Il CAS di Losanna non dovrebbe riunirsi prima di fine luglio: tra udienze e tempi tecnici, il 2016 di Maria Sharapova è andato in malora. La composizione del nuovo collegio (con un giudice scelto dalla difesa) alimenta l’ottimismo della russa, che però incassa la bordata di Federer: “Io sono per la tolleranza zero. E i campioni del sangue vanno conservati per 10, 15, 20 anni”.

Il più contento di tutti sarà Novak Djokovic: per qualche giorno non si parlerà della sua caccia al Grand Slam (o addirittura al Golden Slam). Potrà assistere in santa pace al matrimonio di Fabio Fognini e Flavia Pennetta, dopodiché si preparerà per l’assalto ai Championships, dove peraltro non ci sarà Rafael Nadal. Come era prevedibile, il mondo del tennis si è spaccato ancor di più tra innocentisti e colpevolisti nei confronti di Maria Sharapova. Non si è ancora spenta la eco per la squalifica di due anni comminata alla russa. E c’è la sensazione, sempre più diffusa, che i tre membri del tribunale non fossero in piena sintonia tra loro. Il primo effetto della sanzione è che non sarà a Wimbledon, pur essendo membro onorario del club in virtù del successo del 2004 (curiosità: le sue uniche due vittorie contro Serena Williams sono arrivate quando non aveva ancora iniziato a prenderlo. Poi, nonostante il medicinale, non ha fatto altro che perderci…). “Ma tanto non avrebbe comunque potuto esserci, perché un’atleta squalificata non può recarsi nella sede di un torneo” ha detto John Haggerty, l’avvocato che ha difeso Masha nell’udienza tenutasi gli scorsi 18-19 maggio. Intercettato dai cronisti del Guardian, Haggerty si è definito “Un po’ deluso” dalla sentenza, perché – a suo dire – i giudici non hanno preso in considerazione alcune delle prove presentate dalla difesa. In particolare, ci sono alcuni paragrafi che secondo lui avrebbero potuto essere decisivi. “Ha preso il Mildronate per 10 anni, ma per un periodo lo ha consumato insieme ad altri due prodotti, il Magnerot e il Roboxin, perfettamente legali. Non li ha dichiarati perché non aveva motivo di doverli dichiarare. Maria non ha nascosto nulla”. La tesi si scontra con quella dei giudici, secondo cui Maria ha continuato a prendere il Mildronate senza dirlo a nessuno e senza specifiche indicazioni mediche. Per la difesa, semplicemente, non c’era la necessità di comunicare l’assunzione di sostanze legali. Inoltre è stata messa a verbale una mail inviata alla WTA in cui si chiedeva se uno spray nasale contenesse soltanto sostanze lecite.




LA COMPOSIZIONE DEL NUOVO COLLEGIO
Nel frattempo si delinea il quadro degli sponsor. Subito dopo la sentenza, Nike ha annunciato in pompa magna che avrebbe continuato a sponsorizzarla. Continuano a sostenerla anche Head (che le fornisce le racchette nonostante il parere contrario di Andy Murray, pure lui testimonial dell’azienda austriaca) nonché Evian e SuperGOO: quest’ultimo è un marchio di prodotti per la cura della pelle. Le starà accanto fino al ricorso, dopodiché prenderà una decisione. Hanno preso le distanze Avon (marca di cosmetici che una trentina d’anni fa sponsorizzava il circuito WTA) oltre a Porsche e TAG Heuer. Negli ultimi due casi, tuttavia, le aziende hanno sospeso la partnership ma restano in attesa della sentenza. A proposito di sentenza: cosa succederà adesso? Come è noto, la Sharapova si rivolgerà al CAS di Losanna. Al contrario, la WADA sta ancora valutando il da farsi. Tramite il suo portavoce Ben Nichols, l’agenzia mondiale antidoping ha fatto sapere che ci sono 21 giorni per presentare o meno appello. “Abbiamo due possibilità: appellarci contro la decisione del tribunale, oppure presentare un controappello nei confronti dell’atleta se non siamo d’accordo con le sue considerazioni”. Secondo alcune indiscrezioni, i giudici del CAS non si ritroveranno prima di fine luglio. Tra udienze e tempi tecnici per la sentenza, dunque, è certo che il 2016 agonistico della Sharapova sia già da buttare. Se anche dovesse essere assolta (improbabile, se non impossibile), avrebbe comunque saltato una stagione intera. Ripetiamo: la nostra impressione è che i tre giudici di primo grado non fossero d’accordo su tutto. E lei, nel suo piccatissimo messaggio post sentenza, ha spiegato che i giudici erano stati nominati dall’ITF. Giusto per chiarire, i tre giudici del CAS saranno nominati in modo diverso: uno sarà scelto dalla Sharapova, uno dall’ITF, l’altro dal Tribunale stesso. “Un altro motivo per essere ottimisti” ha concluso Haggerty.


Mentre l’opinione pubblica è spezzata in due, non sembra accadere lo stesso tra i colleghi. Se lo spogliatoio femminile non aveva manifestato nessuna solidarietà per Masha, da Stoccarda è arrivata la bordata di Roger Federer. Lo svizzero, dopo il laborioso successo su Taylor Fritz, non ha fatto sconti. “Ovviamente lei ha il diritto di difendersi ed è giusto che lo faccia, come dovrebbe fare chiunque, ma io sono per la tolleranza zero. Intenzionale o no, io non vedo troppa differenza. Un atleta professionista deve essere sicuro al 100% di quello che prende e conoscere effetti e conseguenze. Se non è così, devi essere punito. Bisogna cercare di scoraggiare i potenziali imbroglioni – ha proseguito lo svizzero – conservando i campioni dei test sul sangue per 10, 15, 20 anni”. Da sempre, Federer si batte affinché le sanzioni siano retroattive e i titoli vengano sottratti a chi viene colto in flagrante, un po’ come accaduto a Lance Armstrong. Frasi forti, quasi sorprendenti per un personaggio sempre misurato come Roger. Viene quasi l’impressione che il doping, per lui, sia una ferita aperta…