Mirra Andreeva a soli 17 anni conquista i primi quarti di finale Slam della carriera, e promette di non fermarsi. La mentalità è quella giusta, in stile Novak Djokovic

PARIGI – Piccoli grandi passi verso la gloria. Un anno fa, al suo debutto su questi campi, Mirra Andreeva si era arrampicata fino al terzo turno, partendo dalle qualificazioni. Adesso, a 17 anni e 27 giorni, ha battuto 7-5 6-2 la quasi connazionale Gracheva, russa naturalizzata francese, malgrado il tifo borioso degli spettatori presenti sul campo intitolato a Suzanne Lenglen. Con questa vittoria Mirra (numero 38 del mondo, ma ormai in zona Top 30) ha raggiunto per la prima volta i quarti di finale di uno Slam, la seconda più giovane negli anni duemila a riuscirci al Roland Garros, alle spalle solo della bulgara Sesil Karatantcheva, 15 anni e 288 giorni, nel 2005. Rivelatasi al grande pubblico un anno fa – e passando in dodici mesi dal numero 405 della classifica al 46 di fine 2023 – la ragazza di Krasnojarsk, in Siberia, ha disputato finora una stagione consistente, raggiungendo i quarti di finale in quattro tornei giocati su otto (Roland Garros compreso) e gli ottavi agli Open d’Australia, ma uscendo al primo turno a Dubai, Indian Wells e Roma. Due le Top Ten battute, Jabeur e Vondrousova, mentre qua a Parigi ha sofferto solo nel secondo turno, contro la veterana Azarenka, superata 7-5 al terzo set.

«Quando la gente gridava “Varvara, Varvara” – ha detto subito dopo aver battuto Gracheva – io immaginavo che stesse invocando il mio nome. E questo mi ha aiutato». In questa frase, una evidente citazione delle parole di Djokovic dopo la leggendaria finale vinta a Wimbledon nel 2019 contro Federer («tutto il Centrale ripeteva “Roger, Roger”, io immaginavo di sentire “Nole, Nole”…) c’è tutto il carattere di questa ragazza vincente, trasferitasi dalla Russia a Cannes, dove lei e la sorella Erika (classe 2004, 100 del ranking) hanno lavorato con Jean-Ren Lisnard e Jean-Christophe Faurel.
Già una piccola diva del circuito che ha suscitato anche l’interesse di Netflix, sotto contratto con la potente agenzia IMG da quando aveva 12 anni, felice di aver potuto finalmente conoscere nei giorni scorsi Andy Murray (autore di un tweet a sua difesa, a cui lei è molto affezionata), Mirra è seguita da qualche mese da Conchita Martinez, campionessa di Wimbledon trent’anni anni fa. «Tra noi esiste già una bella atmosfera, lei mi dà molta energia positiva, insieme parliamo e ridiamo tanto. Conchita poi scrive tutto, i suoi pensieri sugli allenamenti, sulle partite, io leggo gli appunti e ne discutiamo». Le chiedono come ha fatto a mantenersi tranquilla malgrado il tifo sfegatato per Gracheva e lei non si scompone. «Era una partita particolare per me, contro il pubblico di casa e contro un’amica. Però sapete, sono brava a isolarmi, entro in campo e sono concentrata solo sulla partita, sul mio gioco. Pensate che prima di ogni match ne parlo con Conchita, la tattica, i piani, l’avversaria. Io ascolto poi entro in campo e mi sono dimenticata tutto, esiste solo il mio gioco…».

Nei quarti di finale Mirra sfiderà Aryna Sabalenka, che ha vinto le due sfide precedenti, entrambe giocate sulla terra battuta di Madrid (quest’anno è finita 6-1 6-4). «Bene, non vi dirò certo cosa ho in mente per lei. Non credo che qualcuno del suo staff abbia visto il mio match o sia qui in conferenza stampa, ma non si sa mai… (e ride, ndc). Farò degli aggiustamenti, qualcosa cambierò, sinceramente ancora non so. Ci penserà Conchita a schiarimi le idee».