La classifica dà ancora (per poco) ragione a Rafael Nadal, ma il tennis mondiale ha ritrovato il suo leader, e risponde al nome di Novak Djokovic. Il serbo trionfa anche a Shanghai, superando in finale Borna Coric, e sembra un parente stretto del giocatore capace di dominare in lungo e in largo fra 2011 e 2015.Sembra di essere veramente tornati al 2011, o se preferite al 2015. Gli altri giocano, Novak Djokovic vince, e una stagione iniziata e proseguita fra tante difficoltà rischia di chiudersi comunque come una delle migliori della sua carriera. Il bilancio non lascia dubbi: 18 vittorie e 9 sconfitte prima di Wimbledon, 27 successi e un solo KO dall’inizio dei Championships, appena ritoccati al rialzo con un nuovo trionfo, al Masters 1000 di Shanghai, dove in finale ha superato Borna Coric con un doppio 6-4 ma soprattutto ha dato l’impressione – una volta di più – di essere tornato quella macchina perfetta già apprezzata in alcune fasi della sua carriera. È difficilissimo anche solo metterlo all’angolo o creargli delle difficoltà, figurarsi batterlo, missione che da quando è tornato il vero “Nole” è riuscita solo a Stefanos Tsitsipas, nella sua meravigliosa cavalcata a Toronto. Per il resto ci sono andati vicino in pochissimi, e nessuno a Shanghai, dove il campione di Belgrado ha chiuso il torneo senza mai cedere il servizio, con appena quattro palle-break concesse in cinque incontri. È la testimonianza di quanto poco abbia dovuto soffrire per mettere in bacheca il suo 32esimo titolo in un Masters 1000, e portarsi a un soffio dal ritorno in testa alla classifica ATP, a due anni dall’ultima volta. Prima di Wimbledon era numero 21 del mondo, poi ha raccolto oltre 6.000 punti in cinque tornei e lunedì sarà a soli 215 punti dalla vetta di Rafael Nadal. Con la possibilità di vederlo in campo anche a Basilea o Vienna, e la certezza che sarà il favorito numero uno sia a Parigi Bercy sia alle ATP Finals di Londra, sarebbe una grande sorpresa se a fine stagione lassù in cima non ci fosse il suo nome.SPARISCONO I DUBBI, RESTANO LE CERTEZZE
La finale con Coric è andata esattamente secondo il copione preparato da Djokovic: c’è stata bagarre, ma il croato non ha particolari armi tecniche per infastidire “Nole”, perché tatticamente gioca un tennis simile al suo, ma fa tutto un pochino meno bene. In più, all’elenco delle difficoltà si è aggiunto anche un fastidio alla coscia destra, evidenziato da una fasciatura presente già all’ingresso in campo e trattato dal fisioterapista fra primo e secondo set, che ha reso il suo compito ancora più difficile. Ha lottato, ce l’ha messa tutta tenendosi a galla anche in situazioni quasi compromesse, ma il successo non è mai stato un’opzione. Djokovic ha messo le cose in chiaro a metà secondo set, col break del 4-2, e ha chiuso il discorso in avvio di secondo set. Un Coric un tantino rallentato dal problema muscolare, e altrettanto spazientito dalla difficoltà a trovare varchi nel tennis del rivale, si è inventato un serve&volley sulla palla-break, ma ha giocato una pessima volèe e ha dovuto dire addio all’equilibrio. È riuscito comunque a restare in partita, nel sesto game ha anche avuto una palla del 3-3 e nel nono ha cancellato tre match-point di fila da 0-40 (al servizio), provando a instillare qualche piccolo dubbio nella mente alimentata a fiducia di Djokovic. Ma non c’è stato nulla da fare: il serbo gli ha sbattuto la porta in faccia sull’unica chance della partita, non si è lasciato intimorire dal tentativo di reazione nel finale e ha chiuso in un’ora e 36 minuti, aggiungendo un nuovo trionfo alla stagione della rinascita. Le perplessità si sono polverizzate, sostituite dalle enormi certezze che presto lo renderanno di nuovo il leader del tennis mondiale.
MASTERS 1000 SHANGHAI – Finale
Novak Djokovic (SRB) b. Borna Coric (CRO) 6-3 6-4
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