Intervista al 23enne veneziano, protagonista di un super 2010 con più di 200 posizioni scalate in un anno. E il meglio deve ancora venire…

di Roberto Bonigolo

 

Una stagione agonistica, quella del 2010, davvero da sogno e senz’altro esaltante per il 23enne atleta veneziano Matteo Viola, punta di diamante dell’intero movimento veneto, con risultati che lo hanno portato a ridosso della posizione numero 200 del ranking mondiale (ha chiuso infatti l’annata al n. 213 Atp, e ora è al best ranking, 208) catapultandolo anche al decimo posto nella classifica assoluta nazionale. Oltre duecento scalini saliti in quest’ultima stagione (era partito dal n. 421 a fine 2009) grazie ad una serie di exploit che ne hanno confermato la stabile e progressiva ascesa, alternandosi tra Futures, Atp Challenger e ancora più in su sino a disputare le qualificazioni agli US Open.

In effetti – confessa Matteo – si è trattato di un’ottima annata, la migliore sino ad ora della mia carriera professionistica ed i risultati si sono visti anche in termini di ranking. Nel 2011 punto senz’altro a giocare un maggior numero di tornei Challenger, visto che la classifica mi permette ora di entrare direttamente nel main draw, e a disputare le qualificazioni dei tornei maggiori Atp nonché di qualche Slam …”. Il tutto è cominciato – per limitarci ai risultati più eclatanti – con una tournèe americana all’inizio stagione dove ha infilato la prima perla nella sua personale collana con il successo nel 10.000 dollari di Miami in Florida, poi – al rientro in suolo italico – ha confermato lo stato di forma nel suolo natio di Mestre (vittoria sia in singolo che in doppio nel 10.000) per proseguire vittoriosamente nell’altro Futures da 15.000 dollari di Modena e chiudendo con il successo nel 15.000 di Este. Questo per quanto riguarda le vittorie assolute. Ma il bottino avrebbe potuto essere ben più sostanzioso se Matteo avesse sfruttato alcune occasioni che ancor oggi gridano vendetta: ci riferiamo al Challenger da 30.000 euro nel mese di aprile a Roma, dove al secondo turno ha sprecato alcuni matchpoint contro Filippo Volandri (poi trionfatore del torneo) e all’altro Challenger da 42.500 euro di montepremi a Palermo, dove anche qui ha avuto modo di farsi notare ma non ha sfruttato altri matchpoint in semifinale contro l’austriaco Fischer. Come si vede, margini di ulteriore miglioramento sembrano proprio essercene, come confessa e si augura lo stesso Matteo, che a fine stagione si è concesso una opportuna pausa di riflessione dedicata alla preparazione invernale (sempre con il coach Andrea Mantegazza al CS Plebiscito di Padova). Pausa peraltro quest’anno relativamente breve. Magari curando in particolare il servizio, un po’ la nota dolente dell’atleta veneto. “Sto convivendo da tempo purtroppo – si lamenta Matteo – con alcuni problemi alla schiena che non sempre mi permettono di giocare al meglio, penalizzandomi soprattutto nel servizio”. Dopo alcune settimane trascorse nel recupero di un piccolo infortunio alla caviglia (subito nell’incontro di coppa a squadre di serie A con il TC Udinese contro Bolelli) e alla consueta preparazione atletica, Matteo ha ora un programma ambizioso, ricordando il suo primo Slam. “Gli US Open sono stati davvero un’esperienza incredibile e credo che nei tornei dello Slam si respiri l’aria del tennis che conta veramente: spero davvero di poter avere ancora tante occasioni per giocarne altri”.

 


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