Nadal lascia le briciole anche a Nishikori, e conquista l'undicesimo titolo a Monte Carlo, salendo a quota 31 successi nei Masters 1000. Per tutta la settimana è stato inavvicinabile, mostrando una superiorità impressionante. Se riesce ad avere benzina a sufficienza può puntare a vincere per la prima volta tutti i cinque grandi tornei sulla terra.C’è stata persino l’illusione che nella finale del Masters 1000 di Monte Carlo potesse esserci partita, quando un Kei Nishikori in versione muro di gomma ha strappato il servizio a Rafael Nadal ed è salito 2-1 nel primo set, invece quel break non è stato nulla più che un piccolo episodio isolato. Sulla terra battuta il numero uno non si batte. Punto. Se anche una delle migliori versioni di sempre di Roger Federer ha deciso di saltare per due anni di fila la stagione rossa, vuol dire che sono i suoi stessi rivali (big compresi) i primi a sapere di avere poche possibilità. Alla vigilia della finale Kei Nishikori si augurava di trovare una via per battere il maiorchino, ma – ammesso che la via esista – non ci è riuscito, finendo per fare la fine di tutti gli altri, con cinque game infilati a fatica nel borsone e il solito “ritenta, sarai più fortunato”. Nadal gliel’ha sussurrato mentre scagliava il rovescio vincente con cui ha firmato il 6-3 6-2 conclusivo, conquistando il titolo del Country Club per l’undicesima volta. Per questioni numeriche aveva fatto più notizia la “decima” dello scorso anno, perché per la prima volta nella storia del tennis era arrivata la doppia cifra di vittorie per un solo giocatore nello stesso torneo, ma il successo di quest’anno ha contorni ancora più impressionanti. Nadal si è preso il titolo stando in campo appena 6 ore e 50 minuti (solo nel 2007 gliene bastarono meno, esattamente sette), ha perso solo una volta quattro game nello stesso set, ma soprattutto ha ribadito a ogni singolo incontro di non essere nemmeno avvicinabile. Lui minimizzerà, dirà di aver fatto del suo meglio, di essere contento del titolo, che sono stati match complicati e bla bla bla, ma se ne rende conto benissimo. Ed è una delle migliori sensazioni che possa provare, a maggior ragione dopo essersi nascosto a causa degli infortuni dallo Us Open fino a inizio aprile. Magari gli avversari hanno anche l’impressione di giocarci alla pari, come successo nel primo set sia a Dimitrov sia a Nishikori, ma a conti fatti il punteggio racconta sempre una storia diversa. La stessa da almeno una dozzina d’anni. IDEA POKERISSIMO SULLA TERRA
Nishikori ha giocato un buonissimo primo set, confermando che quando dice di sentirsi vicino ai suoi livelli migliori non mente e riuscendo a forzare Nadal a giocare al massimo, ma non c’è stato nulla da fare. Il sorprendente 2-1 e servizio per lui si è trasformato in fretta un 5-2 Nadal, che ha preso gradualmente campo ed è stato bravo a non fare errori nei momenti delicati, quando nello scambio i due sembravano potersela giocare ad armi pari. Il problema è che ciò che Nishikori costruiva Nadal smontava, con la solita forza mentale e un fisico che a certi ritmi può reggere per ore e ore. Il giapponese, invece, ce l’ha fatta per una. La fatica dei quattro match al terzo set dei giorni scorsi (è arrivato in finale giocando esattamente il doppio dei game di Nadal: 128 a 64) si è fatta sentire, le gambe hanno perso rapidità, la brillantezza è via via andata sparendo e al numero uno del mondo è bastato infilare un paio di numeri da lontanissimo nello stesso game per trovare il break che ha deciso la partita. Dallo 0-1 è scappato di corsa sul 5-1, senza mai offrire una minima speranza all’avversario, e quando l’ultimo rovescio è ribalzato troppo lontano dai piedi di Nishikori si è lasciato andare a un bel sorriso, senza esagerare troppo con i festeggiamenti. Come se sapesse benissimo, già dal giorno in cui ha messo piede nel Principato, che la coppa del primo classificato sarebbe tornata a Manacor insieme a mamma e papà, mentre lui virerà su Barcellona per provare a firmare una “undecima” anche al Conde de Godò. Intanto, ha staccato di nuovo Novak Djokovic nella conta dei titoli Masters 1000, tornando al comando con 31, e ha messo subito le cose in chiaro su ciò che c’è da aspettarsi dalla stagione sulla terra battuta. Magari gli avversari non saranno i migliori in circolazione, ma “Rafa” è semplicemente di un altro pianeta. Così superiore da poter pensare addirittura al pokerissimo: Monte Carlo, Barcellona, Madrid, Roma e Parigi. Non ci è mai riuscito, ma se il fisico lo assistesse…

MASTERS 1000 MONTE CARLO – Finale
Rafael Nadal (ESP) b. Kei Nishikori (JPN) 6-3 6-2