
In realtà, al tempo del primo ritiro la Bartoli disse soprattutto che era stanca delle fatiche del tennis, che sentiva di aver dato tutto e che il suo grande sogno di trionfare a Wimbledon ormai l’aveva realizzato. Ma questi oggi sono solo dettagli, di un passato pronto a tornare il presente. Quello della 33enne di Le Puy en Velay, chiaramente, non è un annuncio campato per aria, ma è arrivato dopo una serie di attente valutazioni (ecco il perché della smentita di qualche settimana fa), visto che nella seconda parte del 2016 ha trascorso quattro mesi e mezzo in una clinica, e nel giro di un paio d’anni il suo corpo ha subito cambiamenti tanto importanti quanto repentini. Prima Marion aveva perso rapidamente peso fino ad arrivare a pesare soli 41 chilogrammi, e poi ha recuperato altrettanto velocemente la sua classica linea, quindi per assicurarsi che fosse tutto a posto si è fatta seguire negli allenamenti per settimane da un’intera equipe medica, guidata dal dottore della nazionale francese Bernard Montalvan. “I più grandi punti interrogativi – ha spiegato – erano la spalla destra, che nel 2013 era stata la causa principale del mio ritiro, e ovviamente la mia salute. Mi hanno seguito per vedere se all’aumentare del peso del lavoro il corpo reagiva nel modo giusto, dal punto di vista cardiaco, muscolare e tendineo. Oggi da parte dei medici ho il semaforo verde. So che gli allenamenti andranno intensificati molto, e che sono solo all’inizio, ma sono pronta a lavorare duramente e non penso di forzare il mio fisico a sostenere qualcosa di sovrumano”.

Come annunciato nel videomessaggio della scorsa settimana, l’obiettivo dell’ex campionessa di Wimbledon è quello di tornare in campo a marzo, al Miami Open. Per farlo si sta allenando sui campi del Centro tecnico nazionale, senza più il padre nel ruolo di coach (“ha sempre un posto importante in tutte le decisioni che faccio, ma il suo rimarrà un supporto emotivo”) e con obiettivi importanti. “Alla luce del lavoro che ancora devo compiere, essere in campo a metà marzo è un obiettivo realistico. Come tennis sento di essere all’80-90% del mio livello quando ho vinto Wimbledon, mentre fisicamente mi manca ancora un 40%. Se ho scelto di tornare lo faccio anche perché punto in alto. Tuttavia, per me la cosa più importante è continuare ad allenarmi, a progredire quotidianamente, e far sì che il mio corpo sia pronto per giocare. Il giorno in cui scenderò in campo per la prima volta sarà una grande vittoria. Dopo tutto ciò che ho passato, quello che succederà in campo sarà solo qualcosa in più. Ma se penso di avere le capacità per ottenere ancora buoni risultati. L’obiettivo è giocare per tre anni, fino ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020”. L’impressione è che molto dipenderà dai risultati, visto che se non dovesse riuscisse a tornare competitiva a livello di circuito maggiore (e dopo oltre quattro anni non è affatto scontato) resistere nei tornei minori non è esattamente la stessa cosa che giocare i tornei ai quali era abituata. Ma a questo Marion potrà pensare più avanti. Ora l’unica cosa che conta è ritrovarla in campo. La brutta storia dei problemi di salute non poteva concludersi meglio.