Si dice che i tornei ATP nella settimana precedente a uno Slam non abbiano grosso valore. In certi casi possono essere addirittura dannosi, perché impediscono di presentarsi in tempo e ambientarsi in modo adeguato. Può essere vero per i migliori, ma non ditelo a Daniil Medvedev. Tra Sydney e Winston Salem, il russo ha intascato la bellezza di 500 punti ATP che sono la base della sua classifica e rappresentano il 40% del suo bottino. E pensare che il russo, durante il primo turno in North Carolina, ha avuto pensieri negativi. Si trovava in vantaggio 6-4 5-0 contro Mirza Basic, ma in quel momento si è reso conto di essere stanco. “Faceva molto caldo e c'era grande umidità, allora ho pensato a come avrei fatto a vincere sei partite per aggiudicarmi il torneo”. Tanto è bastato per permettere al bosniaco di riavvicinarsi fino al 5-4 (col servizio a disposizione). “E allora mi sono detto: 'Ok, evidentemente non è il mio torneo'”. Invece l'ha portata a casa e ha intascato altre cinque partite per arrivare a sollevare il suo secondo trofeo nel circuito maggiore, battendo Steve Johnson in finale con un doppio 6-4. “Trovo questo risultato incredibile – ha detto Medvedev, soltanto omonimo dell'ex numero 4 ATP – a inizio settimana non pensavo che fosse possibile: stavo giocando bene, ma non mi sentivo nella forma giusta per vincere un torneo. Ho iniziato piano, avrei potuto anche perdere al primo turno. Invece ho vinto il torneo senza perdere un set: risultato davvero sorprendente, ne sono lieto”. Una volta preso il ritmo, Medvedev è stato quasi ingiocabile: non ha perso il servizio negli ultimi due match e ha confermato di trovarsi bene contro Steve Johnson, battuto per la quarta volta in cinque scontri diretti.
DANIIL DISINNESCA STEVE
Nell'ultimo scontro diretto, giocato un paio di mesi fa a Eastbourne, si era però imposto l'americano dopo essersi costruito otto palle break in 76 minuti. La chiave della finale di Winston Salem è stata questa: Medvedev è stato inavvicinabile al servizio, concedendo una sola palla break all'americano, peraltro annullandola. In risposta, un break per set gli è stato sufficiente per vincere il torneo. Sin dai primi punti, è parso chiaro che le possibilità di Johnson sarebbero passate dalla sua capacità di uscire dallo scambio rovescio contro rovescio. D'altra parte, l'americano è uno dei giocatori più asimmetrici del tour: fortissimo con il dritto, vulnerabile con il rovescio. Viste le difficoltà con il rovescio in topspin, si è spesso rifiugiato nello slice per trovare il tempo di spostarsi sul dritto. La capacità di Medvedev è stata di concedere poche chance in questo senso. E quando Johnson ci riusciva, la palla del russo era bassa e dunque difficile da attaccare. “Devo ammettere che Daniil ha giocato davvero bene – ha ammesso Johnson – non ha commesso molti errori e, purtroppo, non è stata la mia giornata migliore. Ma è la vita. Non ho interpretato bene alcuni punti importanti e spero di sistemare certi aspetti in vista dello Us Open”. Tra l'altro, Johnson sperava di diventare il nono giocatore dal 2010 a vincere tutte le tre finali giocate in stagione. L'ultimo americano a riuscirci era stato Sam Querrey nel 2010. A New York esordirà contro Denis Istomin, reduce dalla vittoria ai Giochi Asiatici (ha giocato la finale in Indonesia nella giornata di sabato), in vista di un potenziale secondo turno contro Dominic Thiem. Da parte sua, Medvedev è atteso da un derby russo contro Evgeny Donskoy.
ATP WINSTON SALEM – Finale
Daniil Medvedev (RUS) b. Steve Johnson (USA) 6-4 6-4