TennisBest comincia una serie di inchieste per portare alla luce vicende che riguardano centri tennis vessati da situazioni difficili. Partiamo dal caso del Centro Sportivo Kennedy di Milano e del maestro Walter Bertini.Giorno 3 gennaio, ore 18.30, zona San Siro di Milano. Il CSK, come veniva ben sintetizzato il Centro Sportivo Kennedy, è chiuso. Più di qualche avventore, sorpreso, prova a forzare il cancello, prima di dirigersi verso il bar più vicino: “È la prima volta che accade – ci informa l’appena sfrattato gestore, il maestro Walter Bertini -: io tenevo aperto anche a Natale e Capodanno, perché ormai si era formata una comunità che trovava nel centro un rifugio. Gente spesso sola”.
Da quando il CSK è stato affidato (e fra poche righe scoprirete come) alla Federazione Italiana Baseball e Softball la situazione pare cambiata. Il centro è rimasto chiuso dal 24 dicembre al 7 gennaio, come asili e scuole dell’obbligo e il povero Bertini, da qualcuno perfino accusato di ospitare oltre la data prevista la cuccia del custode (definirla appartamento deve essere esagerato se ha preferito incontrarci nel parcheggio), come unica persona ad accorgersi che con la prima sbiancata di neve a Milano, i due palloni pressostatici dei campi in terra rischiavano di sgonfiarsi, un danno evitato da un 119 dello stesso Bertini agli attenti dirigenti FIBS.
Ma come siamo arrivati ad una situazione per cui un centro tennis è gestito dalla Federazione Baseball? Cercheremo di riassumere una vicenda alquanto complicata ma che ha una sostanza ben definita, che si traduce attualmente in un altro chiarissimo esempio di mala gestione di un impianto sportivo pubblico a Milano.
Tutto verte sul fatto che Walter Bertini ha creato un’associazione sportiva (ATI) insieme alla Milano Baseball 1946, storica società milanese, con l’intento di ristrutturare un centro dalle enormi potenzialità ma che nel 2008 vivacchiava in condizioni mediocri. L’investimento previsto non era una spolverata alla club house, né un ritocchino agli spogliatoi ma di un intervento di circa tre milioni di euro. Una cifra da capogiro in un momento in cui di soldini ne girano pochi. Eppure il maestro Bertini era convinto di creare un centro sportivo che diventasse un fiore all’occhiello nel panorama cittadino e che per questo avrebbe ricevuto aiuti e benemerenze dal Comune. “Era il mio sogno – dice Bertini – e credevo lo fosse anche per la Milano Baseball 1946: realizzare la struttura pubblica più bella e frequentata di Milano, aperta a tutti i cittadini senza nessun vincolo di quota associativa, con varie attività sportive e la possibilità di sviluppare l’attività agonistica professionistica. Nell’anno 2012 avevamo più di 600 soci iscritti alla mia sola associazione e altrettanti frequentatori delle strutture. Adesso?”.
Adesso, o meglio dalla fine del 2015, dal Comune è arrivato lo sfratto, perché fin qui, il buon Bertini è riuscito a eseguire lavori per “soli” 700.000 e rotti euro, nonostante sopravvenuti (e sorprendenti ostacoli), vuoi dal Comune (un esempio? I palloni pressostatici dei campi che dovevano semplicemente essergli consegnati, in realtà erano di proprietà di una terza società, che ha richiesto, come è logico, un indennizzo per lasciarli agganciati al CSK: 20.000 euro), vuoi dall’associazione Milano Baseball 1946, che ha contribuito con lo spirito ma non con i contributi economici. Ma nonostante questo, pare che tutte le accuse abbiano un solo terminale, il maestro Bertini: “Per l’ultima volta vorrei chiarire la situazione all’interno dell’ATI; l’accordo privato sottoscritto tra le due associazioni prevedeva che noi e la Milano Baseball 1946 dovevamo disporre di risorse private per poter garantire gli investimenti promessi nel bando di gara con quote al 51% e 49%, ma questo purtroppo non è mai successo per dichiarata indisponibilità economica da parte della Milano Baseball 1946, e soprattutto non c’era l’interesse di quest’ultima a impegnarsi nel progetto anche quando ci è stata concessa la proroga per finire gli investimenti promessi”.
L’ingenuità del maestro Bertini è stata quella di credere che una società di baseball milanese potesse trovare risorse così ingenti, perché quello che negli States è definito The National Pastime, in Italia è uno sport di nicchia che non genera utili, né garantisce sponsorizzazioni degne di nota.
