L’interessante progetto di espansione del tennis turco. L’assunzione di Dominik Hrbaty è soltanto una parte di un disegno che vuole portare il paese ai vertici del tennis mondiale. 
Marsel Ilhan è il miglior giocatore turco

Di Riccardo Bisti – 5 dicembre 2013

 
Sono rimasti alla finestra, osservando l’evoluzione del rapporto tra Domink Hrbaty e la federtennis slovacca. Appena è arrivata la fumata nera, i turchi sono piombati sull’ex numero 12 ATP e lo hanno messo sotto contratto. Gli chiederanno anche di fare il capitano di Coppa Davis, a patto che l’ITF dia l’approvazione. Hrbaty si è ritirato ufficialmente tre anni fa, ma è rimasto nell'ambiente. Ha giocato alcuni challenger e futures, tanto da non essere ancora uscito dal ranking ATP (oggi è n. 1484), ma si è dedicato soprattutto all’insegnamento. Inoltre, aveva dato una mano ad alcuni giocatori di secondo piano: Patrick Davidson e Jaymon Crabb. Adesso arriva l’impegno con la federtennis turca. “Mi occuperò principalmente della Coppa Davis, selezionando i giocatori e seguendoli full-time per un periodo di tre settimane. C’è la possibilità di fare il capitano, ma non è un aspetto fondamentale. La cosa importante sarà trasmettere la mia esperienza, dare consigli durante gli allenamenti e accompagnarli prima, durante e dopo le partite”. Il fatto che la collaborazione sia limitata al calendario della Davis è tra gli asterischi del contratto. Dominik aveva proposto qualcosa del genere in Slovacchia: “Si parlava di un accordo di 16 settimane, ma hanno detto che era poco ed hanno rifiutato. Allora si è presentata la possibilità turca, ho pensato ai grandi investimenti che stanno facendo sul tennis, e ho detto ‘Perché no?’”. Il tennis turco è in condizioni pietose, eppure qualcosa si muove: la squadra di Davis si trova nel Gruppo III, la Serie D della Coppa. Dall’istituzione dell’attuale format, non è mai andata oltre il Gruppo II. I tennisti di livello si contano sulle dita di una mano. La più forte è stata Ipek Senoglu, poi è arrivato Marsel Ilhan, primo turno di sempre a passare il primo turno in uno Slam (è accaduto allo Us Open 2009).
 
Ilhan è stato anche il primo a entrare tra i top-100. In realtà è uzbeko, ma si è trasferito in Turchia nel 2004. Grazie ad alcuni buoni risultati, nel 2007 è arrivato l’aiuto della federtennis turca. “In Uzbekistan non trovavo sponsor, potevo giocare soltanto nel paese. In Turchia, invece, mi consentono di poter viaggiare con allenatore al seguito. Tutto quello che faccio è per la Turchia” ha detto Ilhan. Il suo esempio ha convinto la federtennis a investire ancora di più, nel tentativo di costruire giocatori. Secondo Hrbaty ci vorrà tempo, ma i risultati arriveranno. “La ruota ha cominciato a girare. E’ arrivato il boom dei tornei, quelli grandi, ma anche i futures. Ogni settimana ce n’è almeno uno. Non succede da nessun’altra parte al mondo”. I dati del 2013 sono impressionanti: la Turchia ha ospitato 3 challenger, 51 futures e ben 57 ITF femminili. Senza dimenticare il Masters femminile, che ha vissuto a Istanbul tre edizioni colme di pubblico. L’anno prossimo si sposterà a Singapore, ma la Turchia resterà nel calendario WTA con un torneo “International”. I WTA Championships hanno avuto un grande impatto economico, sportivo e sociale. Nel biennio 2011-2012, i tesserati sono passati da 5.000 a 16.000. E non hanno intenzione di fermarsi. L’assunzione di Hrbaty è soltanto una piccola parte dell’ingranaggio.
 
Hanno messo in pratica nuove strategie per attirare gli sponsor. E’ cresciuto il numero di impianti, sono nate alcune competizioni locali a squadre, hanno organizzato alcune clinic per le strade della Turchia, in modo da reclutare sempre più praticanti. I risultati stanno arrivando, poiché il paese ha già due top-10 nella classifica europea degli Under 14 (Ergi Kirkin e Kaya Gore). In tutto questo, è stato fondamentale l’apporto di Luis Bruguera, padre di Sergi. Nel 2010 è stato assunto come consulente ed è stato lui a spingere affinchè nascessero tutti questi tornei. Adesso vogliono di più: “Il progetto prevede un piano di insegnamento che coinvolga tutti, giovani e adulti” ha detto Hrbaty, cui hanno dato chiavi e risorse per portare la Turchia nella geografia del tennis mondiale. Gli articoli 34 e 35 del regolamento di Coppa Davis prevedono che il capitano di ogni squadra sia della stessa nazione, ma c’è la possibilità di deroghe. I turchi hanno già fatto richiesta, ma l’espansione non dipende da quello. E così, dopo aver guidato la Slovacchia a una storica finale, Dominik Hrbaty torna in Coppa Davis. Sarà l’inizio di una storica cavalcata?