ROLAND GARROS. Una commovente Errani batte 7-5 1-6 6-3 la Stosur e vola in finale. Sul campo ha messo tutto: cuore, coraggio, passione…E ha fatto la storia.

Di Riccardo Bisti – 7 giugno 2012

Un dritto anomalo, tipico del tennis “Made in Spain”, l’ha mandata in paradiso
. Chissà quante volte Sara Errani ha giocato un colpo del genere. Decine di migliaia, soprattutto nei 12 campi rossi dell’Accademia TenisVal di Valencia, la stessa dove si allena David Ferrer, colui che oggi cercherà di imitarla scalando l’Everest Nadal. Nel frattempo, “Sarita” ha piazzato i suoi occhioni blu sul K2 chiamato Samantha Stosur, numero 6 del mondo e campionessa in carica dello Us Open. L'ha battuta 7-5 1-6 6-3 e ha portato l’Italia in finale al Roland Garros per il terzo anno di fila. Nel 2010 e nel 2011 c’era riuscita Francesca Schiavone con i suoi modi non sempre facili da capire, gestire, apprezzare. Al contrario, della Errani ti innamori dopo 5 minuti. Una tennista tascabile con un cuore grosso così, dal dizionario pieno di parole. Ma se ti metti a sfogliarlo non trovi alcuni vocaboli. “limiti”, “rassegnazione” e “paura” non ci sono, non esistono. Lo ha mostrato in una semifinale iniziata con un’ora di ritardo a causa di un’acquazzone parigino che ha alimentato tensioni, paure e angosce. Sara è entrata in campo con il piglio giusto, giocando a viso aperto contro un’avversaria più alta e potente. “Vogliamo fare a sportellate? Va benissimo”. Subito sotto 2-0 ha ripreso in mano la partita e ha tenuto duro fino al 5-5, quando ha trovato un break vitale nell’undicesimo game. Un bel dritto vincente ha sigillato il 7-5 che ha avvicinato il sogno. La Errani ha evitato di fare l’errore della Cibulkova, che attendeva il servizio in kick della Stosur quasi in braccio ai giudici di linea. A costo di subire qualche ace in più, la Errani stava con i piedi sulla linea di fondo e trovava quelle risposte incisive a cui Samantha non è abituata.
 
Nel secondo, tuttavia, la Stosur ha preso a giocare alla grande. I suoi “topponi” restavano in campo, tanto che ha sparato 17 colpi vincenti in appena 7 game. La Errani si è fatta piccola piccola, un puntino color ciclamino nel mare rosso del Campo Chatrier, con 30.000 occhi puntati addosso. Quando la Stosur si è aggiudicata il secondo set c’era il rischio di “sbracare”. Sarebbe stato normale e nessuno le avrebbe detto nulla. Per lei era la prima volta. Ma la Errani ha capito che può starci anche lei, nelle cime tempestose del tennis femminile. E così, sotto gli occhi di Nicola Pietrangeli e Lea Pericoli, presenti in prima fila accanto a Jean Gachassin, ha ripreso a giocare alla grande. Dritti carichi di topspin, rovesci incrociati, buone prime di servizio. E la Stosur in confusione. Oddio, la Stosur va spesso in confusione. E’ difficile giocarci contro perché alterna grandi giocate a errori clamorosi. E’ capace di non farti toccare palla per game interi. Ma non è detto che li vinca. Sul 3-0 Errani, “Sarita” è stata 0-30 sul servizio della Stosur. Sul 15-30 ha avuto un dritto comodo ma ha sbagliato direzione dell’attacco ed è stata infilata dal passante. Avrebbe potuto essere il “turning point”. Nel game successivo, la Stosur ha strappato il servizio a “Sarita" con un maestoso rovescio lungolinea (alla quarta palla break). Quando Sara si è vista riacchiappare sul 3-3 il lieto fine sembrava sempre più lontano. E invece, ancora una volta, come diceva Pierre de Bourdeille, è riuscita a tenere i fili collegati nel carrarmato del suo cervello. “Non c'è virtù nè vittoria più grande di saper comandare e vincere se stessi”. Sarebbe stato facile lasciarsi andare. In fondo “Chissenefrega, ho già fatto la storia, ho ancora il doppio da giocare…chi me lo fa fare?”. E invece le saranno tornati alla mente gli anni difficili in cui nessuno la voleva allenare, nessuno la considerava, e ha dovuto lasciare l’Italia. Un turno di servizio tenuto a zero e il break all’ottavo gioco l’hanno mandata a servire per il match sul 5-3. E ancora una volta è stata perfetta, fino al dritto anomalo che è andato a morire proprio sotto il suo clan. Pablo Lozano ha preso in braccio la sua bimba e la guardava sorridendo, mentre una telecamera ficcanaso ha colto l’attimo di commozione di papà Giorgio, cui è scesa una lacrima sotto gli occhiali scuri. Piangeva anche Sara. Lo ha fatto quando si è sdraiata per terra dopo il matchpoint e quando si è seduta sulla sua panchina. “Non ho parole, è qualcosa di incredibile – ha detto a Cedric Pioline nell’intervista sul campo – nel terzo set c’era molto vento, da una parte si giocava bene e dall’altra si faceva fatica. Forse la Schiavone mi ha ispirato…non ci posso credere”.
 
E invece deve crederci e ricaricare le batterie in vista di una storica finale. Intanto deve giocare la finale del doppio, dove insieme a Roberta Vinci se la vedrà con Petrova-Kirilenko. Le russe hanno detronizzato Hradecka-Hlavackova con il punteggio di 4-6 7-5 7-5 e cercheranno di ripetere il risultato di Miami, quando batterono in finale proprio le azzurre. Va detto che Vinci-Errani si sono imposte sia a Madrid (semifinale) che a Roma (quarti). Il doppio può essere un diversivo importante. Domani sarà tempo di fotografie, conferenza stampa, attenzioni, pressioni…dovendo giocare un match, Sara potrà distrarsi e spendere energie in modo sano. Non accadeva dal 2003 che una giocatrice non raggiungeva la finale sia in singolo che in doppio al Roland Garros (allora fu Kim Clijsters), mentre l’ultima a vincerli entrambi fu Mary Pierce nel 2000. Ma adesso è tempo di gioire, in barba a tutti quelli che non credevano in lei e che oggi – goffamente – cercheranno di salire sul carro del vincitore. E’ normale che sia così.

ROLAND GARROS – SEMIFINALE DONNE
Sara Errani (Ita) b. Samantha Stosur (Aus) 7-5 1-6 6-3