La pioggia blocca la prima semifinale quando Victoria Azarenka aveva girato il match. Alla ripresa, Maria Sharapova mostra più coraggio e vola meritatamente in finale.
Maria Sharapova è stata più aggressiva di Victoria Azarenka
Di Riccardo Bisti – 6 giugno 2013
Le partite tra Maria Sharapova e Victoria Azarenka non hanno alcun interesse tecnico-tattico. Non c’è strategia. Giocano più o meno allo stesso modo e vince quella più in forma, più forte in quel momento, più carica. La prima semifinale del Roland Garros 2013 non ha fatto eccezione. Prima del match ci si domandava se avrebbe pesato di più il 2-0 Sharapova sulla terra o il 2-0 Azarenka nei tornei del Grande Slam. Ha prevalso la prima opzione, ma la bielorussa può recriminare per la “shower” tipicamente londinese che si è abbattuta su Parigi intorno alle 16.15, quando il match era girato in suo favore. E’ riuscita a vincere il set, ma la mezzora di pausa per pioggia ha consentito alla Sharapova di ricaricare le batterie e riprendere a picchiare senza pietà, come ormai le riesce piuttosto bene sul rosso. Al di là di questo, Masha merita la seconda finale consecutiva a Parigi perché ha avuto più coraggio e non ha tremato quando le cose potevano mettersi male. Il 6-1 2-6 6-4 finale è frutto di una partita a tre facce, una per ciascun set. Nel primo, c’è stato il dominio della Sharapova. Dopo un pessimo primo game (due doppi falli e break concesso alla bielorussa), è salita in cattedra e un parziale di 16 punti a 2 ha sigillato il primo set. Nel secondo, la Azarenka ha ritrovato un po’ di tennis, ha approfittato degli errori di Masha ed è salita rapidamente sul 5-2. L’andamento non è stato proprio speculare, ma quasi. Nell’ottavo game ha iniziato a piovere: Mariana Alves ha fatto proseguire, giusto in tempo per consentire alla Azarenka di chiudere il parziale. Poi la pioggia è aumentata di intensità e le due sono state spedite negli spogliatoi.
La partita si è decisa in quel momento. La Azarenka è più diesel rispetto alla Sharapova, difficilmente cede i match alla distanza. Al terzo set sarebbe stata favorita, invece la russa ha potuto riordinare le idee e cancellare le memorie negative. Il match è ripreso alle 16.59 e si è capito che sarebbe stato diverso rispetto ai primi due. Pronti, via, una smorzata vincente della Azarenka dava il via alle danze. La bielorussa annullava una palla break e saliva 1-0. Ma lo strappo era soltanto rimandato: la Sharapova 2-1 grazie uno splendido cross di dritto che spediva Vika in braccio agli spettatori e la trafiggeva con il rovescio dall’altra parte. La Azarenka teneva duro e trovava l’immediato controbreak, peraltro grazie a un doppio fallo di Masha. Ma si vedeva che la russa era più coraggiosa, aveva più margine, come se il suo motore avesse più cavalli. Al contrario, Vika giocava col freno a mano tirato e non tirava più vincenti. Non è un caso che alla fine ne tirerà meno della metà, divario troppo grande per chi adotta lo stesso tipo di tennis. Masha non aveva paura, nemmeno dopo un doppio fallo, e continuava a tirare ace e servizi vincenti. La fiducia la portava sul 5-2 e servizio. Nell’ottavo game, l’allieva di Sam Sumyk (che è francese e quindi tiene parecchio a questo torneo) restava a galla con l’orgoglio, annullava quattro matchpoint e si arrampicava fino al 4-5.
Poteva diventare una partita memorabile, invece Masha non ha avuto problemi e ha tenuto a zero l’ultimo turno di servizio. Come fanno i campioni, quelli che giocano i matchpooint come se fosse il primo quindici. Ha chiuso con un ace, simbolo di una partita che l’ha vista sempre all’attacco, mentre l’avversaria giocava di rimessa, con le “ripartenze” teorizzate da Arrigo Sacchi. Vika è uscita dal campo di fretta, trattenendo le lacrime. Non ci stupiremmo se si fosse sfogata negli spogliatoi. Chissà se era arrabbiata con se stessa oppure ce l’aveva con Giove Pluvio, che l’ha bloccata sul più bello. Ma è una tosta, si riprenderà. Il bello del tennis è che hai sempre una sfida da giocare. Ripartirà da Wimbledon. Nel frattempo, la Sharapova si è assicurata l’ottava finale Slam in carriera.
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