Un gruppo di amici che ha dato vita al movimento tennistico italiano di prima e seconda categoria negli anni ’70, si raduna tutti gli anni, ai primi di settembre, a Grado, dove vive il fondatore del gruppo Fabrizio David. Ma che fine hanno fatto tutti questi “vecchi tennisti”? Il tennis li ha aiutati ad avere successo nel lavoro e nella vita nei più disparati mestieri: iniziamo a scoprire come. Il nostro primo ospite è Mauro Ricevuti

Mauro, qual è la miglior classifica che hai raggiunto?

«Nel 1978 sono stato A nazionale, praticamente ho giocato solo 4 tornei perchè ho avuto un infortunio gravissimo ad inizio anno e mi sono dovuto operare con risultati disastrosi»
Quali erano i tuoi obiettivi? Sei soddisfatto di quello che hai ottenuto?

«Avevo 22 anni, all’inizio pensavo di giocare 7, 8 anni consolidando la permanenza in serie nazionale e poi , eventualmente , rivedere i programmi. Non sono ovviamente soddisfatto di come sono andate le cose perché l’infortunio si è rivelato molto invalidante, ma le successive scelte professionali, sempre nel settore tennis hanno, in parte, compensato la grande delusione».
Fino a che età hai fatto agonismo?

«Pur lavorando – il primo incarico in Fit risale al 1980, nei fine settimana da B1 mi sono tolto qualche soddisfazione, con 3 titoli italiani e 2 finali a squadre, anche se l’infortunio mi ha comunque condizionato molto. Un titolo se lo sono vinto da soli gli altri membri di uno squadrone dove ho fatto da comparsa: Raimondo Ricci Bitti , Graziano Risi, Vincenzo Naso, Massimo Cierro, Grassotti…».

Quali sono stati i tuoi migliori risultati?

«Quello che mi ha fatto pensare di provare a giocare un po’ più seriamente di come avevo fatto fino a quel momento è arrivato agli ultimi campionati di seconda, vinti da Vincenzo Naso alla Virtus Bologna, con un tabellone pazzesco e fortissimo. Da terza categoria invitato battei al primo turno la testa di serie n.1 Patrizio Parrini, che aveva vinto la settimana precedente i Campionati Europei. Passai ancora un paio di turni e poi, assolutamente impreparato, mi fermai prima dei quarti»

Quale attività svolgi oggi?
«Dopo una parentesi di 30 anni oggi lavoro ancora con la federazione tennis. L’incarico più importante è a SuperTennis tv come commentatore tecnico e talent nelle varie trasmissioni».

Il tennis ti ha aiutato nella vita?
«Se il tennis mi ha aiutato? Credo che il tennis sia la mia vita, la mia passione e io devo a questo mondo tutta la mia riconoscenza. Spero di ricambiare applicandomi in ogni situazione per ripagare e aiutare tutto il movimento tennistico a diventare sempre più importante».

Cosa suggerisci ai giovani che oggi vivono le tue esperienze di 40 anni fa?
«Pazienza, dedizione, impegno, perseveranza. E comunque di non focalizzare le proprie attenzioni, ansie e aspettative esclusivamente sui risultati e sul ranking. Il tennis è uno sport che va vissuto con passione, amore, divertimento e che puo dare tante soddisfazioni anche oltre i due aspetti sopracitati. Nel nostro meraviglioso gruppo ci sono notai, direttori commerciali , imprenditori, fotografi e tante altre bellissime figure professionali. Il tennis, in tutte queste storie, ha dato il suo contributo».