Il Masters 1000 più folle dell'ultimo decennio porta sulle nuvole Jack Sock: il 25enne del Nebraska rimonta un set a Filip Krajinovic, domina le fasi finali e in un colpo solo si regala i tre traguardi più importanti della sua carriera. Prima del torneo credeva di essere tagliato fuori dalla corsa alle ATP Finals, invece dalle retrovie ha fatto un miracolo.Caro Jack Sock, è tutto vero: primo titolo in un Masters 1000, top-10 e qualificazione per le ATP World Tour Finals. Se solamente sette giorni fa gli avessero anticipato uno dei tre traguardi entro la fine del 2017, lo statunitense sarebbe scoppiato a ridere, e con lui il 99% degli appassionati di tennis. Ma lo sport a volte è strano, e può capitare che i risultati inseguiti per una vita si presentino tutti insieme, nel medesimo momento. È un po’ ciò che è capitato al 25enne del Nebraska al Masters 1000 di Parigi-Bercy, grazie al successo per 5-7 6-4 6-1 nella finale contro il sorprendente Filip Krajinovic, partito addirittura dalle qualificazioni. Volendo fare un paragone, è come se Sock avesse fatto 6 al SuperEnalotto, con la differenza che la componente fortuna è quasi pari a zero, e il resto è tutto merito suo. In primis per non aver stracciato la schedina al primo turno, quando perdeva 5-1 al terzo contro Kyle Edmund, con le vacanze ad attenderlo dopo il match-point. E poi per averla custodita gelosamente partita dopo partita, estraendo un numero alla volta. Quando ha battuto Julien Benneteau ha capito che la vincita poteva diventare molto molto importante, e la finale contro Filip Krajinovic era un’occasione troppo grossa per accontentarsi del 5. È vero, il serbo a Parigi ha fatto miracoli, ma lui è più forte e una chance così potrebbe anche non capitargli mai più. Ci ha messo un set ad assimilare palcoscenico, tensione, obiettivi e aspettative, che gli sono andati di traverso prima nel sesto game e poi soprattutto nel dodicesimo, ceduti entrambi con un doppio fallo. Ma se nel primo Krajinovic gli ha restituito subito il favore, il secondo gli è costato il set e l’obbligo di inseguire. Una situazione che poteva fargli crollare tutto addosso, invece è servita a scuoterlo. DOMINA COL DIRITTO, VINCE COL ROVESCIO
La musica della finale, giocata in uno stadio pieno ma con un clima che ha risentito dell’assenza dei big (e di quel pizzico di tifo che scalda un po’ l’atmosfera), è cambiata già in apertura di secondo set, quando Sock ha finalmente attivato il drittone, la bolla di Krajinovic è scoppiata e il duello ha cambiato faccia. La pressione che nel primo set era tutta dalla parte dell’americano ha cambiato campo, e Krajinovic non ha avuto la forza di reagire. In un amen è finito sotto 4-1 e si è ritrovato al terzo, in cui la superiorità di Sock è diventata ancora più pesante, fino a condurlo a quel titolo in un Masters 1000 che negli Stati Uniti non vedevano da Miami 2010, uno degli ultimi grandi risultati di Andy Roddick. Il giocatore che Sock ricorda di più, perché sono entrambi del Nebraska, ma soprattutto per un tennis che vive quasi esclusivamente di servizio e diritto, con un rovescio un po’ troppo leggero per stare stabilmente a certi livelli. Eppure Roddick è stato numero uno del mondo, e Sock la finale l’ha risolta proprio con quello. Con un passante lungolinea si è preso la palla break del 2-1, trasformata con uno splendido passante di diritto in corsa; con un altro passante incrociato (di rovescio) ha bissato il break e poi ha navigato tranquillo sino alla vittoria, che rovina il sogno ATP Finals di Pablo Carreno Busta (non gli resta che sperare nel possibile forfait di Nadal) e all’O2 Arena ci porterà lui, da fresco numero 9 del ranking mondiale, a sei anni dall’ultima apparizione di Mardy Fish. “Se devo essere onesto – ha detto prima della finale – prima del torneo non sapevo nemmeno di avere ancora la possibilità di qualificarmi per il Masters”. Una condizione che l’ha aiutato a presentarsi a Parigi senza le aspettative che hanno tradito gli altri colleghi in corsa per le Finals, fino al miracolo. Anzi, i miracoli. Con tanto di numero 1 USA a fine anno. Giusto. Era già qualche stagione che Sock sembrava il più credibile di tutti, ma fra Isner e Querrey c’era sempre qualcuno che faceva meglio di lui. Ora non più.

MASTERS 1000 PARIGI BERCY – Finale
Jack Sock (USA) b. Filip Krajinovic (SRB) 5-7 6-4 6-1