Vincendo tanto nei challenger, il siciliano è entrato tra i top-100. Ma una percentuale enorme del suo bottino arriva dai tornei minori, e la qualità degli avversari battuti non sembra straordinaria. Il sogno top-50 è possibile, ma dovrà investire ancora molto su se stesso. 

Il 20 luglio 2015 potrebbe essere ricordato come un giorno importante per il tennis italiano. Dopo un rincorsa durata quasi due anni, Marco Cecchinato ha finalmente tagliato il traguardo dei top-100. Per ogni tennista che intraprende la carriera “pro” è un obiettivo imprescindibile, una specie di Sacro Graal. Con la semifinale a San Benedetto del Tronto, Marco ce l'ha fatta dando una gioia a coach Christian Brandi (lo ricordate? Doppista in Coppa Davis una ventina d'anni fa, quando Adriano Panatta mise fuori squadra Diego Nargiso per tre incontri), del preparatore atletico Umberto Ferrara e di Massimo Sartori, che diversi anni fa lo ha accolto a Caldaro, nel freddo Alto Adige. Fu una vera e propria scommessa. Un ragazzo siciliano, con una mentalità molto diversa da quella nordica, si è dovuto costruire prima a Caldaro, poi a Bordighera. Marco è stato bravissimo, stimolato dall'esempio di Andreas Seppi. Per due anni ha vissuto lontano da casa, imparando a cavarsela da solo, lontano dalle comodità della calda Palermo. Poi è tornato a casa (per un periodo si è fatto seguire dall'ex pro Francesco Aldi) salvo poi scegliere la liguria, dove fa parte di un progetto più che mai ambizioso. La premessa è doverosa perché Cecchinato è il tipico giocatore che crea “movimento”. Ne avessimo 4-5-6 come lui, probabilmente, sarebbe più facile trovare 'sto benedetto top-10 diventato una chimera da troppi anni. Tuttavia, è interessante analizzare il modo in cui ha raggiunto l'obiettivo. Non è la prima volta che accade e non sarà l'ultima, ma Marco ha raccolto praticamente tutti i punti giocando challenger in Italia. Quest'anno, in particolare, ha scelto una programmazione fortemente incentrata sui tornei più piccoli, attirandosi anche qualche critica per aver rinunciato alle qualificazioni di Wimbledon. Nell'immediato ha avuto ragione lui, centrando una semifinale a Milano e punti preziosi per assicurarsi un posto nel main draw dello Us Open. Sarà il suo esordio assoluto in uno Slam e avrà la certezza di intascare la bella cifra di 39.500 dollari, più o meno l'equivalente di 5-6 challenger vinti. Ammesso che perda al primo turno, obviously. Ovviamente facciamo il tifo per Marco, ma i numeri dicono che sta per arrivare il momento più difficile della sua carriera. I challenger gli hanno dato tantissimi punti, ma poca esperienza contro i migliori.


OTTO PUNTI SU DIECI NEI CHALLENGER ITALIANI

In questo momento, Marco Cecchinato è numero 101 ATP (ma due settimane fa è stato anche 97) con 521 punti. Di questi, 456 sono arrivati dai tornei challenger. I restanti 56 sono così suddivisi: 20 a Rio de Janeiro e 12 a Buenos Aires (due tornei ATP in cui ha superato le qualificazioni), 16 nelle qualificazioni del Roland Garros e 8 in quelle dell'Australian Open. Dei 456 punti challenger, soltanto 27 sono arrivati fuori dal territorio italiano: 17 a Trnava (quarti di finale) e 10 a Prostejov (secondo turno). Insomma, 429 punti su 521 sono arrivati dai nostri tornei, con una percentuale dell'82,34%. Anni fa, quando fu criticato per il modo in cui salì al numero 1 ATP, Thomas Muster disse: “I punti ATP non si comprano al supermercato”. Aveva ragione, ma ci sono situazioni in cui sono più facili da ottenere. E Cecchinato ha scelto questa strada, di concerto con il suo staff. Più che investire sul futuro, ha optato su obiettivi immediati di classifica. Li ha raggiunti e quindi ha avuto ragione lui. Ma adesso si troverà catapultato in un mondo che conosce poco e dove ha raccolto soprattutto sconfitte. E potrebbe esserci qualche delusione dietro l'angolo. Tutti speriamo che Marco possa fare grandi cose già a Flushing Meadows, ma i numeri non gli sono troppo amici. Quest'anno ha giocato sette partite contro top-100 ATP e le ha perse tutte. In carriera ha messo il naso per sei volte nel main draw di un torneo maggiore, ma non ha mai passato il primo turno. Va detto che nessuno gli ha regalato nulla: a parte Roma 2014, ha sempre passato le qualificazioni. Però i numeri sembrano dire che non abbia ancora il livello giusto per giocare nei grandi tornei. Lasciando perdere il doppio 6-1 incassato a Cincinnati da Benoit Paire, è interessante vedere le vittorie più importanti del suo 2015, almeno in termini di classifica.

