Secondo turno fatale per le azzurre, dopo Roberta anche Francesca lascia il Foro. 6-2 6-2 dalla Martinez Sanchez… FOTO

dalla nostra inviata a Roma Roberta Lamagni – foto Ray Giubilo

 

“Ho voglia di regalare emozioni”, aveva dichiarato ieri Francesca Schiavone. Non che ci avesse mentito, il pubblico non si senta tradito, ma le emozioni che da lei si attendevano portavano la punta delle labbra all’insù.

Opposta alla spagnola Martinez Sanchez, giocatrice conosciuta, e temuta, dalle colleghe per l’estro nelle giocate, la Schiavo non è sembrata mai entrare in partita, complice senza dubbio l’abilità della mancina nel tenere sempre il pallino del gioco.

 

Poche – quasi nulle – le recriminazioni per la milanese, se si eccettua forse un avvio a toni pacati, senza la consueta grinta che la contraddistingue.

Il treno del match scorre veloce e senza fermate: break nel primo parziale sul 2 a 1, bissato poi sul 5 a 1.

Pausa a fine set, Furlan in campo, proprio come il giorno precedente e la speranza, da parte degli spettatori, che proprio come il lunedì arrivi l’atteso ribaltamento di fronte.

 

E invece la locomotiva spagnola sembra aver preso una chiara direzione. Non lascia alla Schiavo l’illusione che il match si possa recuperare; anzi infierisce, e colpisce crudelmente con un break alla prima occasione utile. 1 a 0 e subito ci si trova a rincorrere, di nuovo. Di lì alla fine nessuna variazione nel copione. Tra spruzzi di pioggia che donano a intermittenza agli spalti grigio-verdi tinte variopinte, una delle beniamine del pubblico romano saluta la scena. 6-2 6-2 lo score in poco più di un’ora.

 

Una legenda tecnica dell’incontro potrebbe così figurare. Martinez Sanchez: giocatrice aggressiva, golosa di iniziativa, astuta nel non cadere nella rete a maglie strette dell’avversaria. “Io comando, io decido quando sbagliare, se occorre”.

Francesca Schiavone: stranamente troppo remissiva, poco profonda nei colpi da fondo, dal servizio eccessivamente incostante.

 

Così secondo le parole della protagonista. “La tattica era quella di tenerla lontana dalla linea di fondo, di giocarle al centro il primo passante nelle sue incursioni a rete per poi bucarla, e soprattutto di essere incisiva con il servizio. Non sono riuscita a fare niente di tutto ciò. La mia percentuale di riuscita oggi è stata ben bassa!”.

Qualche rammarico? “Dal punto di vista personale non ho mai smesso di lottare e di crederci, non sono più al punto di dover dimostrare. E’ chiaro che avrei preferito un altro esito, perché ci tenevo, ma devo dare a Maria José i suoi meriti, oggi è stata più brava di me. Sarebbe bastato poco, un segnale che la partita potesse girare e mi ci sarei aggrappata, ma non è successo”. 

 


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