C’è anche Città del Messico tra le città candidate ad ospitare il Masters WTA. Eppure nessuno sa chi c’è dietro all’offerta. In palio c’è un impatto economico di 140 milioni.
Serena Williams ha vinto l’ultima edizione dei WTA Championships
 
TennisBest – 3 novembre 2012

 
Chi pensava che i WTA Championships non avessero appeal è rimasto deluso. Istanbul non rinnoverà l’accordo in scadenza nel 2013, ma ben 43 città hanno manifestato il loro interesse. Tra queste, soltanto quattro hanno superato la prima selezione e si contenderanno la possibilità di ospitare il Masters: Città del Messico, Singapore, Kazan e Taijin. C’è tuttavia un mistero attorno alla candidatura di Città del Messico: nessuno sa da chi sia stata formulata nè chi siano i promotori. “Non siamo stati noi – ha detto a ESPN Raul Zurutuza, direttore del torneo combined di Acapulco – avremmo voluto ospitarlo ad Acapulco, ma le condizioni richieste erano troppo impegnative”. Dice la sua anche Hernan Garza, organizzatore del WTA di Monterrey: “Noi abbiamo fatto una proposta verbale per Monterrey, non per Città del Messico. Anni fa eravamo stati vicini ad aggiudicarsi il Masters, ma fummo sconfitti da Doha. Adesso non sappiamo chi ci sia dietro questa proposta”. Non sono coinvolti neanche quelli del gruppo Avalanz, lo stesso che nel 2010 organizzò l’esibizione Sharapova-Zvonareva, e neanche la federtennis messicana possiede informazioni. “Il processo è anonimo” spiega Robert Datnow, fondatore di “The Sports Consultancy”, società contattata dalla WTA per gestire l’elezione della città canditata. “In questi casi, chi si offre resta anonimo. Ci sono accordi che possono dipendere da una sola decisione, allora per questo preferiscono mantenere l’anonimato”. Voci di corridoio dicono che la proposta sarebbe stata effettuata dalla IMG per conto di un gruppo investitore. Garza, tuttavia, è perplesso: “Io sono in contatto con la WTA, se tutto questo fosse vicino a concretizzarsi me lo avrebbero detto. Molto dipende da dove si trovano i fondi: un torneo del genere costa moltissimo”:
 
Gli ispettori visiteranno le città candidate nei prossimi 2 mesi, ma saranno dei blitz piuttosto brevi, di un paio di giorni. Robert Datnow spiega i dettagli: “L’attenzione sarà soprattutto sulle infrastrutture e sugli impianti, ma anche sulle capacità che la sede può garantire per una crescita della WTA, magari attraendo gli sponsor più importanti”. Per quanto riguarda Città del Messico, non si conosce ancora l'impianto prescelto. “Non potrei essere più felice di avere quattro città candidate ad ospitare i WTA Championships – ha detto Stacey Allaster – quattro grandi città, economie solide, mercati in crescita”. Il Messico ha un buon legame con la WTA: organizza due tappe del circuito (Acapulco e Monterrey) ed è uno dei principali mercati di penetrazione per il tennis femminile nell’America Latina. Da quelle parti, il maschile viaggia alla grande, mentre con le donne si va a rilento. Per la WTA, la scelta della sede dei Championships è molto importante: la stessa Allaster ha ammesso che genera il 40% del fatturato dell’associazione. La WTA sta poi vivendo un periodo di transizione, dopo le uscite di scena di Sony Ericsson ed Eurosport (anche se sono in arrivo alcuni sponsor minori). Ci si domanda se l’altitudine di Città del Messico possa essere un fattore nella scelta: “Il Messico ha ospitato addirittura un’edizione delle Olimpiadi – dice Datnow – adesso è prematuro dire se l’altitudine possa influire. La cosa importante è che le condizioni siano uguali per tutte le giocatrici”. L’annuncio definitivo verrà dato in primavera dopo che il Board della WTA avrà preso la decisione. Si tratta di otto persone: oltre a Stacey Allaster, decideranno Steve Simon, Micky Lawler, Peter-Michael Reichel, Carlos Fleming, Lisa Grattan, Vanessa Webb e Juan Margets. La città vincitrice cosa avrà in cambio dell’importante esborso economico? Le migliori otto tenniste del mondo, le migliori otto coppie (non più le migliori quattro come accade oggi) e un impatto economico di circa 140 milioni di dollari. Uno scenario che fa gola. Forse proprio per questo gli investitori hanno scelto di mantenere l’anonimato.