IL MOBILIFICO DI PAPÀ PUÒ ASPETTARE
Un mix letale, che gli ha reso antipatica quella vita sempre sognata. Non si divertiva più, e i risultati negativi non gli hanno dato una mano. Così, nell’estate del 2010 ha cambiato tutto, tornando a battere la strada a stelle e strisce, dove studi e sport agonistico possono andare di pari passo. I suoi l’hanno fatto a Tucson, University of Arizona, dove per quattro anni ha alternato gli studi di business agli allenamenti con la casacca dei Wildcats. Ha imparato a giocare senza pressioni ed è diventando una persona migliore, nonostante infortuni e periodi difficili ci siano stati comunque. Come quando nell’estate del 2012, in Italia per le vacanze, si presentò a giocare le qualificazioni di un Futures e faceva quasi tenerezza. Aveva tutta l’aria di un turista: appesantito, con un completino di fortuna e poca voglia di lottare. Neanche il tempo di svuotare le valige ed era già tempo di riempirle di nuovo, direzione casa. Quel campo che un tempo era il suo migliore amico non lo riconosceva più: 6-1 6-1 in un’oretta scarsa, contro uno di quei tanti coetanei che qualche anno prima lo guardavano con la bava alla bocca. I più forti erano Federico Gaio, Alessandro Colella e Marco Bortolotti: tre che poi non sono riusciti a sfondare, anche se a livello di risultati l’hanno comunque lasciato indietro anni luce. Ma non è ancora detta l’ultima parola. Quella frase “ambition to be number one” che campeggia sulla sua scheda ITF dai tempi degli Slam juniores rimarrà inarrivabile, ma Miccini è maturato e ha deciso di riprovarci, ritardando la data di scadenza di quei sogni che parevano già stantii. Il mobilificio di papà Gabriele può aspettare: c’è un altro futuro da costruire, con la racchetta ancora in primo piano.
QUEL BIGLIETTINO DI NICK BOLLETTIERI
Ci sta provando ad Arezzo, sotto la guida di Max Dell’Acqua. Ha ripreso a giocare i tornei internazionali, ma soprattutto è finalmente tornato a divertirsi giocando, come gli succedeva da bambino. La pressione non c’è più, e gli infortuni lo stanno finalmente lasciando in pace. È rientrato nel ranking ATP, ha appena giocato in Grecia il suo primo quarto di finale a livello Futures, e grazie alle pre-qualificazioni potrà calcare i campi del Foro Italico. Avrebbe immaginato di arrivare dalla porta principale, invece gli tocca quella di servizio, ma può essere contento comunque. Si è preso il ‘pass’ vincendo l’Open BNL del Circolo Lavoratori Terni, e da lunedì a caccia di un posto al sole ci sarà anche lui. Difficilmente lo vedremo raggiungere il torneo vero e proprio, ma quello che conta è essere tornato a giocare a tennis con serenità. A 23 anni non è ancora troppo vecchio per provare raggiungere qualche bella soddisfazione. L’obiettivo è costruirsi da quest’anno una discreta classifica, per poi sparare le cartucce più importanti nelle prossime stagioni. Chissà che l’aria dei grandi tornei non possa spronarlo a dare ancora di più. Segue poco il circuito, ma difficilmente avrà dimenticato il clima affascinante dei vialetti di Wimbledon, o gli incontri con Federer e compagnia negli spogliatoi di Roland Garros e Us Open. È probabile che qualche treno diretto da quelle parti passi di nuovo, spetterà a lui decidere se salirci oppure no. Ma per adesso può non pensarci, per vivere a pieno l’esperienza più importante della sua seconda carriera, magari rispolverando quel bigliettino che Nick Bollettieri gli regalò ai tempi di Bradenton. “Preoccupati del prossimo punto, non di quello ormai passato”. Gli suggerì di leggerlo ogni volta che entrava in campo. Una lezione di tennis ma anche di vita, ancora attualissima dieci anni più tardi. Il passato è passato, meglio guardare avanti. Miccini l'ha capito.
Giacomo Miccini ai tempi di Wimbledon juniores. Da under 18 è stato n.20 del mondo (a 15 anni)
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