Le parole del tennista russo sui comportamenti in campo e gli scatti di ira durante la sfida con Karen Khachanov a Doha

Foto Ray Giubilo

Seppur con qualche difficoltà, Daniil Medvedev è riuscito a superare Karen Khachanov al primo turno del Qatar ExxonMobil Open, il torneo ATP 500 che si sta disputando sul cemento di Doha. Il tennista russo si è imposto in rimonta nel derby con il punteggio di 4-6 7-5 6-3 gestendo i momenti complicati e alcuni scatti d’ira che avrebbero potuto compromettere il match.

In un’intervista con L’Equipe dopo la sua vittoria, Medvedev ha riflettuto sul comportamento in campo, ben differente da quello fuori dal campo: “È un po’ come se fossi bipolare. Quando sono in campo, sono molto concentrato e l’adrenalina scorre. Fuori, invece, non c’è più adrenalina e quando è così, sono tranquillo. Non vedo perché dovrei arrabbiarmi. Ma in campo, è una storia diversa. È così da quando ero molto piccolo e lo trovo anche in mia figlia Alisa. Ho lavorato con persone, psicologi. Forse deriva dalla mia infanzia, o da qualcos’altro. Ma sì, anche se non abbiamo ancora finito di educare nostra figlia, a volte si comporta come me. Forse è genetica“.

Il russo ha aggiunto: “In campo combatto fino alla morte, gioco per vincere, per essere competitivo. Possono succedere cose che ti fanno arrabbiare. Ero arrabbiato perché ho visto che avrei perso il primo set e ho sentito che stavo giocando male. Ho cercato di riconcentrarmi, ma non mi sentivo bene. In campo, ci vuole così tanta energia per rimanere concentrati. Ma in questo momento, sono molto felice di aver vinto e poter tornare in campo per un’altra partita. Dove dovrò concentrarmi di nuovo“.