Fabio Fognini gioca alla pari – per davvero – contro Rafael Nadal, ma cede tre set a zero. Perso il primo, si è distratto e non ha sfruttato le altre occasioni avute. Ma che potenzialità! 
Un intenso primo piano di Fabio Fognini durante la sfida contro Rafael Nadal

Di Riccardo Bisti – 2 giugno 2013

 
Mezzo pieno o mezzo vuoto? Ok, Fabio Fognini è il miglior bicchiere che abbiamo. Ma come si può commentare il 7-6 6-4 6-4 con cui Rafa Nadal ha cancellato l'Italia dal tabellone maschile? Da una parte c’è l’orgoglio. Un azzurro ha giocato alla pari contro il più forte di sempre sulla terra battuta. Alla vigilia, Fognini aveva detto di sapere esattamente cosa fare contro Nadal. Moderni San Tommaso, non ci volevamo credere. Il 6-1 6-3 di Roma era un precedente troppo fresco. E invece Fabio aveva tutte le risposte al gioco di Nadal. Le aveva nel braccio, nei muscoli e persino nella testa. Perché ci vuole testa per tenere il palleggio contro Rafa e infilarlo con decine di rovesci incrociati, senza aspettare che la palla salga al secondo piano e schiaffeggiarla senza trucchi, ma anche senza pietà. L’impressione? Josè Perlas ha mandato Fognini a lezione da Djokovic. Per un set intero, più sprazzi del secondo e del terzo, Fabio ha provato a imitare il serbo, l’unico capace di battere Nadal sulla terra boxando da fondocampo. L’azzurro ha una forza in più: non conosce il “miedo escenico”, quel tremore alle gambe che ti prende quando giochi su un campo importante, magari contro un fenomeno. Al contrario, si gasa. Dopo aver annullato palle break nei primi due turni di battuta, “Fogna” è salito 0-40 nel quinto game. Fallite le prime due palle break, è stato super nella terza, chiusa da una bella volèe alta. La fuga è durata fino al 4-2: nell’ottavo game uno smash sbagliato e un dritto in rete rimettevano in pista Nadal. Era il solito Nadal, non troppo esplosivo ma regolare. Sul 4-5, Fognini annullava tre setpoint e un altro gran rovescio lo spediva sul 5-5. Era il momento-clou, e Fabio sembrava in erezione agonistica: tre super-vincenti lo portavano sul 15-40 e un drittaccio di Nadal lo portava sul 6-5 e servizio.
 
Ci siamo dilungati nella cronaca perché il bicchiere mezzo pieno è finito qui. Quando è andato a servire per il set, si è dimenticato tutto e ha ceduto il servizio. Nel tie-break ha rimontato da 2-4 a 4-4 ma poi ha tirato un brutto dritto d’attacco che ha consentito a Nadal di rovesciare lo scambio con un bel pallonetto. La partita – intesa come tensione agonistica – è finita lì. Ed è un peccato perché ci sono state altre occasioni. Perso il primo set, Fognini ha trascorso il resto del match a rimuginare sull’occasione perduta. Si faceva distrarre da qualsiasi cosa. Sul 5-2 al terzo, rivolgendosi al suo angolo, ha detto: “Dovevamo essere un set pari”. Vero, ma solo in parte. Se Fognini ha perso il primo set, è soprattutto per demeriti suoi. La sfortuna c’entra poco. Nadal ha preso fiducia e ha capito che sarebbe bastato il pilota automatico per vincere la partita. Ogni tanto, la scheggia impazzita Fognini ha ripreso a mettergli qualche sassolino nel microchip, ma non è bastato. Nel secondo set, sul 5-4 e servizio Nadal, Fabio è salito 15-40. Poteva cambiare qualcosa, chissà. Sulla prima palla break, ha sbagliato una facile palla corta, mentre sulle altre due è stato bravissimo Nadal. Questa è la differenza tra un campione e un buon giocatore. La speranza è che in quei momenti Fabio abbia preso appunti. Il terzo è stata pura accademia. Fabio rideva, parlava a voce alta, la testa era altrove. Eppure, dal 5-1 Nadal, un parziale di 12 punti a 3 lo ha riportato sotto. Ma non ci credeva più. Negli ottavi, Nadal se la vedrà con Kei Nishikori. In mattinata, il giapponese aveva battuto Benoit Paire in un match tutt’altro che spettacolare.
 
Fognini resta un giocatore enigmatico e per questo affascinante. Negli ultimi 33 anni, certi picchi di rendimento li abbiamo visti solo da Omar Camporese, ma per un periodo brevissimo. Fabio ha più fisico del bolognese e tutto sommato è ancora giovane. Ma la testa non vale ancora il braccio. Non sappiamo se un Fognini con la testa di un Gaudenzi o un Furlan avrebbe vinto, ma un set si poteva portare via. E poi, e poi…chissà. Ma i progressi ci sono. Le voragini di qualche anno fa sono diventate “semplici” passaggi a vuoto, sempre più brevi. Fognini è un giocatore “fantastico” per dirla con Rafael Nadal, che lo rispetta molto. Ma lo stesso Fabio si sarà stufato dei complimenti. Adesso vuole i risultati, quei “4-5 exploit che cambino il mio status”. L’impressione è che ci sia sempre più vicino. Lo hanno messo nelle condizioni di farcela: l’ultimo step, il più duro, dipende soltanto da lui. E riempire 'sto benedetto bicchiere.