 

Kimmer Coppejans, n. 123 ATP – Challenger Torino

Maximo Gonzalez, n. 147 ATP – Challenger San Benedetto

Jurgen Zopp, n. 159 ATP – Challenger Naopoli

Guilherme Clezar, n. 168 ATP – Challenger Caltanissetta

Andrej Martin, n. 175 – Qualificazioni Australian Open

 

Paradossalmente, quest'ultima ci sembra la più significativa perché arrivata sul cemento, laddove quest'anno ha giocato appena 11 partite, con un bilancio di 4 vittorie e 7 sconfitte. Ma, a parte il buon successo su Martin, le altre tre vittorie sono giunte contro giocatori non così conosciuti: Yahor Yatsyk, Rodolfo Bustamante ed Eric Quigley. Insomma, i risultati sono arrivati ed è giusto dargli il merito per un'impressionante costanza, da cui ha tirato fuori una vittoria challenger (Torino-Grugliasco, evento ottimamente organizzato da Marco Crugnola e Giorgio Tarantola) e la bellezza di sette semifinali. A ben vedere, tuttavia, la qualità dei suoi successi non sembra straordinaria. In altre parole, quando l'asticella degli avversari si alza, Cecchinato non ha ancora dimostrato di essere pronto. In carriera vanta sette vittorie contro giocatori compresi tra i top-100 al momento del match. Eccole.

 

Go Soeda, n. 61 ATP – Qualificazioni Roma 2012

Evgeny Donskoy, n, 79 ATP – Qualificazioni Roma 2013

Thiemo De Bakker, n. 81 ATP – Qualificazioni Nizza 2013

Jiri Vesely, n. 81 ATP – Challenger San Marino 2013 (*)

Dustin Brown, n. 87 ATP – Challenger Vercelli 2014

Daniel Gimeno Traver, n. 94 ATP – Challenger Mestre 2014

Benoit Paire, n. 98 ATP – Challenger Genova 2014

 

(*) Cecchinato avrebbe poi vinto il torneo, battendo il n. 103 Jan Lennard Struff in semifinale e il n. 102 Volandri in finale.

 

Un bottino discreto ma non straordinario, anche se si tratta di statistiche ancora piuttosto “giovani”, nel senso che Cecchinato non ha ancora affrontato chissà quanti top-100. Ciò che incoraggia un moderato ottimismo è la giovane età: compirà 23 anni il prossimo 30 settembre e ha ancora tanta strada davanti, in cui ci sarà tempo per migliorare e diventare competitivo anche nei tornei ATP. Tuttavia, non dovrà smettere di investire su se stesso e giocare il più possibile sulle superfici veloci. L'ingresso tra i top-100 ATP lo porterà, giocoforza, a giocare i tornei del circuito maggiore. Ed è risaputo come circa il 70% dei punti ATP si distribuiscano lontano dalla terra battuta. Marco lo sa, e come ha orgogliosamente ricordato nell'intervista con TennisBest di qualche mese fa, ha speso i primi due mesi del 2014 giocando esclusivamente sul rapido, vincendo appena quattro partite su undici. E ha chiuso l'anno giocando altri due tornei indoor. Scelte giuste, ma non sufficienti. Lasciando perdere i tornei ATP, nei main draw challenger ha giocato sul duro soltanto 10 partite (vincendone 2) su un totale di 128, con una percentuale inferiore all'8%. Nei Futures (che speriamo non debba giocare più!) ne ha giocare 17 su 115 (il 14,78%). La cruda elencazione di questi dati non vuole essere una critica a Cecchinato, semmai il contrario: ci sono tanti modi per raggiungere i top-100. Lui li voleva e ha scelto la strada forse più breve, sicuramente più facile. Ma crescere ancora non sarà un gioco da ragazzi. Marco ha un sogno: infilarsi tra i primi 50 e magari restarci diversi anni, in modo da fare un regalo alle famiglia, due genitori modello che lo hanno supportato alla grande senza mettergli uno straccio di pressione. Può certamente farcela, ma in questo momento la distanza dall'obiettivo sembra ben più importante dei 360 punti che lo separano da Marcos Baghdatis, attuale n. 50 ATP. Poi, per carità, si può anche entrare tra i primi 30 giocando solo sulla terra come hanno fatto Filippo Volandri e Potito Starace. Ma alla sua età – va riconosciuto – avevano fatto qualcosina di più. Forza Marco, sei padrone del tuo destino.