Felipe Parada ha battuto Del Potro e Murray, ma non è mai andato oltre il n. 371 ATP. Oggi insegna tennis in Germania, ma la sua carriera è stata rallentata dalla grande passione per il…motocross.
Felipe Parada in azione su una pista di motocross
Di Riccardo Bisti – 1 ottobre 2012
Centinaia, migliaia di ragazzi giocano benissimo a tennis. Ma nella top ten ci sono soltanto dieci posti. E allora diventa un terno al lotto, in cui coraggio e volontà fanno la differenza. La storia è piena di giocatori che promettevano da junior e poi si sono persi. Tanti italiani, certo, ma non solo. Prendiamo il Cile: Jorge Aguilar e Guillermo Hormazabal sono arrivati a Napoli con l’etichetta di “pippe”, sostanzialmente confermata alla prova del campo. Ma 11 anni fa, in piena Era-Rios, vincevano la Davis Cup Junior. Detto che Quinzi e Baldi possono fare gli scongiuri, il Cile aveva un altro giocatore, un potenziale top 30. Non è andata così. Felipe Parada non è mai andato oltre il numero 371 ATP nel 2006. Eppure, l’anno prima, aveva battuto due futuri vincitori dello Us Open: Juan Martin Del Potro ed Andy Murray. Un po’ come accadde al nostro Davide Bramanti, ricordato per un successo su Roger Federer in un torneo junior. Parada si è ritirato tre anni fa e oggi vive ad Amburgo, in Germania, dove si è sposato con una giocatrice di Hockey. La sua vita è ancora il tennis, ma non ha nulla a che vedere con lo sfavillante mondo dei tornei ATP. Fa lezioni presso il Der Club an Der Alster, circolo di Amburgo per cui gioca anche la Bundesliga.
“Il tennis è uno sport solitario – ha raccontato ai cronisti di El Mercurio, giornale numero 1 del suo paese – ho avuto una buona carriera junior e poi, nel primo anno da professionista, sono diventato numero 600 ATP senza grossi aiuti. Avevo appena 18 anni. Poi sono sopraggiunti i problemi economici della mia famiglia e sono stato costretto a rallentare”. Tuttavia non cerca scuse. “Se ripenso alla mia carriera sono autocritico. Non è certo stata la mancanza di soldi a impedirmi di entrare tra i primi 100. E’ difficile giocare i tornei a una certa età: vivi ospite delle famiglie, raramente vai in hotel. Per questo giocavo tanto in Bundesliga, la fonte che mi permetteva di pagarmi i viaggi”. Parada era un ottimo giocatore da future, ma quando faceva il salto nei challenger non riusciva a emergere. Tuttavia è riuscito a giocare un torneo ATP (Vina del Mar 2006) e, soprattutto, battere due futuri campioni dello Us Open: Juan Martin Del Potro ed Andy Murray. Nell’aprile 2005, Del Potro aveva 16 anni e mezzo e pescò Parada a un future cileno. “E’ strano pensare che loro sono arrivati e io no. Del Potro era giovanissimo ma veniva da due tornei vinti. L’ho sconfitto in tre set, fu una partita molto equilibrata. Aveva grandi colpi, ottimo servizio e la giusta mentalità. Aveva già un team completo che lo seguiva, che curava ogni dettaglio. Mi ha messo in difficoltà e pensavo che presto sarebbe diventato inarrestabile. Subito dopo la partita mi ha chiesto se fossi andato in Argentina a giocare alcuni tornei. Voleva la rivincita immediata”.
La vittoria su Murray arrivò tre mesi prima, al challenger di Santiago. All’epoca lo scozzese aveva 17 anni e si allenava in Spagna. Coach Pato Alvarez lo spedì in Sudamerica a farsi le ossa, letteralmente. “Quando è arrivato era già famoso. Tutti lo conoscevano e in allenamento mostrava un grande talento. Infatti dopo quel torneo è rapidamente esploso”. Quell’anno Murray entrò tra i primi 100, raggiungendo la finale a Bangkok contro Roger Federer. “L’ho battuto ma l’ha presa bene. Sapeva che in poco tempo avrebbe abbandonato i challenger e avrebbe giocato i grandi tornei. Ha accettato il risultato, era già focalizzato sui suoi obiettivi. Aveva già tutti i colpi ed era molto sicuro di sé”. Con la saggezza dell’età, Felipe Parada capisce quali sono le ragioni che gli hanno impedito di sfondare. Aveva una grande passione, tenuta nascosta negli anni da professionista e oggi deflagrata: il motocross. “La mia testa non è mai stata focalizzata al 100% sul tennis. Eppure dovrebbe essere così. Sin dall’età di 12 anni ho avuto una grande passione per le moto. Sono sempre stato combattuto tra il tennis e le due ruote. Non mi sono mai concentrato al 100% su una cosa”. Sopraggiunta la prescrizione, Parada racconta un episodio del 1999, mai rivelato fino a oggi. “Ho corso una gara nazionale di motocross a Cerro Chena. Ero andato a vedere un amico, avevo il sogno di gareggiare. Il mio amico si fece male nella prima manche, mi chiesero se volevo sostituirlo e dissi subito di si. Alla seconda curva mi sono scontrato con un altro pilota e mi sono rotto la mano destra, quella con cui gioco a tennis. Tuttavia ho chiuso tra il decimo e il dodicesimo posto. Nessuno dei miei allenatori ha mai saputo di questo infortunio. Almeno fino ad oggi!”. Parada, 31 anni, è lontano dal mondo del tennis cileno. Forse ha visto lo spareggio contro l’Italia, ma sul presente non è molto preparato. Meglio i ricordi: “Massu ha un gran cuore e lo rispetto molto. Anche Adrian Garcia mi ha aiutato molto. Rispettavo anche Fernando Gonzalez, ma non ho avuto un gran rapporto con lui. Con Rios mi sono allenato qualche volta, è stata una grande emozione. Ti motiva molto giocare con uno così. Il tennis mi ha dato molto e continua a farlo. Però…forse il mio desiderio era quello di diventare un pilota di motocross”.
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