A Londra c’è anche Malek Jaziri, numero 1 tunisino e miglior giocatore di etnia araba. La sua carriera è svoltata dopo la rivoluzione tunisina che ha destituito Ben Ali.
Malek Jaziri è numero 79 del ranking ATP, ma è stato anche 69

Di Riccardo Bisti – 31 luglio 2012

 
Tra i “magnifici 64” del tabellone olimpico c’era anche un tunisino. Malek Jaziri ha opposto un’orgogliosa resistenza a John Isner, poi si è arreso con il punteggio di 7-6 6-2. Ma era contento lo stesso, per lui era importante esserci. Il suo ranking non era sufficiente per entrare in tabellone. Una wild card dell’ITF gli ha consentito di partecipare ugualmente. La presenza di Jaziri aveva un certo valore: era l’unico uomo arabo in tabellone, nonché l’unico africano. Il continente nero non poteva chiedere un ambasciatore migliore: è un tipo gentile, simpatico e parla quattro lingue: arabo, francese, inglese e spagnolo. “Credo che ogni sportivo abbia il desiderio di giocare le Olimpiadi – ha detto – è un sogno, sono felice di aver potuto rappresentare il mio paese. In verità rappresento tutto il mondo arabo. Sono l’unico arabo tra i top 100”. Eppure fino a poco tempo fa era lontanissimo dai migliori. A 25 anni, non più giovanissimo, stazionava intorno alla 200esima posizione. Poi, a un certo punto, la trasformazione che gli ha consentito di salire intorno al numero 70. “Sono il nuovo rivoluzionario – ha scherzato ma non troppo – dopo la rivoluzione, ho cominciato a giocare bene. L’assenza di un dittatore ti fa sentire libero. Puoi fare e dire quello che vuoi. Prima non era così, dovevi pensarci tre volte prima di esprimere il tuo parere”.
 
La rivoluzione di Malek è scattata un’anno e mezzo fa, quando è tornato a Tunisi dopo aver passato un periodo a Barcellona per allenarsi e rimettere in sesto muscoli e articolazioni dopo gli infortuni a ginocchio e caviglia. Appena in tempo per prendersi la rivoluzione. Malek si trovava sul campo da tennis quando ha sentito il rumore di spari ed elicotteri. La gente ha iniziato a urlare, scappare, disperdersi per le strade. E lui è uscito dal campo da tennis. “I primi giorni sono stati molto difficili – racconta – non si poteva viaggiare perché avevano chiuso l’aeroporto. E poi non potevo nemmeno allenarmi perché se correvi erano pronti a puntarti un fucile alla schiena”. La famiglia era preoccupata, allora gli hanno chiesto di tornare a casa, nella città natale di Bizerte, circa un’ora di strada dalla capitale. La situazione era più tranquilla. La rivoluzione tunisina è scattata nel dicembre 2010, quando un fruttivendolo di una cittadina di provincia si è dato fuoco per protestare contro la corruzione del governo. L’azione ha scatenato una serie di rappresaglie contro il regime di Zine el-Abidine Ben Ali. Dalle nostre parti, il dittatore tunisino è conosciuto anche perché Lucio Barani, ex sindaco di Villafranca Lunigiana (5.000 anime in provincia di Massa Carrara) gli ha intitolato una via. Il presidente è stato destituito già a metà gennaio, ma la lotta di potere è andata avanti per diversi mesi. Jaziri ha deciso di andare via per trovare continuità negli allenamenti.
 
A ottobre 2011 si sono svolte elezioni democratiche e si è creato un equilibrio. Fragile, ma quanto basta. Sufficiente a convincere Jaziri a tornare a casa e fargli dire: “Penso che gli eventi del 2011, tutto sommato, siano stati uno sviluppo positivo per il paese. La gente deva sapere cosa significa questa libertà, imparare a usarla”. Adesso la macchina della Tunisia è ripresa. Il turismo cresce, c’è meno criminalità interna e le cose sembrano migliorare giorno dopo giorno. Nel frattempo, la carriera di Malek ha preso il via. A febbraio è stato protagonista di una polemica con gli organizzatori del torneo di Dubai, perché non gli hanno dato una wild card nonostante fosse l’arabo con la miglior classifica ATP. Al suo posto hanno premiato Marko Djokovic, fratello minore di Novak. Ma non si è abbattuto ed ha sfiorato il terzo turno al Roland Garros: contro Marcel Granollers ha avuto tre matchpoint ma poi ha ceduto in cinque set. I suoi risultati hanno convinto l’ITF a regalargli una wild card per Londra 2012. Ma non è la prima volta che il braccio paterno della Federazione Internazionale lo ha coccolato. Una decina d’anni fa ha fatto parte del team africano di under 14 che partecipò a diversi tornei in Europa grazie al fondo per lo sviluppo del tennis in Africa. Il progetto va avanti ancora oggi, con un budget di circa 4,5 milioni di dollari. “E’ un’ottima cosa, perché i tennisti africani non sono aiutati dagli sponsor e nemmeno dalle rispettive federazioni”.
 
Dalla Tunisia è emersa un’altra giocatrice, ancora più futuribile di Jaziri. Si tratta di Ons Jabeur, vincitrice di un Roland Garros junior, che per poco non faceva lo sgambetto alla Lisicki. Prima di loro c’era Selima Sfar: numero 75 nel 2001, ha partecipato ai Giochi di Pechino e per anni è stata l’unica tennista araba nel circuito WTA. In verità, la Tunisia è il paese con la seconda migliore tradizione tra i paesi arabi. Soltanto il Marocco ha una storia più importante, ma i grandi tornei si giocano dalle parti del Golfo Persico. In Tunisia hanno solo un torneo challenger, mentre l’unica attrazione di Bizerte è il campo da tennis intitolato a Jaziri nel club dove ha iniziato a giocare quando aveva cinque anni. “Ma ci sono tanti buoni giocatori nel mio club – sostiene Malek – Io ho avuto ottimi coach, mi hanno insegnato molto sul piano tecnico. Da giovani è fondamentale”. A 12 anni ha lasciato il club sotto casa per trasferirsi nella capitale nella speranza di diventare un professionista. Ce l’ha fatta, e nel suo piccolo ha creato la rivoluzione tennistica del suo paese. Gli sponsor sono aumentati e addirittura sono nati circoli nuovi. “Il tennis è diventato popolare. Adesso abbiamo solo un torneo, ma spero che in futuro possano crescere tanti giocatori e nascere nuovi tornei”. Intanto gli sponsor hanno deciso di legarsi a lui, a partire dal Ministero del Turismo che lo ha nominato ambasciatore ufficiale. E lui svolge alla perfezione il compito: “La Tunisia è un paese soleggiato, e poi abbiamo tutto: il deserto, il mare, le montagne. Spero che il turismo cresca ancora perché è un paese interessante, vicino all’Europa, con tante cose da fare”. La Rivoluzione è appena cominciata.
 
MALEK JAZIRI
Nato a Bizerte, in Tunisia, il 20 gennaio 1984
Altezza: 1.85 – Peso: 82 kg
In carriera ha vinto il challenger di Ginevra nel 2011 e vanta quattro finali: Samarcanda nel 2011 e Quimper, Kyoto e Pingguo nel 2012. Lo scorso anno ha vinto la medaglia d’oro ai Giochi Panarabici (e l’argento in doppio). E’ giunto al secondo turno allo Us Open 2011, nonché a Roland Garros e Wimbledon 2012.