Non sono ancora scoccati i 365 giorni, ma poco importa. Il 26 aprile 2017, l'incubo-meldonium di Maria Sharapova sfumava al torneo di Stoccarda, quando le consegnarono una discussa wild card. Giunse in semifinale e molti pensarono che fosse l'inizio di una rapida scalata verso le top-10. Oggi, intorno alle 15 (diretta SuperTennis), Maria tornerà in campo al Porsche Tennis Grand Prix e lo farà da un'anonima 41esima posizione. Il rientro non è certo stato trionfale, semmai pieno di difficoltà e qualche infortunio di troppo. “Non mi ero posta particolari aspettative quando sono rientrata – ha detto Maria in un'intervista con CNN, poco prima di volare in Germania – restare così a lungo fuori dal tennis, alla mia età, dopo tutto quello che ho vissuto, non è semplice. Ti puoi preparare, ma ci sono cose che non puoi replicare in partita. Ci sto ancora lavorando, sto recuperando, ci vuole un po' di tempo”. Le difficoltà sono andate ben oltre le 10 sconfitte sul campo. Gli organizzatori del Roland Garros le negarono una wild card, ritenendo “immorale” la concessione di un invito a una giocatrice appena tornata da una squalifica. Come se non bastasse, si è procurata un infortunio alla coscia sinistra al Foro Italico (foriero dell'addio a Wimbledon), mentre i problemi alla spalla sinistra le hanno fatto saltare Stanford, Toronto e Cincinnati. Rimesso a posto il fisico, ha giocato un discreto finale di stagione, vincendo una splendida partita contro Simona Halep allo Us Open. A ottobre ha finalmente vinto un torneo, il 37esimo della sua carriera, sul cemento di Tianjin. Sembravano basi solide per un 2018 da protagonista, invece sono ricomparsi i problemi. Un problema all'avambraccio l'ha rallentata, concedendole appena cinque vittorie alla vigilia dell'esordio a Stoccarda.
NUOVO ALLENATORE
“C'è un aspetto che amo dello sport, ma allo stesso tempo lo rende molto difficile – dice la Sharapova – è incredibilmente orientato sui risultati. Puoi sentire di essere in progresso anche se perdi, ma il fatto stesso di perdere ti fa sentire come se stessi regredendo”. Nonostante abbia appena compiuto 31 anni e non avesse progetti di particolare longevità agonistica, Maria ha trovato nuove motivazioni. “Anche nei momenti peggiori, i più difficili, quando magari vorrei essere da qualche altra parte, trovo sempre il modo di superarli. E questo è il miglior segnale possibile”. Il simbolo della motivazione è la separazione con coach Sven Groeneveld, ufficializzata dopo la sconfitta contro Naomi Osaka, a Indian Wells. La seguiva da quattro anni e, soprattutto, le era rimasto accanto durante la sospensione. Si pensava che avrebbe chiuso la carriera con lui, anche per un umano senso di riconoscenza, invece ha scelto di cercare una svolta. Ritiene di averla trovata in Thomas Hogstedt, con il quale aveva già lavorato in passato. Insieme, vinsero il Roland Garros 2012. Oggi ripartono dalla stessa superficie, da un torneo che Maria gioca per dovere contrattuale: il title sponsor del torneo, Porsche, è suo partner da moltissimi anni e non l'ha mai abbandonata (non a caso, ha fatto una comparsata in pista insieme all'ex pilota Mark Webber). Se il denaro non rappresenta più un problema, le ragioni che la spingono a lottare risiedono altrove. Per esempio, vorrebbe vincere un altro Slam. Vorrebbe riprovare quella sensazione di “vivere il momento della vittoria. L'ultimo punto della partita, specialmente in uno Slam, è qualcosa di straordinario. Gioco a tennis da quando avevo quattro anni e ho vissuto questo momento per cinque volte. È completamente diverso da tutto il resto”.
"VOGLIO GLI SLAM: SAREBBE STUPIDO DESIDERARE ALTRO"
Anche per questo, per rivivere questa sensazione, ha allontanato i propositi di ritiro. “Non ho fissato nessuna data, ma ho sempre detto che lo avrei fatto alle mie condizioni – dice Masha, che è passata professionista ad appena 14 anni di età – e quando parlo di 'condizioni' mi riferisco ai risultati. Inizio una stagione e mi domando quali sono i miei obiettivi. Dopo aver vinto prove del Grande Slam, è assolutamente naturale avere questo obiettivo. Sarebbe sciocco dire che il mio obiettivo è vincere un torneo minore, perché mi sforzo per essere competitiva e vincere nei grandi palcoscenici. Ho vissuto questa grande emozione, so cosa si prova e la voglio vivere di nuovo. Continuo a lavorare per questo”. Le hanno anche fatto una domanda sulle Olimpiadi: legittimo, visto che la sospensione le ha fatto perdere Rio 2016. Per esserci, aveva giocato la Fed Cup nel 2015, portando la Russia a un passo dal trionfo. Senza di lei, la squadra è miseramente sprofondata in Serie C. “Qualcuno sostiene che andrò a Tokyo, qualcun altro no – dice Maria – è divertente quando la gente parla per te, quando non hai la minima idea di quello che succederà. Mi piacerebbe giocare le Olimpiadi, ma oggi non sono in grado di saperlo. Voglio soltanto continuare a lavorare e vedere fin dove arriverò”. Il viaggio riparte da un match complicato contro Caroline Garcia, che la precede di una trentina di posizioni. Al di là delle parole e dei buoni propositi, la Sharapova può pensare di tornare competitiva? Le risposte arriveranno nelle prossime settimane, ma gli ultimi 12 mesi non incoraggiano. Ecco, in numeri, i dettagli del più affascinante comeback degli ultimi anni. Si poteva fare meglio.
41 – L'attuale classifica WTA
12 – I tornei giocati
9 – Le wild card ricevute
7 – I ritiri pre-torneo a causa di infortuni vari
1 – Le vittorie in torneo (Tianjin)
3 – Le semifinali raggiunte
3 – Le sconfitte al primo turno
16 – I match di cui ha avuto bisogno per tornare tra le prime 100
5 – La più lunga serie di match vinti consecutivamente
3 – La più lunga serie di sconfitte consecutive
13 – I match giunti al terzo se (7 vittorie, 6 sconfitte)
14 – Le vittorie contro giocatrici meglio piazzate di lei
0 – I set persi contro avversarie non comprese tra le top-100 WTA
1 – Le top-10 affrontate. Ha pescato soltanto Simona Halep, due volte. Ci ha vinto allo Us Open, ci ha perso a Pechino.
1 – Le campionesse Slam affrontate. Al terzo turno dell'Australian Open ha raccolto 4 game contro Angelique Kerber.
3 – Le vittorie contro le top-20 (bilancio 3-4): una contro Halep, due contro Sevastova.
9 – Le vittorie contro le top-50
1 – Le partite in cui ha messo in campo più del 65% di prime palle.