di Andrea Nizzero – foto Getty Images
Tra i numerosi pregi attribuiti a Roger Federer, uno dei più oggettivi è la sua disponibilità nei confronti dei media. Non importa che si tratti di una mastodontica troupe della Cnn o del solitario reporter di una minuscola radio francese.
Non fosse per il severo filtro che gli impongono prima il famigerato manager Godsick e in seconda battuta la moglie Mirka, verrebbe da chiedersi a quante richieste di intervista sarebbe in grado di dire no.
Ancora più sorprendente è la sua capacità di dare risposte interessanti a domande spesso banali o ripetute all’infinito.
Prima del suo debutto al Masters 1000 di Shanghai, Roger ha trascorso una settimana a spasso per la Cina per rispondere alle varie chiamate di alcuni tra i suoi sponsor più facoltosi. Proprio a uno di questi eventi, una “tennis clinic” per i bambini cinesi più promettenti organizzata dalla Mercedes, lo svizzero è stato intercettato da una Tv di Pechino.
“E’ sempre bellissimo poter giocare con i bambini. Non mi capita spesso la possibilità di farlo, ma quando ci riesco mi diverto un sacco” ha detto un Federer sorridente e visibilmente rilassato. “Mi ricorda me stesso, quando avevo la loro età e sognavo di diventare un campione. Penso che siano entusiasti di essere qui oggi, spero di poter essere una fonte di ispirazione.”
Come noto, Federer da bambino non si limitava solo al tennis. Mettendo al bando ogni falsa modestia, spiega: “Ero molto bravo a pallacanestro, calcio, pallavolo. Mi divertivo così, con i miei amici. Penso che la mia coordinazione nei movimenti mi avrebbe aiutato a diventare un buon interprete in molte discipline. Aver praticato molto sport mi ha reso migliore come tennista, atleta e persona.”
Proprio per questo motivo, Roger ha già detto più volte che non imporrà nessuna scelta alle sue gemelline, che questa settimana sono rimaste in Svizzera insieme a mamma Mirka. In questa occasione però, papà aggiunge: “Se dovessero decidere di giocare a tennis ne sarò felice, le supporterò. Non sarò mai uno di quelli che impedisce ai figli di percorrere la stessa strada”. Il riferimento fa venire in mente Agassi, che tanto in pubblico quanto in famiglia si è arroccato in una posizione decisamente anti-tennis e che ha da poco tenuto a precisare, con evidente compiacimento, che i suoi figli si stanno appassionando al baseball.
Nascere da un genitore semi-leggendario è un’indubbia fortuna che però nasconde qualche insidia. Decidendo di seguirne le orme, è grande il rischio di venire perennemente inseguiti da paragoni proibitivi. Per non dover fare i conti con la gigantesca ombra del padre, Sean Lennon si è limitato alla scena musicale indipendente. Un compromesso che gli ha permesso di diventare un musicista apprezzato ma che di certo è poco praticabile per i figli di un tennista, che non possono decidere a priori di fermarsi ai tornei di terza categoria.
Al di là di complessi ed ipotetici rapporti padre-figli, l’affermazione di Roger può essere letta anche da un altro punto di vista: lo svizzero è tuttora innamorato del proprio sport.
Mentre Agassi ritiene che un ipotetico bilancio dare/avere tra sé e il tennis sia a suo sfavore, Federer riesce ancora ad amare il tennis, senza ritenersi creditore. Un rapporto sano, ben diverso dal morboso isolamento di Sampras o dall’odio e dalla rabbia celati da Agassi.
Il fatto che vedremo Roger in campo ancora a lungo lo si capisce invece da parole come queste: “Le mie motivazioni? Mi basta l’emozione di un centrale tutto esaurito”.
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