In un’intervista esclusiva a La Stampa, Daniil Medvedev si racconta tra il torneo di Montecarlo e le prossime Olimpiadi che lo vedranno competere senza bandiera
In campo sembra sempre arrabbiato, ma quando mette da parte la racchetta toglie i panni del giocatore e veste quelli di un ragazzo cordiale ed educato. In un’intervista esclusiva a La Stampa a cura del direttore Stefano Semeraro, Daniil Medvedev si racconta dal Country Club di Montecarlo tra la partecipazioni alle prossimi Olimpiadi, il confronto con Jannik Sinner e i tanti compromessi che deve fare per dividersi tra il campo da tennis e il ruolo di padre. “La cosa più difficile da gestire sono le energie e il tempo. Prima magari con i bambini passavi il kids day del torneo, ma se avevi un’ora libera potevi buttarti sul divano. Ora invece hai una persona in più di cui occuparti. Mia moglie in questo mi aiuta molto“.
La terra non è sicuramente la sua superficie preferita – lui stesso si definisce uno specialista del duro – ma dal trionfo a Roma dello scorso anno qualcosa sembra essere cambiato. “Sono arrivato il giovedì e mentre mi allenavo, all’improvviso, ho iniziato a non sbagliare più e a sentirmi a mio agio: non ho più smesso fino alla finale. Prima sulla terra mi deprimevo, ora cerco di adattarmi”. Un adattamento quanto mai importante in questa stagione, visto che le Olimpiadi di Parigi 2024 si giocheranno proprio sul rosso dei campi del Roland Garros. Daniil Medvedev potrà partecipare, seppure senza la possibilità di gareggiare sotto la bandiera russa e quindi escluso dalla cerimonia d’apertura. “A Tokyo mi sono detto che se avessi avuto un’altra occasione, non me la sarei fatta scappare: rappresentando chi avrei potuto, con o senza bandiera. Ci sono cose ingiuste nella vita, per non parlare della politica. Io so adattarmi bene, cerco di vivere al meglio e di rendere felici le persone che mi circondano”.
Infine non poteva mancare una battuta su Jannik Sinner, l’unico capace di battere Medvedev cinque volte consecutive. “Jannik gioca meglio e sbaglia meno. Ha sempre avuto la potenza per piazzare colpi vincenti, ora che commette meno errori diventa difficile fargli un punto. Non so se è una questione mentale, di allenamento, di maturità. Non ho nulla da rimproverarmi, e sono quasi contento che ci sia qualcuno in grado di battermi cinque volte di fila. Per me si tratta di una bella sfida e non vedo l’ora di prendermi la rivincita”.