Gli basta accendere il Mac per aprire il suo mondo: una tecnologia, denominata Mojjo, che si basa su una piccola telecamera da montare all’altezza di almeno sei metri, nei pressi del seggiolone nei club, o al centro della tettoia su Philippe Chatrier e Suzanne Lenglen, i due campi “prodotti” al Roland Garros, da accordo con la FFT. E poi… basta! Pensa a tutto la telecamera, collegata a un computer che attraverso un algoritmo studiato per mesi immagazzina ogni genere di dato, dal tempo effettivo in cui la palla è in gioco (che è sempre molto molto meno della durata reale del match) alla velocità dei colpi, dalla profondità di gioco alla zona d’impatto, più movimenti, distanza dal campo, riuscita di palle corte e volèe, e tanto altro. Tutto, e tutto rigorosamente in automatico, pronto a finire negli archivi Mojjo a disposizione dei giocatori, ai quali basta cliccare sul link ricevuto automaticamente via mail pochi minuti dopo il termine dell’oretta di gioco per entrare in una realtà dalla quale è impossibile staccarsi. Se proprio uno non riesce a capacitarsi di quel diritto sbagliato sul 4-4 40-40, mica deve rivedersi tutto il match o andare a cercarlo mandando avanti e indietro il filmato. Basta ricordarsi la situazione di punteggio, selezionarla sulla barra che comprende tutte le fasi del match ed ecco comparire il video di quel singolo punto, da vedere e rivedere, come quel tweener vincente da postare su Facebook per fare invidia agli amici. O tutti i punti vinti per aumentare la propria autostima, o tutti quelli persi per capire sul serio dove migliorare. A dividerli ci pensa il sistema: il fruitore deve solo pensare a divertirsi.
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“E questa è solo la parte tecnica – continua Witvoet – perché il nostro obiettivo, oltre a continuare a crescere da questo lato, è quello di provare a offrire un’esperienza interattiva sempre migliore allo spettatore”. Come? Facile. Basta selezionare il match (al Roland Garros ne vengono prodotti due al giorno per campo) e decidere se vederlo per intero, oppure senza le pause fra un punto e l’altro, oppure una sintesi di 10, 5 o 2 minuti, o solo i punti vinti da Federer a rete, o solo quelli vinti da Nadal con un vincente di diritto, o solo le palle corte di Murray, e via dicendo. Lo spettatore non deve più farsi andar bene ciò che passa il convento, ma può decidere in prima persona cosa far passare. Tutto a portata di clic, dal divano di casa. “Ci pensa il sistema a capire quali sono i punti che non possono mancare nella clip da due minuti, in base a punteggio, potenza dei colpi, zone del campo coperte dai giocatori e anche alla reazione del pubblico sugli spalti. Lo spettatore deve solo decidere cosa vuole, in base a quanto tempo ha a disposizione (provate: sul sito del Roland Garros sono caricati alcuni match del 2016 in formato Mojjo, ndr). Coi ritmi della vita di oggi non si ha tempo di assistere a incontri interminabili, e gli highlights ufficiali non durano mai più di un paio di minuti, perché per chi li produce sono un costo, serve una persona che si dedichi solo a quello. Ne deriva un servizio non sempre facilmente fruibile dal consumatore: noi siamo qui per riempire questa mancanza”.
Il concetto è semplice, ed Emmanuel lo ripete più volte: “points and emotions”, punti ed emozioni. Niente pause, niente pubblicità, niente tempi morti. Solo punti ed emozioni, quello che veramente interessa a chi guarda, per stare al passo coi tempi e con i nuovi spettatori e telespettatori. Uno dei punti chiave anche dello sviluppo cercato dal circuito ATP, perché se è vero che le Next Gen ATP Finals di Milano saranno riservate ai migliori under 21 del mondo, la formula particolare che verrà adottata non è stata studiata per andare incontro alla nuova generazione di giocatori, bensì alla nuova generazione di chi guarda. Che magari a un match di Djokovic lungo tre ore preferisce una serata con gli amici, ma un’ora per rivederlo senza tempi morti la potrebbe anche a trovare. Se Mojjo riuscirà ad avere il successo che merita, presto tutto questo sarà realtà. Finalmente.
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