Non ci voleva credere, quando ha chiuso il match con un ace centrale. Al termine di un percorso pieno di insidie, Mihaela Buzarnescu ha vinto il suo primo titolo WTA. Riuscirci a 30 anni, dopo una storia complicata (che vi abbiamo già raccontato) e una carriera iniziata soltanto un anno fa, assume un valore ancora maggiore. Giunta alla sua terza finale, la rumena si è imposta sul cemento californiano di San José, prima edizione di un torneo che aveva rischiato di scomparire dopo che l'Università di Stanford aveva alzato bandiera bianca. Lo hanno pomposamente chiamato Mubadala Silicon Valley Classic, hanno trovato una discreta location nella San José State University, ma l'evento non ha avuto un grande successo. A parte qualche rumoroso rumeno, in finale non c'era una grande atmosfera. D'altra parte, diverse eliminazioni eccellenti (su tutte Serena Williams, che peraltro ha dato forfait a Montreal) ne avevano indebolito l'appeal. In una finale inedita, la Buzarnescu ha superato Maria Sakkari con un duro 6-1 6-0, prendendosi la rivincita dopo le sconfitte a Hobart contro Elise Mertens (peraltro battuta in semifinale a San Josè) e a Praga contro Petra Kvitova. “Ho avuto la capacità di tenere a bada le emozioni e rimanere concentrata – ha detto la rumena – ho vissuto la partita come se fosse un match normale, non una finale. Anche dopo il primo set ho pensato che Maria avrebbe potuto recuperare. Ho iniziato a pensare di poter vincere sul 3-0 nel secondo". Esattamente un anno fa, la Buzarnescu vinceva un torneo ITF dopo l'altro ed era numero 142 WTA. La nuova classifica, invece, la colloca al numero 20. Un successo più che meritato, anche se la finale non c'è stata.
"FORSE MI GUARDERANNO IN MODO DIVERSO"
La Sakkari, solitamente grintosa e “tignosa”, non è mai stata competitiva. Incassato il primo break al secondo game (schiaffo al volo della rumena), non ha mai dato la sensazione di poter tornare in partita. “Quando mi sono svegliata, ero ancora stanca dopo la semifinale di ieri – ha detto la greca, che nei quarti aveva superato Venus Williams e poi Danielle Collins – però Mihaela è stata molto brava. Non mi muovevo bene, che pure é una delle mie armi. Non è stato facile giocare dopo aver vinto due match molto impegnativi. Sarò più preparata per la prossima occasione. Lei ha servito con intelligenza, ha colto ogni opportunità e ho avuto la sensazione di non avere alcuna possibilità”. La Sakkari ha commesso 34 errori: una montagna, quasi 3 a game. Con un handicap del genere era impossibile fare match pari. Avesse sfruttato qualcuna delle quattro palle break avute nel primo set, forse… Ma l'esito non è mai stato in discussione. “Mi sono concentrata sul mio gioco, senza pensare a come lei avrebbe reagito – ha detto la Buzarnescu – io giocavo molto bene, tirando parecchi vincenti e rimandando di là ogni palla. Adesso ho grande fiducia in me. Ho iniziato a credere di poter giocare bene quando mi sono qualificata per lo Us Open, l'anno scorso. Da allora è andato tutto sempre meglio. Forse adesso mi guarderanno in modo diverso, ma proverò a non cambiare niente: penserò solo ai bei momenti e a giocare”. Di certo non dovrà più pensare alle operazioni alle ginocchia e ai pareri negativi dei medici, forieri di mille dubbi e paure. Negli anni più duri si è laureata in Scienze Motorie, ma non si è arresa grazie al supporto “della mia famiglia e dei miei amici più cari”. Arrendersi, in fondo, non è mai una buona idea.
WTA PREMIER SAN JOSÈ – Finale
Mihaela Buzarnescu (ROM) b. Maria Sakkari (GRE) 6-1 6-0