Tuttavia, vien anche da chiedersi perché la Milano Baseball 1946 abbia deciso di imbarcarsi in una simile operazione, senza aver l’interesse e soprattutto le forze per arrivare fino in fondo. I maligni suppongono che lo scopo fosse far investire al maestro Bertini quanto più possibile, non sostenerlo, farlo in sostanza fallire e, magari d’accordo col Comune, accordarsi affinché fosse proprio la Federazione Baseball ad accaparrarsi di un centro che ora dispone di strutture che lo stesso Comune ha definito in una nota decisamente migliori rispetto a quelle riscontrate nel 2008. Tutto ciò ci è sembrato troppo machiavelliano benché Bertini ne sia convinto: “Nello stesso periodo della mia richiesta di fideiussione al Comune e l’inizio della progettazione definitiva, la Federazione Baseball ha contattato l’Amministrazione per un interessamento di gestione del Centro Sportivo Kennedy, e questo metteva in condizione la Milano Baseball 1946 di essere tutelata per il futuro. Mi risulta che il responsabile del “progetto Kennedy” per la Federazione sia una persona che è stata per parecchi anni Presidente del Senago Baseball: ed è la Milano Baseball 1946 che da sei anni crea le squadre di vertice con il Senago. Tutto questo mi appare quantomeno sospetto”.
E visto che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, abbiamo contattato il sig. Giulio Macario, Presidente del Comitato Regionale Lombardo della Federazione Baseball. La difesa dice: “La Federazione Baseball non ha per nulla spinto verso lo sfratto di Bertini. Semplicemente ci hanno comunicato della possibile opportunità di gestire il centro e ci è parsa una buona occasione. Ma la Federazione Baseball non ha fatto nulla per creare questa situazione e la stessa Milano Baseball 1946, volesse allenarsi nelle nostre strutture, dovrà pagare un canone di affitto“.
Da buon cittadino, ancor prima che da buon imprenditore, Bertini ha cercato di colloquiare col Comune e il suo assessorato allo sport, guidato dalla signora Chiara Bisconti. Tuttavia, pare che l’assessorato sia poco incline alle chiacchiere e altro non ha fatto che avviare le pratiche di sfratto, una volta appurato che l’investimento promesso non si era totalmente concretizzato, senza valutare minimamente gli ostacoli che si erano creati, valutare eventuali colpe, venire incontro ad un personaggio che comunque investito parecchio e che, se Dio vuole, aveva creato un movimento tennistico di primo livello, con oltre 500 associati, campi pieni dalla mattina alla sera (nonostante gli aumenti dei canoni di illuminazione e riscaldamento inflitti dal Comune). Il CSK è stato tra i primi ad accogliere il circuito TPRA, peraltro avvisandoli immediatamente che un giorno la Fit si sarebbe impossessata del giocattolo (situazione in parte verificatasi). E proprio la Fit, “mamma Fit” come ancora dolcemente la chiama Bertini, è stata interpellata, sia nella figura del Presidente Binaghi sia del vicePresidente Gianni Milan, ricevendo in cambio un “in bocca al lupo” e nient’altro.
Beh, direte voi (e ammette lo stesso Bertini): la legge è chiara: se gli investimenti previsti non sono stati realizzati, il Comune può effettivamente rientrare in possesso della sua struttura. Tutto giusto, a parte che un Comune dovrebbe avere a cuore le strutture cittadine e quindi la già prorogata concessione alla Federazione Baseball che dovrebbe tramutarsi in un accordo di 19 anni a partire dal 2016, dovrebbe essere conseguenza di un progetto presentato da quest’ultima con un piano di intervento, un budget stanziato e un’idea su come ottenere profitti dall’attività. Tutte questioni che non hanno mai trovato una risposta: si resta ancora legati alla promessa di una sovvenzione comunale di circa mezzo milione di euro di cui pare si siano perse le tracce. Progetti di cui sia possibile prendere visione? Nessuno. Possibilità che a Milano una struttura dedicata al baseball generi profitto? Nessuna.
