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Quando Cilic ha parlato davanti ai giornalisti non sapeva ancora se il suo avversario sarebbe stato Roger Federer o Tomas Berdych, ma era già piuttosto chiaro a tutti, tanto che il croato non si è sottratto alle domande sul campione di Basilea. “Questo – ha detto – è il suo campo di casa, il posto dove si sente meglio e sa che può giocare il suo miglior tennis. Roger sta probabilmente giocando il miglior tennis della sua carriera, e so che sarà una battaglia difficilissima”. I due ripartiranno dal 6-7 4-6 6-3 7-6 6-3 del quarto di finale di dodici mesi fa, quando dopo due set e mezzo di impotenza tennistica, sbattuto da una parte all’altra del campo senza la minima possibilità di farsi pericoloso, Federer trovò il modo per ribaltare l’equilibrio e andare a vincere, cancellando tre match-point nel quarto set. “Se mi guardo indietro vedo un match in cui sono stato per tre volte a un solo punto dal batterlo. Col senno di poi posso dire di non aver giocato magari nel modo giusto in certi frangenti, ma anche quella sconfitta mi è servita da lezione. Una lezione di qualità. So di avere di fronte una montagna da scalare, ma credo nelle mie abilità e credo di potercela fare. Credo di essere pronto, e rispetto a dodici mesi fa gioco meglio e mi sento più forte mentalmente. Poi certo, è sempre una finale. Non è facile convivere con la pressione di una finale, e saper controllare le emozioni all’ingresso sul Centre Court. Ma ripeto, sto giocando bene, credo nel mio tennis e penso di avere le qualità per vincere. Questo mi dà un sacco di fiducia in vista del match”.
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La sua stagione è svoltata col titolo a Istanbul, ma non per caso. Dietro la crescita costante c’è il lavoro con Jonas Bjorkman e tutto il suo team. Cilic ha confessato di aver cambiato la routine negli allenamenti, e che i progressi l’hanno aiutato a diventare sempre più forte mentalmente. Contro Querrey lo è stato in più frangenti, trovando immediatamente la forza per reagire dopo un tie-break del primo set che non avrebbe dovuto perdere, e poi per rialzarsi da 2-4 al quarto e chiudere in volata, evitando un nuovo tie-break che – i primi due l’hanno mostrato – poteva sfuggire per un solo errore. “Se devo sceglierne uno – ha detto – la forza mentale è l’aspetto che più mi è piaciuto della mia semifinale. Nelle situazioni delicate sono stato perfetto, e in tutto il match ho tenuto un livello molto alto”. Una cattiva notizia per Federer, visto che in una finale Slam il controllo dei nervi può essere fondamentale, e la determinazione di Cilic può diventare più pericolosa del suo diritto. E anche se lo svizzero parte con un quintale di esperienza in più, la posta in palio è talmente alta che non sarà rilassato nemmeno lui. Quando gli hanno chiesto se si sente pronto a battere chiunque, il numero 6 del mondo ci ha un po’ girato intorno, spiegando di sentirsi pronto per giocare un grande tennis anche nelle fasi finali dei grandi tornei. In pratica, ha detto di sì senza dire di sì, per non peccare di arroganza e restare fedele a un atteggiamento che l’ha fatto apprezzare da tutti i colleghi. Federer l’ha addirittura definito “amabile”, ma in campo Cilic sa come diventare brutale e stavolta sembra pericoloso sul serio, e pronto a dare il 101% per eguagliare il connazionale Goran Ivanisevic, campione sui prati dell'All England Club nel 2001. “Non avevo ancora compiuto 13 anni – ha detto Cilic – e mi ricordo che fu una grande festa. Ho riguardato un sacco di volte le celebrazioni su YouTube, e tutti in Croazia ricordano dove fossero quel giorno”. Lui? A un camp estivo di tennis. Sognando di regalare al suo Paese un altro 9 luglio 2001.
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