Il ligure vince un match complicato contro Joao Sousa: parte bene, poi va in crisi e rischia di gettare tutto alle ortiche, ma nel terzo set torna il migliore in campo. Solo nel magico 2014 era riuscito a vincere quattro incontri nei due Masters 1000 sul cemento americano. Segnali di risveglio? Intanto, dopo quella mancata in California, c’è subito un’altra chance di ottavi: domenica sfiderà Chardy.Partiamo da un numero: era successo solamente nel suo magico 2014, l’anno che lo portò al numero 13 del mondo, di vedere Fabio Fognini portare a casa quattro match fra Indian Wells e Miami. Tre stagioni fa pesarono di più, perché – visto che partiva da testa di serie – gli consegnarono due ottavi di finale e 180 punti preziosissimi, mentre stavolta ci sarà un altro gradino da scalare. Ma intanto il ligure c’è, e seppur a modo suo, cioè soffrendo più di quanto potrebbe (o dovrebbe), si è regalato di nuovo la chance di conquistare gli ottavi di finale, sfruttando un tabellone che gli ha offerto una delle teste di serie più abbordabili: Joao Sousa. Fognini l’ha superato in un match non troppo diverso da quello vinto al primo turno contro Ryan Harrison, chiudendo per 7-6 2-6 6-3 e dando – seppur a corrente alterna – degli interessanti segnali positivi. Come se il lavoro svolto con Franco Davin stia iniziando a farsi intravedere qua e là, fra un picco di rendimento e un passaggio a vuoto, e l’azzurro debba solo trovare la strada per mostrare i passi avanti con maggiore continuità. Non si spiega altrimenti una partenza razzo da 4-0 e poi 5-1 in un amen, con l’avversario relegato a comparsa, come non si spiega altrimenti il fatto che per vincere proprio quel set abbia dovuto lottare fino al 10/8 del tie-break, cancellando ben tre set-point. Uno sforzo mentale (e fisico) che ha pagato nel secondo set, perdendo lucidità e reattività di piedi, ma col senno di poi è cambiato poco. L’importante era vincere un altro set dopo il primo, e Fabio ha portato a casa il terzo, lasciandosi sì riprendere da 2-0 a 2-2, ma poi mettendo il turbo sul 3-3. Ha tenuto la battuta, si è preso il break e poi ha chiuso alla Fognini, col brivido, risalendo da 0-30 nell’ultimo game e mancando due set-point. Ha tenuto i nervi saldi, ne ha conquistato un terzo e si è preso un successo prezioso.
A FORZA DI PROVARCI…
È solo la terza volta in carriera che Fabio conquista il terzo turno nel Masters 1000 della Florida, la prima senza partire da testa di serie. Per carità, non ha fatto nulla di eccezionale: ha battuto un Ryan Harrison che – a dispetto di quanto ci si attendesse dopo il successo a Memphis – è ancora lontano dal mantenere le tante promesse fatte in passato; e contro Joao Sousa ha solo fatto valere la sua superiorità, in barba a un ranking che direbbe il contrario. Ma intanto, come accennato, nei due “1000” americani il tennista di Arma di Taggia sta vincendo più partite rispetto ai suoi standard, e non può certo essere una cattiva notizia. Come non lo è affatto la sconfitta di Marin Cilic, suo avversario designato per il terzo round. Il croato si è arreso a sorpresa a Jeremy Chardy, e così a contendere a Fabio un posto agli ottavi ci sarà il francese. Inutile fare previsioni: anche contro Pablo Cuevas a Indian Wells sembrava già fatta, invece l’azzurro ha vanificato (o quasi) il successo contro Jo-Wilfried Tsonga giocando un brutto match, e poi ha guardato dal divano Pablo Carreno-Busta arrivare in semifinale proprio in quella parte di tabellone. Ma tutto questo può servirgli da lezione: ha appena buttato al vento una grande occasione, ma è subito tornato a fare il suo e se n’è immediatamente costruita una seconda nel torneo successivo. Magari non sfrutterà nemmeno questa e fra due giorni si parlerà di nuovo del “solito Fognini”, ma intanto le occasioni bisogna guadagnarsele. E se Fabio continua a mettersi nella posizione per raccogliere, prima o poi raccoglierà.

MASTERS 1000 MIAMI – Secondo turno
Fabio Fognini (ITA) b. Joao Sousa (POR) 7-6 2-6 6-3