Il sig. Macario ha ipotizzato che la gestione della struttura tennis (che il maestro Bertini aveva portato in attivo) consenta di coprire (almeno in parte) i costi dell’attività del baseball. Già, ma chi dovrebbe gestire la struttura tennis? Le offerte dello stesso Bertini, per nulla scontate e oseremmo dire generose (47.000 euro all’anno per i primi due anni, quindi 25.000 euro all’anno per i successivi diciassette, oltre ad un contributo sui lavori da svolgere da stabilire insieme), non sono nemmeno state prese in considerazione. Altri privati che possano intervenire? Se non si vuol vivacchiare, si deve pensare ad un intervento di almeno 300-400.000 euro per la ristrutturazione degli spogliatoi, della club house e degli spazi intorno: chi può permettersi un simile investimento, correndo un simile pericolo, visti i precedenti? Macario sostiene vi sia una struttura in particolare che si sarebbe fatta avanti, senza specificare quale ma assicurando che niente è stato ancora deciso ma che la situazione dovrebbe trovare una soluzione entro tre mesi. In realtà – e questa suona come una minaccia, se ci permettete l’ironia – Macario sostiene che “la Federazione Baseball potrebbe decidere anche di gestire autonomamente il settore tennis”, forse ingolosita da utili non trascurabili ma derivanti da una gestione professionale. Dubitiamo che i dirigenti del baseball conoscano anche solo le più banali leggi del mercato tennistico se in un primo momento chiudevano il centro alle ore 20 e hanno poi deciso di sospendere le attività per le intere Feste, senza ancora essere intervenuti per sistemare adeguatamente almeno qualche “pezzettino” di struttura, per rendere un filo più accogliente (e sicura) l’oretta di tennis che viene prenotata.
Per adesso, le immagini a corredo della nostra inchiesta, parlano chiaro: un centro poco accogliente, per nulla curato e con i campi che, dopo le prime gelate, stanno progressivamente peggiorando. Ma la Federazione Baseball può riuscire a invertire la tendenza? Le parole di Macario non ci sembrano così rassicuranti: “Di base la Federazione Baseball non ha soldi da investire, ma una lettera formale dell’assessore Bisconti parlava di una possibile sovvenzione del Comune per 500.000 euro. Ma, che io sappia, si tratta di una lettera formale, non di una delibera”. E con le imminenti elezioni a Milano, chissà che fine farà (l’Assessore Bisconti e quella lettera formale).
“Comunque – continua Macario – abbiamo realizzato un studio di fattibilità per il rinnovamento del centro: in totale la cifra di tale piano ammonta a 1.400.000 euro, senza considerare le tribune dei campi da tennis. L’abbiamo divisa in due fasi: la prima ci permetterebbe di avere le strutture a posto per ospitare le gare di Serie A (che nel baseball non è comunque la massima serie n.d.r.) e la seconda di mettere a norma l’impianto di illuminazione che resta la spesa principale: 650.000 euro”. In sostanza, la Federazione Baseball che non ha soldi da investire, per completare almeno la prima parte del progetto avrebbe assoluta necessità del contributo comunale di cui però… non vi è alcuna certezza.
Vi è poi un’altra questione, che si allarga oltre il CSK, e che riguarda le assegnazioni dirette di centri sportivi fatte da questa Amministrazione direttamente alle Federazioni. Le quali possono poi affittare parti di tali centri a terze società o associazioni, senza passare attraverso un bando pubblico. Per Bertini si tratta “di uno scandalo per parecchi motivi: 1) c’è una Legge Regionale e Nazionale che impedisce gli affidamenti diretti dei centri con rilevanza economica, e tutti gli affidamenti diretti fatti sono di rilevanza economica, 2) sono tutti affidamenti senza nessun impegno economico di investimenti da parte delle Federazioni: noi Associazioni Sportive quando partecipiamo ai Bandi Pubblici dobbiamo garantire investimenti per avere una certa durata della concessione, le Federazioni in questi casi no. Capito perché le Federazioni non partecipano ai Bandi? Tanto, prima o poi arriverà qualcosa “gratis” da girare ai propri affiliati. Quindi, nella realtà, spesso le Federazioni affidano il centro alle loro affiliate che sono delle associazioni, aggirando di fatto l’ostacolo legislativo 3) è sempre il solito gioco Italiano: se conosci qualcuno sei avvantaggiato, altro che democrazia e meritocrazia”.
Questa settimana partiranno le udienze perché il buon Bertini “resta in attesa di avere giustizia e di recuperare la quota in ammortamento degli investimenti fatti e non usufruiti e di un risarcimento dei danni subiti (si parla di una richiesta totale di 1.713.474 euro n.d.r.). Se invece non otterrò nessun risarcimento, il Kennedy mi sarà costato oltre 450 mila euro e neppure un grazie dal Comune di Milano”. Nel frattempo Bertini continua ad alloggiare come ospite nella cuccia del custode cercando di vendere la mobilia per ricavarne qualche manciata di euro. La casa, quella vera, l’ha persa ipotecandola in un progetto ambizioso, preso poi a mazzate dal Comune di Milano.
*** Se volete segnalarci una qualche situazione di mala gestione di centri tennis da parte di comuni, associazioni private, etc, la redazione di TennisBest sarà lieta di prendere in esame il caso e valutare se approfondirlo in maniera importante.
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