Prosegue nell'anonimato la terza edizione dell'evento asiatico, orfano dei vari Federer, Djokovic e Serena Williams per ragioni economiche. A Singapore si gioca in uno stadio semi-vuoto e il pubblico lamenta la poca chiarezza nella comunicazione dei giocatori. A fine torneo, Bhupathi dovrà effettuare un'attenta riflessione.Era bastata la presenza dei migliori per esaltare le prime due edizioni dell'International Premier Tennis League. La manifestazione è ancora viva, ma pare evidente che il 2016 sia nato e stia vivendo in sordina. Sta succedendo l'esatto contrario di quello che auspicava il patron Mahesh Bhupathi: anziché una crescita di squadre (anzi, di franchigie), quest'anno si sono ridotte a quattro e si gioca su dieci giorni, in appena tre sedi: Giappone, Singapore e India. Detto che i risultati non interessano a nessuno (nemmeno ai giocatori stessi…) è curioso notare come ci fossero meno di 1.000 persone ad assistere al successo dei Singapore Slammers (teorici padroni di casa) contro i Japan Warriors. Sebbene il paese abbia ospitato le WTA Finals meno di due mesi fa, il calo di pubblico non si può spiegare solo con la vicinanza tra i due eventi. C'erano Tomas Berdych, c'era l'avvenenza di Ana Ivanovic, ma molti avevano acquistato i biglietti per vedere Serena Williams. La numero 2 WTA avrebbe dovuto giocare proprio la tornata di Singapore, ma gli organizzatori hanno ammesso che non sono riusciti a permettersi il il suo ingaggio. Stessa storia per Roger Federer, atteso a Hyderabad nell'ultima tappa dell'evento, al via venerdì. Gli organizzatori hanno fatto sapere che proveranno a venire incontro ai fans, anche con qualche rimborso.
POCA CHIAREZZA
Quando è stato annunciato il maxi-progetto, ormai due anni e mezzo fa, Mahesh Bhupathi sperava che il format inedito e la presenza di tanti top-players (attirati da ingaggi da favola) bastassero a riempire i palazzetti. Gli è andata più o meno bene per un paio d'anni, ma quest'anno il rischio flop è altissimo. Secondo le indiscrezioni raccolte dallo Straits Times, gli spettatori erano piuttosto irritati dalla disorganizzazione. In particolare, non hanno gradito l'incertezza su chi avrebbe giocato. Qualcuno ha detto che i nomi dei partecipanti avrebbero dovuto essere annunciati prima e in modo più chiaro. Qualcun altro è stato ancora più esplicito: "Mi sembra che la risposta del pubblico sia stata piuttosto fredda. Il problema non era il format, alla gente interessano i campioni. Però se non sai chi verrà a giocare…". Qualcun altro si è detto soddisfatto, spiegando che a Singapore non è così facile vedere giocatori di classe mondiale. Tutto vero, ma un evento del genere non si auto-alimenta. Ha bisogno dei migliori e di un battage promozionale basato su certezze, e non su speranze. Detto che l'evento ha rischiato di saltare già quest'anno, Bhupathi dovrà trovare un modo per rilanciarlo in fretta. L'alternativa è ammettere che l'IPTL, nonostante le risorse economiche e qualche innovazione interessante, è un format che non funziona.