L'incubo scommesse è tornato. Due mesi dopo i casi di Nicolas Kicker e Federico Coria (le cui condanne, di proporzione ben diversa, sono state ufficializzate a giugno), un altro argentino finisce nella rete della Tennis Integrity Unit. Si tratta di Patricio Heras, attuale numero 306 ATP, giocatore non troppo noto e senza un grande passato, visto che è stato al massimo numero 269. La curiosità è che Heras è risultato colpevole di match-fixing nello stesso torneo fatale a Kicker: il Challenger di Barranquilla, Colombia, giocato nel settembre 2015. La TIU ha effettuato le dovute indagini e l'udienza, davanti al giudice preposto per questi casi (Jane Mulcahy QC), si è tenuta a Londra lo scorso 6 aprile. Per Heras si mette male: la sua posizione sembra peggiore di quella di Coria, ma forse meno grave rispetto a Kicker, che ha rischiato seriamente la radiazione. Tra l'altro, non è da escludere che i due fatti siano collegati: nell'unica intervista rilasciata dopo la sua condanna (6 anni, di cui 3 sospesi: farà ricorso al CAS di Losanna), Kicker ha detto che a metterlo nei guai era stato un altro tennista argentino, spifferando informazioni a suo dire fasulle. Chissà che quel tennista non fosse proprio Heras, il cui principale capo d'accusa è l'aver aggiustato il risultato di una partita. Molto probabilmente, si tratta del match perso a Barranquilla contro l'altro argentino Facundo Mena, col punteggio di 7-6 6-0. Heras non è accusato solo di quello, ma anche di non aver denunciato diversi approcci e tentativi di corruzione ricevuti tra agosto e settembre 2015 (colpa meno grave, quella per cui è stato sospeso Federico Coria). Non c'è ancora la sentenza: la TIU si è limitata a scrivere che Heras è da definirsi colpevole, e la stessa Mulcahy stabilirà l'entità della squalifica.
LE TRE VIOLAZIONI DI HERAS
Per adesso, l'argentino vede sospesa la sua attività con effetto immediato. A partire da oggi, Heras non potrà partecipare e nemmeno recarsi nei luoghi dove si gioca un torneo internazionale. Sono tristemente noti gli articoli del Tennis Anti Corruption Program in cui Heras è caduto: il D.1.d, secondo cui nessuno può condizionare o cercare di condizionare qualsiasi aspetto di qualsiasi partita, il D.2.a.i, secondo cui chi riceve offerte di denaro in cambio di informazioni, o comunque di alterare il corretto svolgimento di un match, deve immediatamente avvisare la Tennis Integrity Unit. A supporto di questo articolo, il D.2.c sostiene che il mancato avviso, obbligatorio, è considerato alla stregua di un atto di corruzione. Leggendo tra le righe, si nota che Heras non è accusato – come invece capitato a Kicker – di non aver collaborato con le indagini. Siamo nel campo delle fantasie, ma non è da escludere che lo stesso Heras, magari per alleggerire la sua posizione, abbia dato qualche informazione su altri giocatori. Visto che il suo “match-fixing” si sarebbe svolto proprio a Barranquilla, è inevitabile collegare i due casi. Heras compirà 30 anni il prossimo 21 gennaio e quest'anno ha svolto prevalentemente attività nei Futures, vincendo un torneo ad Hammamet (curiosamente, la settimana prima di essere ascoltato dal giudice) e cogliendo un'altra finale. A livello Challenger, il suo miglior risultato è stato il quarto di finale a Roma, dove peraltro era entrato in tabellone come lucky loser. Questa settimana era impegnato al torneo di Tampere, in Finlandia, ma ha perso al primo turno. Come sempre, la TIU ha chiuso il suo comunicato scrivendo che è stata adottata la linea “tolleranza zero”. Sarà pure vero, ma per adesso sono stati processati e condannati soltanto giocatori di seconda fascia. Chissà se saranno mai smascherati giocatori di maggior nome, livello e prestigio. Ammesso che ci siano davvero dei colpevoli a livello più alto, obviously.