Se vuole avere sul serio la chance di puntare alla top-10 ATP, Fabio Fognini deve fare bene con continuità nei tornei più importanti del calendario. Ci prova a Toronto, dove all'esordio ha vinto una buona partita contro Steve Johnson, allungando a cinque la sua striscia di vittorie consecutive sul cemento. Non gli era mai successo.Come abbiamo scritto qualche giorno fa, per coronare il miglior momento del tennis italiano maschile nell’era post Panatta mancherebbero due traguardi: una finale Slam e un giocatore capace di arrivare fra i primi 10 del mondo. Cecchinato è stato l’azzurro ad andare più vicino al primo, mentre Matteo Berrettini sembra il candidato più credibile per agguantare in futuro il secondo, ma per il momento il faro del nostro tennis resta indiscutibilmente Fabio Fognini. Perché è il più avanti di tutti in classifica, è il più esperto e il più (sportivamente) maturo, ed è anche quello con i mezzi tecnici migliori. E allora vien di nuovo da chiedersi se il tanto atteso posto nella top-10 non possa prenderselo lui: la classifica – per ora – risponde con un secco no, visto che in questo momento servirebbero oltre 1.200 punti, più della metà dell’intero bottino di Fabio, ma le potenzialità mostrate negli anni dal ligure lasciano viva una piccola speranza. Quel che è certo è che, a meno di un exploit, le possibilità di Fabio di riuscirci passano dai tornei di maggior prestigio. La sua “break down” parla chiaro: oltre la metà dei punti che formano la sua classifica provengono dagli ATP 250, attualmente 1.170 su 2.190. Dato che è irrealistico pensare di vincere più di 3-4 tornei nello stesso anno (lo dicono le statistiche: solo alcuni dei top-10 ce la fanno), ne consegue che per crescere ancora è necessario trovare maggior continuità negli appuntamenti più importanti. Significa fare ancora meglio negli Slam e Masters 1000 come la Rogers Cup di Toronto, dove l’azzurro ha conquistato il secondo turno con un convincente successo su Steve Johnson, regolato con un doppio 6-4.QUINTA VITTORIA DI FILA SUL CEMENTO
Il 3-0 nei precedenti contro lo statunitense era un ottimo punto di partenza, che Fognini ha ribadito fotocopiando il match di due anni fa, sempre in Canada. Allora era reduce dal titolo a Umago, con tanto di testa rasata a zero per pagare una scommessa, mentre stavolta ci è arrivato dopo il successo a Los Cabos, ma senza i codini portafortuna. Look a parte, quel che conta è che l’azzurro ha giocato un match davvero ordinato, tenendo a distanza un avversario che specialmente sul cemento americano sa come essere pericoloso. Malgrado la stanchezza che si porta appresso dal Messico, Fognini ha condotto le operazioni con tranquillità e senza sbavature, e con un diritto da 19 colpi vincenti (dei 26 totali), arma perfetta per replicare alle bordate di Johnson, in difficoltà contro un avversario più bravo di lui sia a difendere sia a offendere. Fabio ha perso la battuta solo una volta, pasticciando con un paio di doppi falli nel secondo game del match e restituendo immediatamente il break conquistato in apertura, ma da lì in poi non ha più sbandato. Gli è bastato un break per set per spuntarla in 82 minuti e allungare a cinque la sua striscia di vittorie consecutive sul cemento. È vero che le prime tre non sono arrivate contro dei fenomeni, ma nella sua intera carriera non gli era mai capitato. Ora, da testa di serie numero 14, Fabio se la vedrà con uno fra Chardy e il padrone di casa Shapovalov, per conquistare (almeno) un posto agli ottavi di finale, guadagnarsi una nuova sfida contro Del Potro e soprattutto mettere punti in cascina in un torneo dove non ha mai fatto bene. Per assurdo, quello del Canada è stato il primo Masters 1000 in assoluto cui riuscì a farsi notare, arrivando agli ottavi di finale nel 2007, ma da allora fra Toronto e Montreal non è più riuscito ad andare oltre il secondo turno. È il momento di aggiornare la statistica.
MASTERS 1000 TORONTO – Primo turno
Fabio Fognini (ITA) b. Steve Johnson (USA) 6-4 6-4
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