Da Monte-Carlo, Giorgio Spalluto
I giocatori mancini, se si esclude Nadal, rappresentano davvero un duro ostacolo per Federer? La domanda, più che legittima, era sorta all’indomani delle dichiarazioni dello stesso svizzero rilasciate dopo la scoppola subita a Miami dal numero 1 del mondo. “Quando gioco contro Rafa, devo apportare degli accorgimenti al mio gioco. Succede contro tutti i mancini”. Una sindrome mancina, quella desumibile da queste parole, che in realtà non è giustificata dal passato dello svizzero contro i giocatori “sinistrorsi”. Escludendo Rafa, infatti, Roger vanta un bilancio migliore contro i giocatori mancini che contro quelli destri. L’ultimo tiro “mancino” prima di quello odierno risaliva, infatti, al gennaio del 2003, quando fu sconfitto da Franco Squillari.
Prima o poi, dopo 8 anni, sarebbe dovuto succedere. Era difficile prevedere che il protagonista di un simile exploit potesse essere Jurgen Melzer, sempre battuto nei tre confronti diretti disputati tutti lo scorso anno (ma nessuno sulla terra), senza peraltro racimolare alcun set e oggi vincitore con un doppio 6-4, dopo un’ora e 44 minuti.
Il gioco troppo brillante dell’austriaco non sembra poter impensierire l’elvetico. E, invece, Melzer ha confermato ancora una volta come il suo status di Top 10 sia tutt’altro che casuale o frutto di altrui “vacatio”. A 30 anni sembra davvero aver raggiunto l’apice di una carriera che si annunciava foriera di successi dopo la vittoria al torneo junior di Wimbledon 1999, ma che nei successivi due lustri era stata costellata quasi esclusivamente da delusioni. Dodici mesi or sono, Jurgen non poteva vantare nemmeno lo straccio di un ottavo di finale in uno slam.
Con la vittoria odierna su Federer, Melzer completa un tris di successi che in pochi possono vantare, contro i primi tre giocatori del mondo. Prima la vittoria su Djokovic a Parigi nei quarti, poi quella ai danni di Nadal a Shanghai, infine quella monegasca su un Federer incapace di sfruttare le tante occasioni a disposizione. Su tutte, spiccano le 7 palle break non concretizzate, giunte tutte in momenti topici. Le prime tre, infatti, svaniscono nel game successivo al break subito nel sesto gioco del primo set.
L’austriaco, che dopo il primo game aveva chiesto l’intervento del medico per un problema alla schiena, sembra molto più a suo agio nel gestire le folate di vento che oggi spazzano il Country Club. L’anticipo costante con il rovescio della testa di serie numero 7, sorprende regolarmente Federer, punito ogni qual volta i suoi colpi rimangono corti.
Le ben note capacità di volleatore consentono a Melzer di aggredire costantemente Roger il quale è sempre costretto a rincorrere, non solo nel punteggio. Nel decimo gioco del primo parziale, Melzer conferma, una volta di più, di essere maturato anche a livello mentale. Chiamato a servire per chiudere la prima partita, Jurgen mette a segno il primo ace dell’incontro sul 15-30 e annulla l’ennesima palla break, approfittando di una corta risposta di Federer.
Il secondo set ha una trama non dissimile. Il vento spira in maniera talmente intensa da sollevare molta terra, rendendo il campo molto più rapido. Il break che deciderà l’incontro giungerà nel terzo gioco. Federer scialacqua due chance per rientrare in carreggiata nel sesto gioco, vittima del classico schema tante volte utilizzato da Nadal nei suoi confronti: servizio a uscire da sinistra e dritto lungolinea dall’altro lato del campo. La settima e ultima palla break non concretizzata, giunge nell’ottavo gioco. Un dritto in corridoio pone fine alle velleità di rimonta di Federer e dà il la ai festeggiamenti dell’austriaco, che da lunedì prossimo salirà al numero 8 del ranking, qualsiasi sia il risultato del prossimo match contro Ferrer, contro cui è sotto 2-3 nel bilancio dei precedenti, ma ha vinto gli ultimi due confronti diretti.
Cosa dirà un giorno a suo figlio? Che avrà battuto Roger o Rafa? “Beh, se proprio non posso scegliere entrambi, prendo Federer”. Roger, come spesso accade quando viene sconfitto in modo inatteso, si è presentato in conferenza stampa pochissimi minuti dopo la sconfitta, senza mostrarsi troppo dispiaciuto (ascolta l'audio cliccando sul rettangolino in basso): "C'era molto vento ma c'era sia per me e per lui. La verità è che non mi aspettavo granchè da questo torneo. Ora tornerò in Svizzera sperando che il meteo mi assista, altrimenti mi allenerà indoor".
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