto, o solo le palle corte di Murray, e via dicendo. Lo spettatore non deve più farsi andar bene ciò che passa il convento, ma può decidere in prima persona cosa far passare. Tutto a portata di clic, dal divano di casa. “Ci pensa il sistema a capire quali sono i punti che non possono mancare nella clip da due minuti, in base a punteggio, potenza dei colpi, zone del campo coperte dai giocatori e anche alla reazione del pubblico sugli spalti. Lo spettatore deve solo decidere cosa vuole, in base a quanto tempo ha a disposizione (provate: sul sito del Roland Garros sono caricati alcuni match del 2016 in formato Mojjo, ndr). Coi ritmi della vita di oggi non si ha tempo di assistere a incontri interminabili, e gli highlights ufficiali non durano mai più di un paio di minuti, perché per chi li produce sono un costo, serve una persona che si dedichi solo a quello. Ne deriva un servizio non sempre facilmente fruibile dal consumatore: noi siamo qui per riempire questa mancanza”.

Il concetto è semplice, ed Emmanuel lo ripete più volte: “points and emotions”, punti ed emozioni. Niente pause, niente pubblicità, niente tempi morti. Solo punti ed emozioni, quello che veramente interessa a chi guarda, per stare al passo coi tempi e con i nuovi spettatori e telespettatori. Uno dei punti chiave anche dello sviluppo cercato dal circuito ATP, perché se è vero che le Next Gen ATP Finals di Milano saranno riservate ai migliori under 21 del mondo, la formula particolare che verrà adottata non è stata studiata per andare incontro alla nuova generazione di giocatori, bensì alla nuova generazione di chi guarda. Che magari a un match di Djokovic lungo tre ore preferisce una serata con gli amici, ma un’ora per rivederlo senza tempi morti la potrebbe anche a trovare. Se Mojjo riuscirà ad avere il successo che merita, presto tutto questo sarà realtà. Finalmente.