Qui si rischia di tornare agli anni neri, quando l'Italia al femminile era una presenza quasi impalpabile nei tornei del Grande Slam. Da 15 anni siamo diventati sempre più forti, fino a ottenere i risultati che conosciamo. Ma questo Australian Open 2016, sia pure con le dovute precisazioni (che faremo), è un brusco risveglio. Ci eravamo lasciati, quattro mesi fa, con la finale tutta azzurra a New York. Al contrario, Melbourne è il primo Slam senza Schiavone in main draw dopo 16 anni. Senza la Knapp, ancora convalescente, avevamo solo tre giocatrici in gara. E due sono volate via al primo turno, peraltro con probabili effetti negativi nel ranking. Sia Camila Giorgi che Sara Errani, infatti, lo scorso anno si erano spinte fino al terzo turno. Non si può imputare granché alla Giorgi, che ha tenuto dignitosamente il palcoscenico della Rod Laver Arena contro Serena Williams. Ne è venuto fuori un 6-4 7-5 in cui ha perso solo tre volte il servizio, e nel complesso ha servito benino. 7 ace e 12 doppi falli, per gli standard di Camila, sono un bilancio più che accettabile. Ha mostrato le solite cose: grandi colpi, qualche fiammata, la capacità di tenere il ritmo indiavolato di Serena. Ma nel momento del bisogno ha commesso qualche ingenuità di troppo. Su tutti, il doppio fallo sulla palla break che ha portato Serena a servire per il match. Ne aveva annullate diverse, non doveva disunirsi proprio in quel momento. Si sarebbe meritata il tie-break. Il gioco di Camila è sempre lo stesso, indipendentemente dall'avversaria. Lei gode solo se picchia duro. Quando le va bene, in effetti, la libidine è assoluta. Alcuni rovesci incrociati hanno mandato in bambola la numero 1, vestita con uno sgargiante abito giallo, snodato su due pezzi. Serena sapeva che contro la Giorgi avrebbe potuto soffrire: Patrick Mouratoglou, il suo coach, la conosce bene per averla avuta nella sua accademia, e l'avrà messa in guardia. Dopo oltre 4 mesi e con l'incognita sul ginocchio infiammato, Serena ha giocato con la massima attenzione. Ha concesso solo un break (quando però era già avanti 4-1) e non ha mai dato l'impressione di poter perdere. Impressione che c'era stata, ad esempio, nel match di Fed Cup a Brindisi.
LA ERRANI SI FA RIMONTARE
Insomma, il punteggio avrebbe potuto essere ancora più netto. La Giorgi chiude la campagna australiana con un bottino di 3 vittorie e 3 sconfitte, con i quarti a Hobart come miglior risultato. Non esattamente il bilancio di un'aspirante top-player, ma le recriminazioni non sono certo per la sconfitta contro Serena, che anzi lascia buone sensazioni. Il rimpianto sta nell'incapacità di entrare tra le teste di serie. Il destino l'ha punita molto severamente. I prossimi match di Serena ci diranno come andrà valutata la prestazione della Giorgi. Un problema alla schiena sul finire del terzo set ha condannato Sara Errani a una sconfitta molto dolorosa contro Margarita Gasparyan. La russa si è importa col punteggio di 1-6 7-5 6-1, rimontando da una situazioni quasi compromessa. L'azzurra ha dominato fino al 6-1 4-3, poi ha perso un game combattuto ed è stata meno pronta nello sprint di fine secondo set. Il terzo, nonostante lo stop di 12 minuti per chiamare la trainer, è stato una lenta agonia che ha condannato la Errani. Se non ci fosse stato il buon torneo a Sydney, il suo inizio di stagione sarebbe stato fin quasi preoccupante. Non è in Australia (dove pure vanta un quarto di finale) che deve costruirsi il ranking, ma da lei ci si aspettava qualcosina in più. La sua avventura a Melbourne proseguirà con il doppio, dove farà coppia con Maria Josè Sanchez Martinez, di nuovo in pista dopo la maternità. Le due si conoscono da tempo, da quando la spagnola giocava la Serie A1 per il Circolo Tennis Albinea, lo stesso della Errani. Anche in doppio, francamente, i tempi belli sembrano andati.
AUSTRALIAN OPEN 2016 – TABELLONE FEMMINILE