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A livello di emozioni la prima semifinale del Canadian Open non è stata la miglior partita del mondo, come spesso accade quando in campo c’è un giocatore come Anderson, poco personaggio e dal tennis poco appariscente. Se il servizio funziona sono problemi per l’avversario, se non funziona lo sono per lui. In 2 ore e 48 minuti è andato in tilt solo una volta, nel terzo game del secondo set, quando Tsitsipas si è preso il primo break della partita e se l’è fatto bastare per portarla al terzo set, dopo che nel primo si era bevuto un vantaggio di 4-2 al tie-break, regalato da un nastro vincente ma tornato al mittente a causa di un diritto steccato. Le emozioni sono arrivate solamente nel terzo set, quando il pubblico ha capito che Stefanos ce la poteva fare sul serio nonostante la fatica, e l’ha spinto verso l’ennesima impresa di una settimana che profuma tanto di punto di partenza. Perché oltre alla faccia da bravo ragazzo e al suo tennis splendido, forgiato da papà Apostolos e da circa tre anni anche dall’occhio attento di Patrick Moutratoglou e del suo team, del (quasi) 20enne di Atene piace la capacità di gestire le situazioni, e di tirare fuori il massimo del suo tennis nei famosi punti importanti. Come sulle due palle-break concesse nel sesto gioco: sulla prima gli ha dato una mano Anderson, ma sulla seconda se n’è uscito bene lui e nel rush finale è stato superiore, con tutto il pubblico dalla sua parte. Il 32enne di Johannesburg ha tremato in avvio di tie-break, commettendo un doppio fallo, mentre lui l’ha fatto sul 6-4, a un passo dal traguardo, restituendo il favore e dando al sudafricano la possibilità (colta al volo) di cancellare con servizio e diritto anche il secondo match-point. Ma in barba alle occasioni gettate al vento ha comunque vinto lui, conquistando tre punti di fila dal 6-7.
Tsitsipas ha guardato in faccia la tensione e l’ha sconfitta firmando il 7-7 grazie a uno splendido rovescio incrociato vincente (“veramente era match-point? Oh m***a, non me n’ero accorto”, avrebbe detto in conferenza stampa), poi ha servito l’ace più prezioso della sua carriera, e nell’ultimo punto ha raccolto l’errore di Anderson, che gli vale la finale e un posto fra i primi 15 del mondo. Roba da non credere per uno che solo a gennaio era numero 91 ATP, e alle ultime Next Gen Finals era presente solo come riserva, perché i cavallini su cui puntare parevano soprattutto altri. Quest’anno, invece, salvo sorprese sarà presente a Milano da favorito numero uno: la testimonianza migliore per comprendere gli enormi progressi compiuti nell’ultimo anno, venuti a galla tutti nello stesso torneo. Ma guai a pensare che sia casualità o fortuna. Era da tempo che si diceva che la sua ora sarebbe arrivata, ed eccola qua, con la possibilità di andare a prendersi un titolo importantissimo come primo successo a livello ATP (affronterà il vincitore di Nadal-Khachanov) ma soprattutto con addosso gli occhi e il tifo del pubblico di mezzo mondo, che vede in lui un raggio di sole nella tempesta di picchiatori monocorde che rischiano di affollare il tennis del futuro. Tsitsipas ha tutto per fare centro, compreso l’aspetto da belloccio che sicuramente non passa (e non passerà) inosservato e anche i piedi per terra, e la voglia di rimanere comunque un ragazzo normale, legato alla sua famiglia e alla sua terra. Quel ragazzo che meno di venti giorni fa apriva una raccolta fondi per aiutare l’Attica devastata da un incendio e un amico rimasto coinvolto nel rogo, e che fino a qualche tempo fa gestiva una pagina su Facebook in cui pubblicava e commentava i risultati dei grandi. Ha smesso un annetto fa, forse quando ha capito che poteva diventare sul serio uno di loro.
MASTERS 1000 TORONTO – Semifinali
Stefanos Tsitsipas (GRE) b. Kevin Anderson (RSA) 6-7 6-4 7-6
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