Fognini lotta per tre ore con un Nadal lontano dalla sua miglior versione, ma si arrende per 6-4 al terzo set. Ha mostrato di avere le armi per vincere, ed è una buona notizia, ma ha mancato qualche occasione di troppo. Tuttavia, è meglio guardare al bel tennis mostrato alla Caja Magica, benzina ideale per correre per un bel risultato al Foro Italico.La medaglia ha sempre due facce. Quella che Fabio Fognini porta a casa dal Masters 1000 di Madrid da una parte ha il sorriso, perché l’azzurro ha saputo tenere in campo per 2 ore e 57 minuti Rafael Nadal, che sul mattone tritato resta il primo della classe. Dall’altro altro, invece, ci sono anche i tanti rimpianti per un match perso 7-6 3-6 6-4 contro un avversario più vulnerabile delle versioni viste a Monte Carlo e Barcellona, probabilmente debilitato dall’otite (che può essere molto dolorosa) e dal conseguente trattamento antibiotico che un po’ di energie se le porta via. Dire che Fognini avrebbe potuto vincere non significa muovergli una critica, anzi. È quasi un complimento, perché non sono in molti a poter pensare di battere Rafael Nadal sulla terra battuta, anche una versione lontana dal 100%. L’azzurro fa parte del club: l’aveva dimostrato nel 2015, vincendo per due volte, e ne ha sfiorato il tris in un duello affrontato nel modo giusto, con tanta aggressività e poche paure, tanto che il punteggio non gli ha reso onore fino in fondo. La differenza con due anni fa? L’avversario. Il Nadal di allora un match così l’avrebbe perso, litigando col vecchio vizio del diritto che rimbalza troppo lontano dalla linea di fondo e con un numero di errori che ai tempi d’oro faceva nell’arco di un intero torneo. Quello attuale invece, con la batteria carica di fiducia per i risultati ritrovati, ha trovato una chiave per portarlo a casa comunque, con la testa, il cuore e soprattutto la sua enorme capacità di rifiutare la sconfitta e giocare da Nadal nei soliti, maledetti, punti importanti. Quelli che nelle statistiche non entrano, tanto che Fognini ha chiuso con un saldo positivo fra winners (48) e gratuiti (47), mentre Nadal ha raccolto un – 11 non da lui, ma decidono le partite. È la legge del campione, che quando conta per davvero non sbaglia più.PRIMA DUE MAGIE, POI IL DOPPIO FALLO
La capacità di Nadal di non perdere mai la lucidità si è vista in un primo set che Fognini ha dominato ma perso, prima mancando tre palle del 4-1 pesante, poi un set-point sul 5-3 (cancellato da “Rafa” col servizio slice), quindi altre tre palle-break sul 5-5. Le tante opportunità mancate (a fine match la conversione palle-break dirà 4 su 16: 25%) hanno dato fiducia a Nadal, che nelle fasi calde è riuscito ad alzare il livello e ha giocato un gran tie-break, risolto da un punto da 25 colpi sul 2-2. I due hanno esplorato tutto il campo, poi Fognini l’ha chiamato a rete con una palla corta, e sulla contro smorzata dei maiorchino la palla di Fabio è stata corretta fuori da un nastro (più volte) sfortunato. Perso quel set, il film sembrava già scritto, con Nadal che lentamente si ritrova e Fognini che fa l’opposto, e gradualmente si perde. Invece Fabio è stato bravissimo a restare in partita, cancellando una palla-break nel game d’apertura, e poi è tornato il migliore in campo, stavolta senza più regali. Regali che invece ha fatto Nadal, come i due doppi falli consecutivi che hanno aperto il quarto game, finito col break che ha risolto il parziale e obbligato Nadal a quel terzo set che non giocava dal primo turno di Monte Carlo. Contro Kyle Edmund non aveva comunque dato l’impressione di poter perdere, mentre oggi è sembrato più a rischio, specialmente quando dal 5-2 si è fatto riprendere sul 5-4, restituendo il break con un drittaccio. Gli è andata bene che Fabio ha giocato un decimo game in pieno Fognini-style: prima ha cancellato un match-point con un diritto all’incrocio delle righe a 147 all’ora, ma sulla palla del 5-5 – conquistata con un magnifico passante di rovescio – ha commesso uno dei doppi falli più pesanti della sua carriera. Mancata quella chance, Nadal non gliene ha lasciata una seconda.
ORA C’È ROMA, CON L’INCOGNITA BEBÈ
La sconfitta brucia, ma fra le due facce della medaglia Fognini deve guardare quella sorridente. Se Nadal, che in conferenza stampa ha ammesso di aver “giocato molto male”, non ha ancora perso una partita sulla terra battuta un motivo ci deve essere, e il modo in cui ha esultato dopo il successo è la chiara dimostrazione di quando abbia temuto che fosse arrivato quel momento. Mentre lo spagnolo si prepara alla sfida contro un Nick Kyrgios on fire, che alla Caja Magica ha già fatto vittime importanti (Federer e Wawrinka) e se ha visto il match di oggi ha già l’acquolina in bocca, Fognini non deve dimenticare che si era presentato in Spagna dopo le sconfitte contro Kuznetsov e Pella, e quella di domenica contro Joao Sousa è stata solamente la sua prima vittoria della stagione europea sulla terra battuta. Insomma, poteva andare meglio ma pure molto peggio. Ora sotto con gli Internazionali d’Italia, sperando che la nascita del primogenito (atteso intorno al 20) non lo obblighi a rientrare a casa prima del dovuto, e anche che quest’anno gli organizzatori accolgano la sua richiesta di evitare il più possibile il Campo Centrale. Nel 2015 diede spettacolo sul Pietrangeli, mentre nel 2016 non lo ascoltarono e sappiamo come è andata. Nel torneo di casa, se possibile, un aiutino è giusto provare a darglielo.

MASTERS 1000 MADRID – Secondo turno
Rafael Nadal (ESP) b. Fabio Fognini (ITA) 7-6 3-6 6-4