(Foto Felice Calabrò)MANERBIO – “Pane e salame” è un concetto utilizzato per descrivere gli schemi calcistici più semplici, quelli più all'antica. Nel caso di Davide Pontoglio, eroe di giornata nelle qualificazioni del Trofeo Dimmidisì di Manerbio, va preso alla lettera. Già, perché il 23enne di Rovato (Brescia) ha alternato per quattro lunghi anni la vita da panettiere con l'aspirazione di diventare un tennista. “Ho smesso di andare a scuola in seconda superiore – racconta – per provarci seriamente con il tennis, ma allo stesso tempo dovevo lavorare presso la forneria dei miei genitori. La mia giornata si sviluppava più o meno così: in forneria dalle 5 alle 12, poi allenamenti per tutto il pomeriggio. Andavo a letto alle 23, dormendo circa 6 ore. Ho fatto questa vita per 4 anni, poi ho deciso di intraprendere l'attività full, mattina e pomeriggio”. I risultati sono stati soddisfacenti solo a tratti, visto che il best ranking è collocato al numero 1333 ATP, lontanissimo dal tennis che conta. Oggi non ha neanche un punto ATP e ha potuto giocare le qualificazioni grazie a una wild card. Sul Campo 2, il più remoto, ha raccolto la migliore vittoria in carriera. Dopo una battaglia di tre ore ha superato il brasiliano Wilson Leite (n. 497 ATP) con il punteggio di 6-4 6-7 7-6, peraltro dopo aver annullato un matchpoint nel tie-break finale. E' stato un match intenso, divertente, drammatico, una vera lotta per la sopravvivenza. Davide avrebbe potuto vincere in due set, ma quando il traguardo si avvicinava emergevano mille paure. Il suo è un tennis difensivo, di fatica, da regolarista old-style, di quelli che mettono i piedoni 2-3 metri dietro la riga e preferiscono aspettare la palla piuttosto che aggredirla. Però si sforza di essere un po' più aggressivo e ha una discreta mano, oltre a due polmoni infiniti. Il carioca diventava matto per tirargli un vincente. “Era il mio primo match in assoluto in un torneo challenger, avevo giocato soltanto nei futures. All'inizio ero un po' emozionato, ho faticato a entrare nel match, ma poi mi sono sciolto. Differenze rispetto ai futures? Qui giocano tutti i punti, non è mai finita, bisogna sempre essere concentrati”. Dovrà superarsi al secondo turno, quando affronterà il portoghese Frederico Ferreira Silva, numero 292 ATP. “Quest'anno il mio obiettivo era migliorare la classifica italiana, passare da 2.3 a 2.2, magari 2.1. Inoltre vorrei continuare con i futures per costruirmi una classifica ATP e fare attività internazionale l'anno prossimo, in modo da poter giocare almeno le qualificazioni”. Davide sogna di poter acciuffare i top-100 (“E' dura, ma ci si può arrivare. Bisogna crederci sempre e circondarsi delle persone giuste”). Nel frattempo ha festeggiato la promozione in Serie A2 con il suo Cà del Moro di Venezia e, quando può, segue le partite di David Ferrer, uno dei suoi idoli. In effetti, il modo di portare il dritto lo ricorda. “Ma io non gioco come lui: David sa essere sia difensivo che offensivo, mentre io sono prevalentemente difensivo. Sto cercando di migliorare in questo senso, ma a questi livelli faccio ancora un po' fatica”. Intanto ha dimostrato di poter battere giocatori sulla carta molto più forti di lui. (Ri. Bi.)
(Foto Felice Calabrò)
MANERBIO – “Pane e salame” è un concetto utilizzato per descrivere gli schemi calcistici più semplici, quelli più all'antica. Nel caso di Davide Pontoglio, eroe di giornata nelle qualificazioni del Trofeo Dimmidisì di Manerbio, va preso alla lettera. Già, perché il 23enne di Rovato (Brescia) ha alternato per quattro lunghi anni la vita da panettiere con l'aspirazione di diventare un tennista. “Ho smesso di andare a scuola in seconda superiore – racconta – per provarci seriamente con il tennis, ma allo stesso tempo dovevo lavorare presso la forneria dei miei genitori. La mia giornata si sviluppava più o meno così: in forneria dalle 5 alle 12, poi allenamenti per tutto il pomeriggio. Andavo a letto alle 23, dormendo circa 6 ore. Ho fatto questa vita per 4 anni, poi ho deciso di intraprendere l'attività full, mattina e pomeriggio”. I risultati sono stati soddisfacenti solo a tratti, visto che il best ranking è collocato al numero 1333 ATP, lontanissimo dal tennis che conta. Oggi non ha neanche un punto ATP e ha potuto giocare le qualificazioni grazie a una wild card. Sul Campo 2, il più remoto, ha raccolto la migliore vittoria in carriera. Dopo una battaglia di tre ore ha superato il brasiliano Wilson Leite (n. 497 ATP) con il punteggio di 6-4 6-7 7-6, peraltro dopo aver annullato un matchpoint nel tie-break finale. E' stato un match intenso, divertente, drammatico, una vera lotta per la sopravvivenza. Davide avrebbe potuto vincere in due set, ma quando il traguardo si avvicinava emergevano mille paure. Il suo è un tennis difensivo, di fatica, da regolarista old-style, di quelli che mettono i piedoni 2-3 metri dietro la riga e preferiscono aspettare la palla piuttosto che aggredirla.
Però si sforza di essere un po' più aggressivo e ha una discreta mano, oltre a due polmoni infiniti. Il carioca diventava matto per tirargli un vincente. “Era il mio primo match in assoluto in un torneo challenger, avevo giocato soltanto nei futures. All'inizio ero un po' emozionato, ho faticato a entrare nel match, ma poi mi sono sciolto. Differenze rispetto ai futures? Qui giocano tutti i punti, non è mai finita, bisogna sempre essere concentrati”. Dovrà superarsi al secondo turno, quando affronterà il portoghese Frederico Ferreira Silva, numero 292 ATP. “Quest'anno il mio obiettivo era migliorare la classifica italiana, passare da 2.3 a 2.2, magari 2.1. Inoltre vorrei continuare con i futures per costruirmi una classifica ATP e fare attività internazionale l'anno prossimo, in modo da poter giocare almeno le qualificazioni”. Davide sogna di poter acciuffare i top-100 (“E' dura, ma ci si può arrivare. Bisogna crederci sempre e circondarsi delle persone giuste”). Nel frattempo ha festeggiato la promozione in Serie A2 con il suo Cà del Moro di Venezia e, quando può, segue le partite di David Ferrer, uno dei suoi idoli. In effetti, il modo di portare il dritto lo ricorda. “Ma io non gioco come lui: David sa essere sia difensivo che offensivo, mentre io sono prevalentemente difensivo. Sto cercando di migliorare in questo senso, ma a questi livelli faccio ancora un po' fatica”. Intanto ha dimostrato di poter battere giocatori sulla carta molto più forti di lui. (Ri. Bi.)