Nell'arco di cinque ore Novak Djokovic completa il match di giovedì contro Dimitrov e poi supera anche Raonic, conquistando la semifinale al Western & Southern Open. È l'unico Masters 1000 che manca alla sua collezione, ma dopo 5 finali perse sembra sulla strada giusta per diventare il primo della storia a completare il Career Golden Masters.​Sei vittorie e sei sconfitte da Melbourne a Madrid, venticinque vittorie e quattro sconfitte da Roma a Cincinnati. È la sintesi numerica di come dal Foro Italico in avanti è svoltato il 2018 di Novak Djokovic, tornato di prepotenza fra i top player. Non che ci fossero particolari dubbi, perché era scontato che una volta eliminate le scorie fisiche e mentali del problema al gomito l’ex numero uno del mondo si sarebbe pian piano ripreso il posto che gli spetta, ma anche la prematura sconfitta contro Tsitsipas a Toronto sembra solamente un episodio. Lo dice il Western & Southern Open, dove nemmeno una partita quasi persa contro Dimitrov, la pioggia, l’obbligo di giocare due match in un giorno e un buon Raonic sono bastati a fermare la corsa del 31enne di Belgrado, motivato come non mai a prendersi il titolo. E non solo perché sarebbe un’ulteriore conferma della sua rinascita, ma anche – o soprattutto – perché quello di Cincinnati è l’unico Masters 1000 che ancora manca alla sua collezione di trenta successi. Ha vinto dappertutto tranne al Lindner Family Tennis Center, dove si è arreso ben cinque volte in finale, il che significa che se dovesse conquistare altri due incontri diventerebbe il primo giocatore della storia a completare il Career Golden Masters, abbracciando un record sin qui sfuggito persino a Federer e Nadal. Mica male per uno che qualche mese fa molti davano per finito, o che solo 24 ore prima di conquistare la semifinale era a un passo dal KO, sotto per 6-2 3-1 contro il campione in carica Grigor Dimitrov. Invece, le valigie destinazione New York le ha fatte il bulgaro, perché giovedì sera “Nole” ha rimesso le cose a posto e venerdì pomeriggio ha completato l’opera, dopo che la pioggia li aveva fermati sul 2-1 al terzo. Gli è bastato conservare il break del giorno prima per completare rimonta e successo, e guadagnarsi il diritto di tornare in campo contro Raonic.
RAONIC FA QUEL CHE PUÒ, MA "NOLE" NE HA DI PIÙ
Il canadese era riposato, lui meno, perché anche se per chiudere il match precedente gli è bastata una mezz’oretta la vigilia è stata tutta proiettata su quel match, ma la semifinale contro Marin Cilic se l’è comunque presa lui, spuntandola per 7-5 4-6 6-3 con una nuova rimonta. Stavolta non ha dovuto recuperare un set, ma un break sì, sia nel primo sia nel terzo set, contro un Raonic che nei tre incontri precedenti con la prima aveva ceduto in tutto appena otto punti. Ma la risposta di “Nole” è tutt’altra storia e l’8-0 nei precedenti – con un solo set perso – era una chiara avvisaglia delle difficoltà celate dietro alla missione del canadese, che a piccoli passi sta ritrovando continuità e buoni risultati. Un game di servizio terribile sul 5-4 del primo set gli è costato il parziale e anche una fetta della partita, complicata da due doppi falli e da un evidente calo, che ha permesso al rivale di ribaltare il 3-5 e vincere il set con quattro game di fila. Ma nel secondo si è ripreso ciò che gli spettava e nel terzo è stato di nuovo lui a mettere per primo il naso avanti, punendo un attacco tenero di Djokovic col passante di dritto del 2-1 e servizio. Ma anche stavolta, seppur con meno colpe, il break non è durato fino alla fine, e anzi ha resistito solamente una manciata di minuti. Novak l’ha riagguantato subito e poi ha alzato ancora l’intensità del suo tennis e i decibel dei “come on”, trovando la forza per ribaltare di nuovo la situazione. Raonic ha provato a reggere l’urto, ma la palla tornava indietro troppo spesso e il suo slice di rovescio creava pochi problemi a Djokovic. Con un altro break nell’ottavo game il serbo ha messo il turbo, sul 5-3 non ha fatto scherzi (malgrado l’iniziale 0-30) e poi ha spedito i soliti abbracci a distanza al pubblico, che ritroverà sabato per la semifinale contro Cilic, re di Cincinnati nel 2016. L’ultimo scontro diretto l’ha vinto il croato, nella finale del Queen’s, con Djokovic che mancò un match-point ma anticipò buona parte di ciò che sarebbe successo tre domeniche dopo, a pochi chilometri di distanza. L’ora della rivincita è arrivata.

​MASTERS 1000 CINCINNATI – Quarti di finale
Novak Djokovic (SRB) b. Milos Raonic (CAN) 7-5 4-6 6-3