Ora che al termine del 2016 mancano solamente poche ore, di dubbi non ce ne sono più: la storia dell’anno è stata la rinascita sportiva di Marcus Willis, passato in poche settimane dall’addio al tennis con in tasca un biglietto per gli Stati Uniti, alla sfida con Roger Federer su Centrale di Wimbledon. Una favola che ha fatto il giro del mondo e l’ha reso un personaggio da copertina, anche per la sua love story con la bella dentista Jennifer Bate, la più grande artefice di tutto l’accaduto. L’immensa popolarità raccolta ai Championships gli è servita per strappare un contratto sia per il World Team Tennis sia per il Tie-Break Tens di Vienna, mentre il matrimonio e la gravidanza della moglie (progettano di chiamare Roger il figlio, in onore di Federer) ha regalato ai due regalato una manciata di servizi su Hello Magazine, tabloit britannico di gossip e intrattenimento. Di tornei nessuna traccia per quasi quattro mesi, ma non perché il britannico abbia deciso di godersi la vita, profondamente cambiata nel giro di poche settimane, o di ascoltare il consiglio di Goran Ivanisevic. Tutt’altro. “Willbomb” si è concesso solo una bella vacanza, poi ha deciso di voler tornare a fare sul serio il tennista professionista, e ha impiegato tanto tempo per mettersi nelle condizioni fisiche ideali.
Basta guardare qualche foto recente per trovarlo decisamente dimagrito anche rispetto a Wimbledon, per non parlare dei periodi in cui era arrivato a pesare oltre 100 chilogrammi. Dopo aver giocato le qualificazioni all’ATP 500 di Vienna, il 26enne britannico ha disputato un Futures in Kuwait, vincendolo a mani basse e trovando la conferma che cercava: il suo livello attuale vale almeno i tornei Challenger. Tre settimane fa è andato in Egitto per provare a raccogliere ancora qualche punto, utile a tornare almeno fra i primi 400 del mondo, ma la fortuna non l’ha assistito, perché si è fatto male subito e ha dovuto dire addio al 2016, rientrando a casa prima del dovuto. Poco male: si sta concentrando ancora meglio sul fisico, vera chiave per permettergli di esprimere tutto il suo potenziale. Dove può arrivare? Lui non ha dubbi: “non sono un fuoco di paglia. Ho battuto un top-50 in tre set, so che posso raggiungere almeno i primi 100 del mondo. E non mi importa se entro due o cinque anni. Sto bene e sento che la mia carriera potrà essere ancora lunga. Se riuscissi a tirare fuori spesso quel livello di gioco, sarebbe uno spettacolo”. Nel frattempo, a causa di un fastidio alla coscia che l’ha tenuto fermo qualche giorno, prima di Natale ha tenuto un “camp” con dei ragazzini al Warwick Boat Club. Per non perdere le vecchie abitudini.