Si rivede Michelle Larcher De Brito, ex teenager prodigio. Top 100 a soli 16 anni e criticata per un grunting smisurato, si è persa schiacciata dalle pressioni. Ma l’erba le ha sempre portato bene: è agli ottavi a Birmingham, dopo il successo sulla Ivanovic.Qualche anno fa sembrava che Michelle Larcher de Brito dovesse spaccare il mondo: da Bollettieri a nove anni, vicina alle top 100 a 15 e dentro l’anno successivo, dopo il terzo turno al Roland Garros. Il Portogallo sognava già un ruolo importante nel tennis che conta, guidato dalla sua ragazzina terribile nata a Lisbona quasi per caso, viste le origini angolane del padre, la madre sudafricana e il bisnonno francese. Ma sarebbe bastato solamente il passaporto per renderla la regina di un movimento sempre in ombra, in un paese che conosce il calcio e poco altro. Qualche mese fa Joao Sousa, miglior tennista portoghese di sempre, disse senza mezze misure che dalle sue parti “fa molto più notizia che Cristiano Ronaldo vada in bagno tre volte al giorno, rispetto a una mia semifinale nel circuito”. Eppure, per un bel po’ hanno creduto seriamente di aver trovato la nuova Sharapova, per percorso simile, caratteristiche da lottatrice, precocità e un grunting smisurato da oltre 100 decibel, che proprio a quel Roland Garros generò non poche polemiche. Invece, mentre la siberiana è ancora ai vertici a oltre dieci anni dallo storico successo a Wimbledon, la Larcher De Brito si è persa schiacciata dal peso delle pressioni, e a 22 sta provando a ricostruirsi una carriera. All’inizio le attenzioni facevano solo piacere, ma col tempo sono diventate sempre meno sostenibili, fino a quando qualcosa si è rotto. Così, a sei anni dall’ingresso fra le top 100, il best ranking è rimasto quel numero 76 del luglio 2009, i titoloni sui quotidiani sportivi hanno lasciato spazio a qualche riga nelle ultime pagine, e i suoi palcoscenici abituali sono diventati i tornei ITF.
UNA VITTORIA DI CARATTERE
Ma ogni anno l’arrivo dell’erba la trasforma, facendola tornare quella ragazzina terribile che vinceva il prestigioso Eddie Herr under 16 a soli dodici anni, strappando il record alla Sharapova. Il perché del suo particolare rendimento sui prati, probabilmente, non lo sa nemmeno lei, visto che ha conosciuto la superficie solamente nel circuito e a rete ci va solo a stringere la mano all’avversaria, ma col suo ‘bum bum’ tennis può far paura a tante. Non è un caso che quel famoso terzo turno al Roland Garros l’abbia replicato solamente due volte, sempre a Wimbledon e sempre partendo dalle qualificazioni. Nel 2013 ci è riuscita togliendosi un bel sassolino dalla scarpa grazie a una sorprendente vittoria proprio sulla Sharapova, con un match perfetto che riaccese (invano) le speranze di vederla in alto; lo scorso anno ce l’ha fatta battendo Kuznetsova e Gajdosova, prima di cedere alla Radwanska. Da allora non aveva più vinto una partita nel circuito WTA, e non giocava in tabellone dallo scorso settembre, ma è tornata a farlo con gli interessi nel Premier di Birmingham. Prima ha superato le qualificazioni, poi ha passeggiato contro la lucky loser Saisai Zheng, e quindi si è guadagnata di nuovo la copertina, eliminando al tie-break del terzo set la campionessa in carica Ana Ivanovic, numero sette del mondo. Le ha mostrato tutta la sua stoffa già nel primo game del match, togliendole il servizio con due missili di diritto, e poi ha retto il confronto senza alcun timore, proprio come due anni fa ai Championships contro la Sharapova. Ma allora vinse in due set, stavolta ha subito il ritorno della Ivanovic nel secondo parziale ed è andato sotto nel terzo, trovando l’occasione per mostrare tutta la sua tenacia. Invece di crollare ha stretto i denti e ha avuto la meglio nel tie-break, chiuso 8-6 al terzo match-point, grazie a un doppio fallo della serba.
A CACCIA DEI QUARTI, SETTE ANNI DOPO
“È una sensazione incredibile – ha detto dopo il successo – perché ho vinto una vera battaglia di nervi. Forse lei ha sofferto il fatto di giocare da campionessa uscente, non è mai facile, ma io mi sento benissimo, credo che le qualificazioni mi abbiano aiutato a trovare il mio miglior gioco. Non avevo nulla da perdere e ho semplicemente cercato di dare il massimo. Amo l’erba: è la mia superficie preferita ed esalta il mio tennis”. Tutto vero, come è vero che una giocatrice col suo tennis dovrebbe stare ben dentro alle prime 100 del mondo, e non relegata a un’umile 135esima posizione. Ora dovrà cercare di farlo finalmente rendere bene anche sulle altre superfici, a 22 anni è ancora sufficientemente giovane per provarci. Ma prima c’è un ottavo da giocare, per provare a prendersi quello che sarebbe solamente il suo secondo quarto di finale nel Tour (a quasi sette anni dal primo), e soprattutto il tanto atteso Wimbledon. Poco importa se il suo torneo inizierà a Roehampton, e per giocare all’All England Club dovrà nuovamente passare dalla porta di servizio. Negli ultimi due anni non è stato un problema.
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