Dopo una crescita durata cinque anni, Milos Raonic ha vissuto un anno difficile, perdendo anche coach Ivan Ljubicic. Eppure si sente pronto, più forte che mai. “Posso ottenere risultati molto migliori”. Intanto è in finale ad Abu Dhabi e nel suo team arriva Carlos Moyà. 

A volte le cose migliori nascono da una perdita. Sono ancora freschi i ricordi delle prime apparizioni nel tour di Milos Raonic. I canadesi avevano bisogno di un gran bisogno di un giocatore di livello: la gioia fu talmente grande che gli dedicarono addirittura una canzone. Sono passati un po' di anni e Milos non ha tradito le attese. E' cresciuto, anno dopo anno, fino a diventare top-10 fisso. Ma nel 2015, per la prima volta, ha fatto un passo indietro. Nonostante il supporto della coppia Riccardo Piatti – Ivan Ljubicic, si è arreso a una serie di problemi fisici (si è anche sottoposto a una piccola operazione a un piede, in maggio) che lo hanno fatto scendere in 14esima posizione. Come se non bastasse, qualche settimana fa ha incassato l'addio di Ljubicic. A una chiamata di Federer non si poteva dire di no. A 25 anni di età (li ha compiuti qualche giorno fa), per la prima volta il canadese deve fare i conti con se stesso. E ha scelto di non fare rivoluzioni. Resta con Riccardo Piatti ed è notizia delle ultime ore l'ingresso nel team di Carlos Moyà. Insomma, Milos si presenta con le massime ambizioni possibili. Il Mubadala World Tennis Championships di Abu Dhabi è un'esibizione, ci mancherebbe. Però due buoni successi su Kevin Anderson e Stan Wawrinka sono il modo migliore per cominciare. E sarà interessante vederlo all'opera contro Rafael Nadal (ore 16, diretta Sky Sport 1). Comunque vada, Raonic è convinto che la crescita sia ripartita. La stessa crescita che cinque anni fa, quando raggiunse gli ottavi all'Australian Open, aveva esaltato gli addetti ai lavori. John McEnroe disse che scommettere su di lui sarebbe stato un “vero affare”, mentre Martina Navratilova andò oltre: “l'unico limite per Raonic? Il cielo”.


NON ESISTE SOLO IL TENNIS

Oggi il limite è sempre lo stesso, ma sono passati cinque anni. E la tendenza è al ribasso, per la prima volta. “Mi piacerebbe vincere uno Slam prima della fine della mia carriera, e anche raggiungere altri traguardi – ha detto Milos, nato in Montenegro prima che i suoi genitori si trasferissero in Canada – il problema è che non sono un tipo paziente. Quando voglio qualcosa, cerco di ottenerlo nel più breve tempo possibile”. Ma nel tennis, con la concorrenza spietata, non sempre puoi dettare tempi e ritmi. E' come trovarsi nel traffico delle 18 dopo esserti abituato a guidare di notte. Se sei da solo, arrivi in fretta. In mezzo agli altri è più dura. Anzi, rischi di arrivare in ritardo. “Nei primi tre anni di carriera non ho mai voluto uscire dalla mia camera d'albergo per qualcosa che non fosse il tennis. Avevo l'ossessione di riposarmi, avevo la paranoia di fare tutto nel miglior modo possibile”. Poi è cambiato qualcosa. Ha provato a divertirsi anche al di fuori dal tennis. Si è reso conto che un po' di relax gli avrebbe dato una mano anche in campo.


FISICO AL 97%

All'inizio è andato tutto bene. Anzi, il 2014 è stata la sua miglior stagione. Semifinale a Wimbledon, battuto solo da un Federer inavvicinabile, e quarti a Parigi. Come a dire che non si è fossilizzato sui campi veloci, ma sta provando a diventare un giocatore completo. Anche il 2015 era iniziato benino, con i quarti in Australia. Ma poi i problemi fisici hanno avuto la meglio. A suo dire, è stato un anno faticoso per i vari problemi extra-campo. “Sarei stato più fresco a fine anno se avessi giocato 80 partite. Invece, dal 1 aprile in poi, ogni giorno è stato un dubbio”. A maggio era piombato addirittura al numero 4 ATP, adesso è 14esimo. Una buona base per ricominciare, soprattutto adesso che il fisico è quasi a posto. Secondo chissà quali parametri, ha detto di essere al 97%. “Penso di essere pronto a sfondare e ottenere un grande risultato, molto migliori di quelli che ho avuto in passato”. Quello di Abu Dhabi sarà un test interessante, perché Nadal non molla una palla nemmeno in allenamento. Ma questo Raonic può essere pericoloso. Molto pericoloso.