Una ricercatrice dell’Australian National University ha ammonito gli organizzatori dell’Australian Open, definendo inaccettabile l'attuale politica sulla sospensione per caldo eccessivo. Ma Craig Tiley è sereno: “ci aspettiamo appena tre giorni sopra i 35 gradi”.Stagione australiana significa anche caldo. Tanto, ogni anno di più, con tassi di umidità ai limiti della sopportazione umana. Una questione che tocca tutti i tornei del primo mese dell’anno, specialmente l’Australian Open, dove gli uomini giocano sulla lunga distanza, e possono rimanere in campo anche per quattro o cinque ore. Non sono così rari i casi di giocatori svenuti in campo, o colpiti da vomito o allucinazioni, così come di malori fra raccattapalle o giudici di linea, che lavorano a rotazione in turni di mai più di un’ora, ma a fine giornata sono comunque quelli che i campi bollenti li hanno calcati più a lungo. Durante l’edizione 2014 del torneo è circolata addirittura la foto di un uovo al tegamino cotto direttamente sul Plexicushion azzurro, che può raggiungere temperature veramente elevate. Sono i tantissimi esempi di una situazione delicata da affrontare, e che ogni anno fa nascere un dibattito sulle regole da osservare qualora le temperature si facciano troppo calde per giocare. Al momento, nel rulebook del primo Major dell’anno si legge che la cosiddetta ‘heat policy’ scatta solo nel momento in cui la temperatura superi i 40 gradi centigradi, oppure il Wet Bulb Global Temperature – un valore misurato con una media fra caldo, umidità e velocità del vento – superi la soglia di 32.5. In questi due casi, il supervisor ha la facoltà a fine set di sospendere l’incontro o, qualora ci sia (ovvero Rod Laver Arena, Margaret Court Arena e Hisense Arena), di far avviare la procedura per la chiusura del tetto. Lo scorso anno ce n’è stato bisogno poche volte, perché non ha fatto caldo nell'edizione 2014, tanto che una temperatura media di 24,5 gradi centigradi nell’arco della manifestazione ha permesso agli organizzatori di festeggiare il nuovo record di spettatori, ma qualche anno fa è capitato anche che la media si assestasse oltre dieci punti più in alto, fino a un terribile 34,7°C, con il picco a 42,2°C. Condizioni veramente disumane anche per atleti professionisti, freschi e allenatissimi.
“SOLO TRE GIORNI SOPRA I 35 GRADI”
È proprio per questo che secondo alcuni esperti i valori attuali andrebbero abbassati. Negli ultimi giorni, a tuonare contro gli organizzatori è stata Liz Hanna, ricercatrice dell’Australian National University, che ha definito inaccettabile la politica attuale, che obbliga i giocatori a competere in condizioni estreme. “Il corpo dei giocatori – ha detto – è il loro strumento di lavoro. Quando ci sono giornate che si avvicinano ai 40 gradi, è inappropriato obbligarli a scendere in campo. Se si vuole essere corretti e rispettare il loro lavoro, in determinati giorni non si dovrebbe farli giocare”. Secondo la dottoressa Hanna, il valore di Wet Bulb che dovrebbe far scattare la sospensione si aggira intorno ai 28 punti, come in altri sport: oltre 4 punti in meno rispetto al 32.5 attuale. Tuttavia, gli organizzatori non sembrano aver alcuna intenzione di modificare la ‘heat policy’ stabilita per l’edizione 2015 e da poco ribadita, confortati dalle previsioni di Bob Leighton, meteorologo ufficiale dell’evento. “L’Australian Open 2016 – ha detto il direttore del torneo Craig Tiley – si giocherà in condizioni normali per l’estate australiana. Ci aspettiamo appena tre giorni nei quali la temperatura supererà i 35 gradi, mentre in tutti gli altri si dovrebbe aggirare intorno ai 25. Le condizioni perfette per giocare a tennis. Ci aspettiamo anche qualche pioggia e alcuni temporali, ma la presenza di tre tetti retrattili è fantastica, ci ha permesso di rendere impermeabile il nostro torneo”. Tiley ha aggiunto che per i giorni più caldi sono state allestite delle nuove zone d’ombra per gli spettatori, ai quali l'evento australiano è sempre uno dei più attenti in assoluto. “La heat policy, identica allo scorso anno, sarà applicata come sempre su discrezione del supervisor, tenendo conto della situazione nel momento in cui la sospensione diventa possibile e anche delle previsioni per le ore successive”. Insomma, nulla di nuovo all’orizzonte. Anche se gli avvertimenti sono sempre di più.
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