Di Riccardo Bisti – 5 agosto 2014
L'avevano soprannominata "Miss Believe" in virtù delle scarpette con quella scritta, semplice ma decisa: "Credici". In effetti ci voleva un gran coraggio durante lo Us Open 2009, quando una giovanissima Melanie Oudin battè Jankovic, Sharapova e Petrova. Nel giro di pochi giorni divenne la stellina del tennis americano. Gli ottavi a Wimbledon 2010 sembrarono confermare la sensazione. Ma arrivò tutto velocemente. Troppo in fretta. "Un giorno ero una ragazza qualunque, il giorno dopo tutti sapevano chi fossi. Ho dovuto affrontare troppe cose per avere 17 anni". Lo ha raccontato nei giorni scorsi, a Vancouver, dove ha perso al primo turno di un torneo ITF per mano di Lesia Tsurenko. "Per carità, ho vissuto splendide emozioni e non vorrei cambiare nulla, ma allo stesso tempo è stato molto impegnativo. Ero troppo giovane e non ero pronta. Dopo lo Us Open la gente voleva sapere tutto di me, della mia vita, della mia famiglia. Non sapevo cosa sarebbe accaduto. Non sapevo che giocare a tennis avrebbe significato così tante cose. Ho realizzato diversi servizi fotografici, ho avuto diversi incontri con gli sponsor. Mi è capitato di volare in California per un giorno solo. Ho avuto una quantità enorme di impegni extra tennistici. Non sapevo più cosa aspettarmi". Gli americani volevano a tutti i costi che avesse successo, e lei ha sentito il peso delle aspettative. Un peso di due tonnellate. "Ho dovuto lottare con la pressione, perchè in quel momento ero l'unica americana in crescita, così tutti guardavano le mie partite".
TROPPO ALLENAMENTO FA MALE
Ogni volta che perdeva, era una piccola tragedia. Dopo i quarti allo Us Open, si era messa addosso la pressione della predestinata. Voleva vincere tutto, ma è successo il contrario. Era troppo giovane e aveva molto da imparare. "E' bastato un torneo per far credere alle persone che fossi la nuova Chris Evert o la nuova Tracy Austin". In singolare non ha saputo ripetere l'exploit, anche se nel 2011 ha vinto il doppio misto in coppia con Jack Sock. La sua carriera si è sviluppata tra mille problemi: si è aggiudicata un titolo WTA e sette ITF che l'hanno portata in 31esima posizione. Adesso è fuori dalle top-100, anche perchè ha avuto un grave problema fisico a fine 2013. "La gente ricorda solo quel risultato perchè sono americana e ho fatto bene allo Us Open, ma ho raccolto anche altri risultati" racconta con orgoglio la ragazza di Marietta, Georgia, che ha una sorella gemella di nome Katherine ed è allenata da Anibal Aranda. "Ho avuto alti e bassi, ma in fondo è così per tutti. Ci sono tanti giocatori che crollano, poi si riprendono e riescono finalmente a restare in alto. Io sto cercando di imitarli". Il percorso si è complicato a causa di una fastidiosa malattia, la rabdomiolosi, che l'ha bloccata per tre mesi. I muscoli del braccio le si sono gonfiati a causa di un eccessivo allenamento che ha generato disidratazione. "Nessun tennista aveva mai avuto niente del genere. E' stato il frutto di alcuni allenamenti in palestra, una cosa fortunosa. Anche il medico mi ha detto che sono stata sfortunata". Tre mesi di stop assoluto, poi la riabilitazione, infine il rientro ad aprile. "Adesso sto bene e sono finalmente a posto. Voglio arrivare allo Us Open nella migliore forma possibile". E chissà che lo stesso torneo da cui è partita l'avventura non possa restituirle quello che l'improvvisa popolarità le aveva tolto…in fondo, basta crederci. Ce l'aveva scritto anche sulle scarpe.